Potere al Popolo aderisce all’assemblea pubblica convocata dal “Movimento No Ponte” per il 5 Aprile a Villa San Giovanni presso il Teatro Primo, per esprimere ancora un volta il NO alla costruzione del Ponte sullo Stretto.
Una grande opera: la grande opera! Questo è il ponte sullo stretto nell’agiografia di chi lo sponsorizza, per intenderci il ministro Salvini, Occhiuto, Schifani, presidenti, rispettivamente, delle regioni Calabria e Sicilia.
Si sono scomodati i più famosi paragoni: fino alle sette meraviglie. Si sono scomodate pure le piramidi: grandi, ma luoghi di sepoltura di faraoni ritenuti dei.
La realtà supera la comicità. Eppure le piramidi richiamano il deserto. E, da associazione ad associazione, parlando del Sud Italia vengono in mente le cattedrali nel deserto dell’intervento pubblico a cui il ponte sullo stretto assomiglia come una goccia d’acqua.
Anche quegli interventi, infatti, pretendevano di sviluppare il sud con interventi massicci, invasivi, dall’esterno.
Oggi si può dire che non sono le cattedrali ad essere nel deserto ma le cattedrali stesse, intese come interventi massicci catapultati sul territorio, a costruire il deserto interno. E qui torniamo al ponte sullo stretto, una grande opera che dovrebbe fare da volano allo sviluppo e che, come gli interventi passati, è calato dall’alto, in modo irrazionale, distrugge ciò che c’è: un ambiente naturale e sociale, privandolo di risorse ambientali e finanziarie che potrebbero e dovrebbero essere utilizzate in altro modo. Il ponte, del resto, evoca il mito di Scilla e Cariddi ed il suadente canto delle sirene che portava al disastro, ma a cui nessuno voleva resistere.
Ulisse non rinunciò all’esperienza ma si fece legare per non perdersi nel richiamo dolce ma mortale. Qui il richiamo è fatto di soldi, tanti soldi promessi, e tanti, al contrario, fanno viaggiare tutti verso gli scogli per il disastro ambientale e finanziario dall’entità smisurata.
Il tutto è ammantato dal miraggio dello sviluppo, dello sviluppo del sud: croce del paese, delizia di tanti approfittatori.
Salvini continua a proporre la costruzione del Ponte sullo Stretto. Nonostante la guerra, la pandemia, la crisi economica e sociale drammatica, sarebbe solo folle pensare di perdere tempo (e soldi pubblici) a parlare di favole, ma a quanto pare i governi nazionali e regionali se ne infischiano.
A tutti i fan di questa farsa, andrebbe semplicemente ricordato perché nel 2013 si è optato per la cancellazione ufficiale del progetto, l’annullamento di tutti i contratti allora in essere e la liquidazione della società concessionaria, la Stretto di Messina spa: il coordinatore tecnico-scientifico del progetto, Prof. Remo Calzona, aveva ammesso che, a fronte di numerose edizioni di un progetto infinito, quella decisiva per dimostrarne la realizzabilità, la progettazione esecutiva, non si era mai realizzata perché avrebbe dimostrato l’esatto contrario della fattibilità, ovvero la non realizzabilità del manufatto.
Il progetto è allo stato non realizzabile sia nell’ultima versione con unica campata di 3,3 chilometri, sia nella versione con i piloni nello Stretto (che oggi qualcuno vorrebbe riproporre), bocciata anni prima proprio dai consulenti della Stretto di Messina e dal ministero, che avevano concluso sull’impossibilità di poggiare il manufatto su pile “nel mare”, proprio per le condizioni sismotettoniche e meteoclimatiche dello Stretto. Non parliamo delle soluzioni in tunnel, subalveo o sotterraneo, bocciate già da tempo. E sempre dai progettisti, non da ambientalisti e da “quelli del no a tutto”.
Il perché di tutto ciò è semplice: non esistono ancora i materiali che assicurano le prestazioni tecnologiche necessarie per costruirlo. Questo enorme problema è ben noto, soprattutto a chi oggi insiste che il Ponte sia immediatamente cantierabile. Infatti, non potendo cancellare la Calabria dalla faccia della Terra, rimane come unica idea quella di trasformare il nostro territorio in un cantiere infinito. È questa per la politica, nazionale e purtroppo anche locale, la risposta alle tante problematiche di questa terra.
Il Ponte è un annuncio perenne, ma che ha già prodotto oltre ad un enorme quanto inutile spreco di denaro pubblico anche l’effetto di dirottare in altri lidi investimenti utili ad affrontare interventi più urgenti e prioritari.
Rammentiamo che il governo Meloni ha dirottato 1,6 miliardi di euro dal Fondo di Sviluppo e Coesione destinati alla Calabria e alla Sicilia sul Ponte, un’opera che non verrà mai costruita, congelando le somme fino al 2029.
Un vero e proprio attacco alle popolazioni calabresi e siciliane, che si somma alla devastazione ambientale e sociale portata avanti dalle multinazionali dell’eolico e il benestare dell’attuale giunta regionale calabrese.
Il Ponte è una mucca da mungere per consulenti e progettisti in attesa che ripartano studi e progettazioni infinite, magari per altri 50 anni e altri 500 milioni di euro, ma anche per i politici per i quali ha rappresentato un elemento di distrazione buono per tutte le campagne elettorali. Non lo è di certo per i cittadini tutti, soprattutto calabresi e siciliani, che sapranno ancora una volta dire no a questa idea scellerata.
Potere al popolo Calabria