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Costruire una nuova repubblica democratica in Turchia. Intervista con Perihan Koca, co-portavoce di TÖP e candidata al parlamento nelle liste del Yeşil Sol Parti

La formazione di sinistraYeşil Sol Parti è uno dei partiti all’interno della coalizione di opposizione a Erdogan HDP, ed è oggi il soggetto politico in cui sono confluiti l’HDP (che non può presentarsi alle elezioni perché il governo ne ha chiesto la chiusura) e altre formazioni di sinistra, comeTÖP, che fanno parte dell’alleanza”emek ve özgürlük”

1) Innanzitutto, vorrei chiederti come è nato e come si è sviluppato il vostro partito (TÖP) negli ultimi anni e una valutazione generale della situazione della Turchia oggi.

La “Piattaforma della Libertà Sociale” (tr. Toplumsal Özgürlük Platformu), nata 19 settembre 1996, è la prima forma organizzativa che ci siamo dati nel lungo processo di fondazione del nostro partito TÖP – “Partito della libertà sociale” (tr. Toplumsal Özgürlük Partisi) . I quadri della piattaforma erano i continuatori di una tradizione di lotta che risaliva al colpo di Stato del 12 settembre 1980, che ha segnato uno spartiacque importante in termini di repressione e riorganizzazione delle forze di sinistra nel paese.

Fino al 2011, la nostra piattaforma ha incentrato la sua esistenza sulle discussioni riguardanti la reinterpretazione del mondo post-sovietico e la riattualizzazione del marxismo-leninismo.

A partire dal 2011 abbiamo iniziato a discutere della formazione del partito. Nel 2013, poco prima della rivolta di Gezi park, le principali componenti della piattaforma si sono divise proprio sulla discussione riguardante la forma organizzativa da dare al futuro partito, con una parte che poi ha fondato la nostra attuale organizzazione politica e un’altra che ha seguito altre strade all’interno della sinistra turca.

La nascita del nostro partito nel 2013 ha seguito le linee programmatiche presentate nel nostro programma politico che rappresentano le richieste di milioni di persone all’indomani della rivolta di Gezi, che riteniamo attuali ancora oggi e che riassumiamo in unico slogan: costruiamo una repubblica democratica!

Definiamo la repubblica democratica come il programma popolare comune dei lavoratori, delle donne, dei giovani, degli aleviti e del popolo curdo che lottano da anni per un paese libero e socialista. Con esso intendiamo il programma politico comune delle richieste democratiche popolari che ampi settori del popolo rivendicano senza sosta.

Per noi, questa è l’unica strada attuale per il socialismo. 100 anni fa, la rivoluzione borghese del Paese era estremamente incompleta e proprio la sua incompiutezza ha poi portato a ripristinare e continuare il sistema statale ottomano che aveva ereditato. Nella repubblica turca non esistono i diritti democratici di base, e la questione curda e la questione della laicità non sono state risolte. Riuscire a rispondere a queste questioni e cambiare radicalmente lo stato delle cose esistenti sono da sempre i compiti delle forze popolari guidate dalla classe operaia.

In tal senso la rivolta di Gezi park ha rappresentato un momento di rottura importante in cui è emerso con chiarezza questo compito storico.

Dalla nostra nascita ad oggi molte cose sono cambiate, soprattutto riguardo la forza dei movimenti sociali, duramente repressi, ed in generale la vita democratica del paese fortemente compromessa. Il nostro processo organizzativo è andato avanti nonostante le difficoltà e oggi siamo presenti nelle principali città del paese, non solo come partito ma anche con i collettivi studenteschi  e i gruppi femministi che fanno parte della nostra organizzazione politica in senso più ampio.

Tornando alla fase che vive attualmente il nostro paese e allo scenario politico, possiamo dire che esistono diverse possibilità, che saranno confermate o meno dall’esito delle urne.

Da un lato c’è la politica dell’AKP, che governa il Paese da 21 anni insieme a diversi alleati (oggi in particolare modo il partito nazionalista di estrema destra MHP) che sta cercando chiaramente di istituzionalizzare il fascismo in Turchia. Il sistema presidenziale, entrato in vigore nel 2018, ha ristretto notevolmente lo spazio democratico, eliminando in larga misura alcuni diritti e libertà fondamentali. In alleanza con i padroni ha creato un clima difficilissimo per la classe operaia e per i sindacati. Ha arrestato i principali quadri del movimento politico curdo. Mantiene i militanti di sinistra sotto costante pressione e cerca di assimilare gli aleviti con la forza. Senza dimenticare uno degli aspetti più importanti e drammatici, e cioè che il Paese si è trasformato in un vero e proprio inferno per le donne.

Dinanzi a questo quadro tetro possiamo dire che all’opposizione ci sono due principali opzioni: una è quella popolare, democratica, antifascista e di sinistra che stiamo costruendo da un anno insieme ad altre organizzazioni ed in particolare modo con l’HDP , e l’altra è quella liberale e moderata guidata dal CHP e dal partito IYI, che sta cercando di aprire una nuova strada per la borghesia in Turchia con la sua vittoria alle elezioni, restaurando in una versione diversa il sistema di potere turco precedente all’avvento dell’AKP.

Per riassumere ci sono tre opzioni principali in campo al momento nel paese: quella fascista del governo attuale, quella “borghese restauratrice” capeggiata da CHP e IYI, e quella popolare di sinistra di cui facciamo parte noi.

 

2) Come è nata l’alleanza di Lavoro e Libertà e quali sono le principali ragioni della tua candidatura?

Nel gennaio 2022, su invito dell’HDP, abbiamo tenuto la prima riunione con la partecipazione di 8 partiti e movimenti e abbiamo iniziato a discutere le possibilità di un’alleanza. A seguito di incontri e discussioni regolari, abbiamo dichiarato la nostra costituzione alla stampa il 25 agosto 2022. Durante questo processo, un partito (TKP – Partito Comunista di Turchia) e un movimento (Halkevleri) hanno dichiarato di aver lasciato l’alleanza. Abbiamo proseguito il cammino con 6 partiti e movimenti: Partito Democratico dei Popoli (HDP), Partito della Libertà Sociale (TÖP), Partito del Movimento dei lavoratori (EHP), Federazione delle Assemblee Socialiste (SMF), Partito del Lavoro (EMEP) e Partito dei Lavoratori della Turchia (TIP).

Il nostro obiettivo era quello di creare un’alleanza che non si limitasse alle elezioni e che agisse con un programma popolare e di sinistra.

Ora ci aspettano le elezioni che sono una tappa importante di questa lunga marcia per la liberazione dei popoli che vivono in Turchia. Con il successo che otterremo qui, intendiamo continuare la nostra marcia in modo più forte e determinato.

La mia candidatura nasce per questo motivo. Siamo consapevoli di trovarci di fronte al compito storico di realizzare l’unità strategica della classe operaia turca e del movimento politico curdo. Naturalmente, ci rendiamo conto che non possiamo stabilire questa unità solo attraverso la via elettorale ma ci siamo proposti di rappresentare i bisogni dei popoli in parlamento, di metterli all’ordine del giorno, divulgarli e farli attuare.

3) Su quali temi chiave si basa la vostra campagna politica?

Come accennato in precedenza ci basiamo sul nostro programma per una repubblica democratica. Cerchiamo di parlare con le persone per spiegare gli obiettivi e le idee della nuova repubblica che deve nascere, in cui il popolo partecipa al governo in maniera attiva. Propagandiamo che le assemblee grandi e piccole, come le assemblee dei lavoratori, delle donne, ecologiche e del popolo, debbano essere al centro del governo.

Tramite la campagna elettorale stiamo aprendo un dibattito su una necessaria fase costituente che porti ad una nuova Costituzione che garantisca i bisogni urgenti del popolo. Diciamo che gli apparati di potere statale centralizzati, come i governatorati e le province, devono essere aboliti e il potere deve essere trasferito alle assemblee locali. Difendiamo il diritto della classe operaia a organizzarsi e il diritto a salari dignitosi, con la richiesta della riduzione dell’orario di lavoro a 6 ore a parità di salario.

Sosteniamo un sistema retributivo che tolga ai più ricchi e redistribuisca il denaro ai più poveri. Sosteniamo la promulgazione di politiche e leggi che pongano fine ai femminicidi e a tutti i tipi di pratiche discriminatorie di genere. Chiediamo che i bambini siano riconosciuti come individui e che le politiche per l’infanzia siano modellate a favore dei bambini. Chiediamo che vengano prese le misure necessarie per garantire che gli aleviti e tutte le altre comunità religiose possano vivere liberamente il proprio credo. Ed ovviamente tra le nostre prime e più importanti proposte c’è la soluzione democratica alla questione curda.

Per comprendere meglio la posta in palio di questa tornata elettorale credo sia importante infine sottolineare come il 14 maggio esprimeremo due voti: uno per mandare i nostri deputati in Parlamento e l’altro per eleggere il presidente della repubblica.

Per quanto riguarda le elezioni presidenziali pensiamo che l’obiettivo principale sia sconfiggere Erdoğan e porre fine al suo progetto fascista. Per questo motivo la nostra alleanza, tatticamente, non ha schierato un candidato alle elezioni presidenziali e stiamo anche facendo propaganda affinché venga eletto il candidato del CHP e del fronte di opposizione borghese e moderato, Kemal Kılıçdaroğlu.

4) Abbiamo assistito a una nuova ondata di arresti di attivisti, giornalisti e avvocati legati al movimento curdo. Puoi descriverci cosa significa fare campagna elettorale in un ambiente così autoritario e repressivo?

Purtroppo questa ennesima ondata di arresti non è una novità e sono anni che i leader del movimento politico curdo vengono sistematicamente arrestati. Lo Stato turco sta attraversando una delle più grandi crisi della sua storia e la borghesia è divisa in due campi. Questa situazione sta creando una crisi negli apparati statali e c’è incertezza su chi prenderà il controllo delle Stato. Questa incertezza crea una grande fragilità all’interno del sistema di potere. Per nascondere questa fragilità, attaccano costantemente il popolo curdo.

È difficile fare campagna elettorale in un contesto del genere. Perché quasi tutti gli oppositori di sinistra sono etichettati come terroristi e questo si riflette in qualche modo nella vita quotidiana e nelle strade. Di tanto in tanto veniamo fermati e molestati. E il clima di valenza purtroppo è crescente. Recentemente un giovane curdo è stato ucciso a Istanbul a causa dell’ambiente creato da queste politiche fasciste. In molti luoghi sono stati organizzati attacchi contro il Partito della Sinistra Verde (ndr. L’HDP si presenta alle elezioni con la lista di questo partito per aggirare la repressione del governo ed il pendente processo di messa al bando. All’interno delle liste del Partito della Sinistra verde siamo candidati sia io che gli altri e le altre compagne delle organizzazioni che formano la nostra alleanza, ad eccezione del Partito del lavoro – TIP che si presenta con una propria lista autonoma in sostegno).

5) Quali sono i vostri obiettivi e le vostre aspettative elettorali?

L’obiettivo della nostra alleanza è quello di inviare almeno 100 deputati in Parlamento. Vogliamo raggiungere questo obiettivo per bloccare la deriva fascista guidata da Erdoğan, così come per imporre le nostre ragioni alla parte di opposizione moderata restauratrice guidata da Kılıçdaroğlu, mettendo all’ordine del giorno il vero programma del popolo. Siamo fiduciosi che ci riusciremo.

6) Queste sono elezioni storiche. Soprattutto per le elezioni presidenziali, forse per la prima volta dopo anni, Erdoğan sembra particolarmente debole e la sua vittoria non è affatto scontata. Sono impressioni sbagliate o si può davvero scrivere la parola fine al regime dell’AKP?

È vero che Erdoğan si trova nella posizione più debole della sua storia. Ma questo non significa che perderà o che lascerà immediatamente il suo posto. Il regime di Erdoğan riesce più a promettere nulla e siamo arrivati alla sua fine in senso storico. Tuttavia, ha tutto il potere dello Stato, ha il potere paramilitare nelle strade e ha il potere e l’esperienza per manipolare i risultati delle elezioni. Pertanto, dobbiamo essere molto attenti e determinati.

La fine del regime dipende direttamente dalla partecipazione popolare alle elezioni e in seguito. Già nel 2015 possiamo dire che Erdoğan aveva perso. Ma in quel momento si è verificato il più oscuro tentativo di guerra civile nella storia del Paese. Il Paese è stato portato a elezioni anticipate con la forza delle armi e delle bombe. I risultati delle elezioni sono stati manipolati con la violenza.

Poi Erdoğan ha perso anche nel 2018, come dimostrato da diverse prove al di là del risultato ufficiale. Ma il candidato dell’opposizione ha ammesso la sconfitta e ha lasciato il popolo da solo. Ha fatto tutto il possibile per impedire alla gente di scendere in piazza. Ora dobbiamo mobilitare milioni di persone per evitare scenari simili e vincere.

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