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Concorso SUD: Non è un paese per giovani

Concorso pubblico
“Una grande opportunità per i giovani”

Ogni qual volta esce un nuovo concorso pubblico si parla sempre di una “grande opportunità per i giovani”. Stavolta, col concorso SUD, è proprio il caso di dire che “non è un paese per giovani”.

Questa espressione non tiene conto però del fatto che, soprattutto in alcune aree del Paese, l’elevato tasso di disoccupazione e la crescente precarietà che contraddistingue il mondo del lavoro costringono tante persone a doversi confrontare con un concorso pubblico quando ormai non sono più tanto giovani.

Se questa triste realtà di fatto riguarda un po’ tutte le selezioni pubbliche, con il concorso per l’assunzione di 2.800 tecnici nelle regioni meridionali, fortemente voluto dal ministro Brunetta, è stato compiuto un passo ulteriore. I giovani sono praticamente fuori dalla selezione.

Questo concorso ha infatto rovesciato completamente l’usuale meccanismo di selezione permettendo che gran parte della “scrematura” avvenisse sulla base dei titoli dei candidati e delle esperienze lavorative.

Uno su mille ce la fa…magari!

A fronte di quasi centomila candidature presentate solo 8.582 candidati accederanno alla prova scritta nel mese di giugno.

Tale metodo di selezione ha influito in maniera decisiva sul profilo dei candidati che hanno avuto accesso all’unica prova selettiva, tanto che in tre dei cinque profili previsti l’età media dei concorrenti supera la soglia dei 42 anni, mentre solo il 4,3% degli stessi non ha raggiunto i 30 anni.

Questo meccanismo di selezione taglia completamente le gambe ai più giovani, richiedendo un’esperienza lavorativa pregressa.

Inoltre, anche chi supererà questa selezione, non potrà dire addio al precariato. Infatti è previsto un contratto a tempo determinato della durata di tre anni.

I giovani sono i grandi penalizzati di questa riforma. I veri vincitori sono invece tutti gli istituti che rilasciano quei titoli, spesso dal dubbio valore formativo, che i concorrenti saranno costretti a collezionare per guadagnare posizioni utili.

Il concorso per i tecnici del Sud rischia, inoltre, di costituire un pessimo esempio per le future procedure concorsuali. Stravolge in maniera radicale le modalità di accesso alla pubblica amministrazione. Aggira inoltre completamente il criterio meritocratico, con tutto quello che questo può comportare in un Paese segnato da ampie sacche di malgoverno.

Brunetta predica bene e razzola male!

Dopo queste considerazioni appaiano ancora più stonate le critiche rivolte dal ministro Brunetta nei confronti dei 1.800 borsisti del concorso RIPAM Campania che, dopo aver sostenuto due prove scritte e un tirocinio teorico-pratico di 10 mesi, sono stati apostrofati come dei “giovani che non vogliono fare il concorso” perché “vittime di una cultura assistenzialistica che non mette al centro il merito”.

Al netto delle polemiche contingenti è fondamentale respingere la contro-riforma portata avanti dal governo. Rivendichiamo invece un piano di assunzioni pubbliche sulla base di meccanismi di selezione che valorizzi realmente il merito.

Un vasto piano occupazionale darebbe una boccata d’ossigeno ad una Pubblica Amministrazione. Quest’ultima deve far fronte alle gravi carenze d’organico determinate da anni di blocco del turn-over e non è all’altezza delle sfide del presente.

Nel contempo tale piano permetterebbe di dare una risposta concreta alla profonda crisi economica dando un’opportunità anche ai più giovani.

Potere al Popolo! ritiene profondamente ingiusto il DL 44/2021 che legalizza la selezione anagrafica e di classe al posto del concorso pubblico. Sostienamo tutte le iniziative di lotta in tal senso!

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