I dati diffusi dalla Regione Lazio attraverso la ”sintesi dello stato di salute” pubblicato in questi giorni su uno dei suoi siti istituzionali (www.statosalutelazio.it), confermano il dramma che sta vivendo Civitavecchia. Nel 2017 infatti, al netto dei suoi 52.000 abitanti, sono addirittura 349 i nuovi casi di tumore registrati in città. Nello specifico, tra i 349 nuovi casi di tumori accertati si riscontrano maggiormente quello alla mammella (14,9%) e quello al colon-retto (11,7%); seguono poi i tumori ai bronchi, ai polmoni, alla prostata, alla vescica, alla tiroide, al cervello, al fegato e al rene.
Dati allarmanti, più volte denunciati dai movimenti ambientalisti e sistematicamente ignorati dalle istituzioni e dalla politica che conta.
Che Civitavecchia viva da decenni un pessimo rapporto con le fonti inquinanti che infestano il suo territorio è un fatto assodato. È altrettanto vero però che la politica civitavecchiese non è mai riuscita a sciogliere il nodo di vecchie e dolorose contrapposizioni. Da una parte la lotta a tutela dell’ambiente e della salute pubblica, dall’altra quella a difesa di livelli occupazionali dignitosi sempre più esigui e sempre più sotto attacco. Per quanto ci riguarda, il tempo delle lotte fratricide è finito. La battaglia contro le fonti inquinanti non può prescindere dal coinvolgimento dei lavoratori.
Sappiamo ad esempio che Enel, società che gestisce la grande centrale di TVN, continua a giocare sporco. Da un lato ci fa capire di non voler rinunciare al carbone entro la fatidica data del 2025, dall’altro scopre le carte di una riorganizzazione del sito di produzione civitavecchiese che prevede addirittura la perdita di 100 posti di lavoro. Come dire: non solo inquinati, ma pure senza lavoro. Di fronte a questa situazione ci auguriamo che i piani dell’Enel vengano discussi al più presto in una conferenza dei servizi da convocare appositamente ed al più presto.
Nel frattempo Potere al Popolo ribadisce che a Civitavecchia, l’uscita della produzione energetica dalle fonti fossili, deve passare necessariamente dall’istituzione in loco di centri di ricerca e sviluppo di fonti energetiche rinnovabili con relativo aumento dei livelli occupazionali. Altro che 100 posti di lavoro in meno. I dati della regione Lazio dimostrano che Civitavecchia ha pagato e sta pagando un prezzo altissimo per soddisfare le esigenze di mercato di società senza scrupoli. A quelle stesse società chiediamo oggi di pagare il nostro conto, per il lavoro, per l’ambiente, per il diritto alla salute di tutte e di tutti. Questo è quello che chiediamo. Questo è ciò che caratterizzerà le nostre future rivendicazioni.