Se c’è una cosa che ci indigna nel profondo è la posizione di chi tra vittima e carnefice si schiera dalla parte di quest’ultimo. Siamo perciò profondamente indignati – col sangue che ci ribolle nelle vene – per il comunicato con cui il governo italiano si è espresso su quanto sta accadendo in Cile per bocca della Viceministra agli Affari Esteri Marina Sereni.
Come si fa a esprimere “vicinanza e solidarietà” a un governo e a istituzioni (Forze Armate e Carabineros comprese) che compiono massacri e allo stesso tempo al popolo che ne soffre sulla propria pelle tutte le nefaste conseguenze e piange i morti? L’Instituto Nacional de Derechos Umanos (INDH) riporta un bilancio da paese in guerra: al 25 novembre sono già 23 i morti; 2.808 i feriti che hanno fatto ricorso a cure ospedaliere; 232 persone che hanno subito ferite oculari, che per molte ha significato la perdita di un occhio o della vista; 7.259 persone tradotte nei commissariati; 79 persone che hanno denunciato di esser state soggette a violenza sessuale da parte di membri delle forze dell’ordine. Come si fa a tacere tutto ciò? Nel comunicato della Viceministra Sereni non c’è una sola parola sui crimini e le violenze del governo cileno. Nulla di nulla!
La Viceministra Sereni è però contenta di esser stata rappresentante del primo governo straniero a metter piedi in Cile dopo l’inizio delle proteste. Potremmo esserlo anche noi se il governo italiano si fosse fatto latore di giustizia e verità, se avesse dichiarato inammissibili le atrocità che il governo cileno sta perpetrando da più di un mese, se ne avesse chiesto conto. E invece nulla. La Viceministra Sereni sembra invece interessata a una conversazione tra Italia e Cile in tema di “economia sociale di mercato”, che permetterebbe la comparazione delle migliori esperienze “nel campo delle pensioni, educazione pubblica e salute”. Ci sarebbe da ridere se il quadro non fosse tragico. E da chiedersi se la Viceministra Sereni abbia la minima cognizione di ciò di cui parla. Il sistema che le interessa così tanto comparare con quello italiano è, infatti, lo stesso che ha causato l’esplosione sociale. Il perché è presto detto: produce povertà, diseguaglianze estreme, esclusione, marginalità.
In effetti non c’è troppo da sorprendersi se si pensa che la Viceministra Sereni appartiene a quel PD che già in sede di Parlamento Europeo aveva votato contro un ordine del giorno presentato dal gruppo GUE/NGE che prevedeva la discussione sugli eventi in corso in Cile.
C’è stato un tempo in cui l’ambasciata italiana a Santiago de Chile era un luogo in cui trovavano salvezza tanti scampati alla repressione del regime di Pinochet. C’è stato un tempo in cui l’Italia si è distinta per essere uno dei paesi che ha accolto più rifugiati politici cileni, in fuga dalla repressione di un regime militare e fascista. Oggi la posizione del governo italiano e della Viceministra Sereni appanna quel tempo e fa sedere l’Italia sulla sedia dell’infamia internazionale. Perché quando davanti alle violenze cilene, la Viceministra Sereni si preoccupa di ribadire il sostegno a Piñera, rassicurandolo sul fatto che gli imprenditori italiani rimarranno ad investire nel Paese latinoamericano, allora si è davvero varcato il confine dell’opportunità politica, per arrivare dritti dritti in quello dell’infamia.