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CARLO ROVELLI HA RAGIONE, SU TUTTA LA LINEA.

Quando dal palco del Concertone ha detto che nel mondo, a causa degli interessi dei signori della guerra, stiamo spendendo più di due trilioni di dollari l’anno in spese militari, soldi che potremmo utilizzare per il lavoro, per la musica, per opere utili, ospedali non ha espresso una posizione ideologica, ma un fatto.

Quando ha constatato che Guido Crosetto prima di essere Ministro della Difesa del Governo Meloni, era presidente di Aiad, la Federazione dei costruttori di armi italiani, ha espresso un fatto.

Perché il gioco della guerra è sotto gli occhi di tutti noi, come lo è la subalternità di questo Governo sedicente “sovranista” – in questo identico ai Governi Conte e Draghi – all’industria delle armi e alla Nato.

Carlo Rovelli ha ragione su tutta la linea a fare i nomi e i cognomi dei nostri nemici, e a incitare i giovani e le giovani di questo paese e del mondo a ribellarsi contro quella minoranza di “galletti”, i signori della guerra – imparentati con i signori del fossile e del denaro – in nome di un mondo più bello e più giusto.

E il problema non è che Crosetto abbia risposto stizzito a Rovelli invitandolo “a occuparsi di Fisica”. Il problema c’è quando Ambra Angioini, che conduce il festival del primo maggio organizzato dai tre più grandi sindacati di questo paese, sente il bisogno di scusarsi perché “Crosetto non era presente”.

Come se quelli di Rovelli fossero attacchi gratuiti e non fatti, duri come la pietra. Come se il lavoro dei sindacati non fosse quello di organizzare gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici contro un Governo neofascista che sfrutta il lavoro, utilizza la ricchezza da loro prodotta per finanziare strumenti di morte e guerre, mettendo in pericolo l’incolumità dell’umanità intera. Come se il Primo maggio non sia nato prima di tutto come una giornata di lotta.

Carlo Rovelli andrebbe solo ringraziato per quello che ha detto. A noi il compito di organizzarci per spazzare via i signori della guerra e i loro lacché oggi al Governo.

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