Si fa notare dopo una polemica con Luciana Castellina. La politica è la sua passione, ma fatta dal basso
Un battibecco sul Manifesto con Luciana Castellina sulla complessità del pensiero comunista. Ecco il battesimo di fuoco di Viola Carofalo, portavoce nazionale di Potere al popolo («più che capo politico, sono una capa tosta»). «Sono cresciuta leggendo Castellina, un po’ m’è dispiaciuto pure, però la strategia che ci ha proposto è di andare insieme a D’Alema, Speranza, Bersani, cioé ai responsabili del collasso della sinistra e dell’arretramento delle nostre condizioni di vita, odiati da tutti». Trentasette anni, assegno di ricerca in filosofia all’Orientale, passione conosciuta e assoluta: la politica. Quella dal basso, sempre. «Nei movimenti ovviamente: dal collettivo scolastico, a quello universitario, poi nei centri sociali, da tre anni abbiamo occupato l’ex Opg». Ed è proprio da Napoli, dall’esperienza Je so’ pazzo, che è nata la lista dei movimenti appoggiata da Rifondazione comunista e dalla piattaforma Eurostop.
Un po’ Podemos, un po’ Siryza, in realtà si rifanno principalmente a Momentum e alla trasformazione del Labour sotto Jeremy Corbyn. Extraparlamentari che aspirano al Parlamento. Nati per caso, per destino o disegno sulle ceneri del teatro Brancaccio dove la sinistra di Tomaso Montanari e Anna Falcone s’era data appuntamento. Come racconta Carofalo: «Avevamo conosciuto Montanari e Falcone l’anno scorso con i comitati del No al referendum. Quando venne fuori la proposta del Brancaccio decidemmo di andare a dare un’occhiata, con un po’ di scetticismo, perché l’appello ci convinceva, ma le gambe sulle quali camminava no. Ovviamente avevamo ragione». È a quella riunione del Brancaccio che Carofalo si fa notare per la prima volta: contesta Miguel Gotor, storico, nonché bersaniano duro e puro che sale sul palco e parla. «Quella contestazione m’è valso pure qualche meme in rete», ironizza oggi. Insomma la presenza massiccia di esponenti di Mdp scoraggia i «giovani» dell’ex Opg, che se ne tornano a Napoli, convinti che anche stavolta non è il loro turno. Ma la vicenda va i maniera diversa. Perché lo storico dell’arte si tira fuori dal dibattito e dalla campagna elettorale. Annulla infatti l’assemblea di fondazione del nuovo soggetto politico.
«A quel punto, senza pensarci troppo, ci riuniamo e alle 3 di notte diffondiamo un video: l’assemblea la facciamo noi». Da Napoli a Roma in una settimana, neanche il rivoluzionario Luigi de Magistris è stato mai così ambizioso. «Pensavamo di essere quattro gatti e invece riesce molto bene. Cerchiamo di dar voce agli esponenti delle lotte che ci sono in Italia». E infatti all’appello rispondono i No Tap, i No Tav, i No Triv, gli Eurostop, i lavoratori di Almaviva Roma, cioé quelli che hanno detto no all’accordo aziendale. È un fronte del No che ha radici anche nell’arancione demagistrisiano, ma sinora mai s’era, pezzo pezzo, ricomposto. E che guarda in Europa ma è contro questa Europa. Tant’è che sono favorevoli a un referendum (come il Movimento 5 Stelle): «La nostra posizione è legata alla questione della sovranità popolare. Pensiamo ad un’Europa dei popoli, che non è l’attuale. Pensiamo che un referendum sia giusto». Ma se si chiede loro votereste contro l’Europa? Rispondono: «La discussione è ancora aperta».
Da novembre sono state centinaia le assemblee territoriali. «Ora abbiamo chiuso il programma che quindici punti: si va dalla centralità del lavoro non precario, non a tempo determinato, all’abolizione del Jobs act e della riforma Fornero, alla piena applicazione della Costituzione. Io sono stata scelta anche perché donna, perché siamo contro le diseguaglianze di genere». Le candidature le decidono le assemblee. Da quel che si capisce a Napoli ci sono principalmente coloro che animano e gravitano intorno all’ex Opg, dallo storico Giuseppe Aragno, al giurista Danilo Risi.
nche l’ex mister Renzo Ulivieri li sostiene: «Ho scelto Potere al Popolo e sarò lì. Non è per il gioco a fare a chi è più di sinistra,che è gioco sciocco. Non è questo il punto: la scelta riguarda il tipo di società nella quale vogliamo vivere. E allora o si è di sinistra o non lo si è», ha scritto il 28 dicembre su fb. «Io non credo che mi candiderò. Per noi era importante costruire il movimento», spiega la portavoce. Il 14 gennaio al Modernissimo presenteranno le liste. E il rapporto con il sindaco? «Intanto non siamo dentro Dema, sosteniamo Luigi, ma non a scatola chiusa. C’è un’interlocuzione con lui, ma mai incrocio con Liberi e Uguali». Insomma ci saranno pure ex arancioni nelle loro file ma non viceversa. Tant’è che Viola Carofalo conclude: «La prossima volta se vuole il sindaco si può candidare con noi». E scoppia in una fragorosa risata.