Ripubblichiamo da Brescia del Popolo
A Brescia vi sono problemi sociali ed economici incancreniti da molti anni, che ogni tanto sfociano in proteste clamorose.
L’ ultimo esempio in proposito è costituito dai fatti accaduti a Palazzo della Loggia il 28 novembre scorso. Nella sala del Consiglio Comunale si votava la delibera per rinnovare di altri 6 mesi alla famigerata Aler (Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale) la gestione del patrimonio immobiliare del Comune. Ma l’inerzia e l’inettitudine degli enti locali- vuoi di ultradestra a livello regionale, vuoi di centrosinistra a livello comunale- nella gestione dell’emergenza abitativa, con annessi rimpalli di responsabilità per il progressivo deterioramento della situazione dovuto alla mancanza di manutenzioni e alle spese condominiali sempre più alte, sono divenute ormai insopportabili. Diverse famiglie, anche con bambini molto piccoli o con persone invalide, sono rimaste al freddo senza riscaldamento in via Carpaccio o alla “Torre Raffaello”. Perciò alcune decine di cittadini residenti nelle case popolari hanno deciso di far sentire la propria voce del corso della seduta del notabilato della Leonessa d’ Italia.
Abitanti del condominio di proprietà comunale e gestito dall’Aler di via Carpaccio 27, sostenuti dall’ “Associazione Diritti per tutti”, hanno infatti interrotto la discussione srotolando striscioni di protesta con le scritte:
“Aler manutenzioni zero, spese triplo zero”, “Non siamo cittadini di serie C”, “Controlli comunali sull’Aler”, “Con le stampelle senza ascensore”.
La forte iniziativa di denuncia delle condizioni di chi vive negli immobili di edilizia popolare può dirsi pienamente riuscita.
La protesta, che per adesso ha come epicentro il quartiere popolare di San Polo, si sta allargando. Inquilini Aler di altre zone di Brescia hanno preso contatti con la portavoce delle famiglie di via Carpaccio e con l’ “Associazione Diritti per tutti”.
Il prossimo appuntamento sarà per l’ 11 dicembre. Si svolgerà un’assemblea degli inquilini delle case popolari di San Polo e delle altre zone della città alle ore 20 presso la “Casa delle Associazioni” in via Cimabue. Si vuole così organizzare e coordinare la mobilitazione anche con altri condomini.
UN LUNGO PERCORSO DI LOTTA
Quest’ennesima azione di protesta è in realtà parte di un percorso di lotta sostenuto dall’ “Associazione Diritti per tutti”, cominciato due mesi fa con la decisione dei nuclei di via Carpaccio 27 di effettuare lo sciopero del pagamento delle spese condominiali.
Ma già durante settembre ed ottobre 2024 si erano susseguiti episodi che rivelavano, agli amministratori degli Enti locali che avessero voluto vedere ed ascoltare, il preoccupante e rapido aggravarsi della situazione.
SAN POLO
Il complesso in via Carpaccio 27 a San Polo costituisce il punto nevralgico del deterioramento delle condizioni di vivibilità per chi abita nei quartieri periferici popolari. Dai fili elettrici scoperti nella zona del garage, alle infiltrazioni dalla terrazza, dai ballatoi che si allagano ogni volta che piove all’ acqua che entra negli infissi, tutto contribuisce a dare l’idea di un progressivo disfacimento. Gli inquilini da anni segnalano queste criticità, ma nessuno è mai intervenuto. Nel corso di un incontro tenutosi il 20 settembre con i residenti e con altri condomini di edifici popolari della zona, come il “Raffaello” e il “Michelangelo”, Marco Fenaroli (“Lista al Lavoro con Brescia”), Assessore comunale con delega alle Politiche per la Famiglia, la Persona e Longevità, Welfare e Salute, si era impegnato a riferire ai colleghi della Giunta, in particolare a quelli che si occupano di Casa (Alessandro Cantoni- “Lista Civica Laura Castelletti Sindaco”) e Lavori Pubblici (Valter Muchetti- “PD”). A quanto pare senza risultati.
LE “CASE DEL SOLE”
Un altro campanello di allarme era risuonato ancora a fine settembre presso il cupo complesso, a dispetto del nome, delle “Case del Sole” ai margini di Via Milano. Lì si era verificato infatti un incendio dei contatori e degli impianti elettrici. A provocarlo un extracomunitario già noto alle forze dell’ ordine. Aveva tentato di collegare il contatore dell’ appartamento che intendeva occupare ai piani alti dell’ edificio, con la rete che alimenta gli ascensori. Ne era risultata un’ esplosione. Il disastro aveva tolto la corrente a tutto il condominio. Fortemente ustionato dalla scarica, l’ uomo, prima dell’ arrivo dei vigili del fuoco, era stato fatto oggetto della reazione rabbiosa di un residente che lo aveva più volte colpito in faccia. E’ finito in gravi condizioni al Niguarda di Milano.
Nei nove piani delle Case del Sole, uno dei punti più inquietanti di Brescia, dove si toccano con mano le contraddizioni di questa città, si intersecano etnie, cittadinanze e storie tra le più strane e diverse. Convivono infatti con evidenti difficoltà proprietari di immobili, affittuari di alloggi in regime di edilizia sociale che pagano un canone dimensionato in rapporto al reddito, occupanti abusivi che sono penetrati alcuni mesi fa in 16 appartamenti sfitti. Il Comune ha affrontato temporaneamente quest’ ultima problematica con un’intesa sociale in attesa di regolarizzare le circostanze e i requisiti di ognuno.
Gli affitti vengono pagati, ma non le spese condominiali che hanno raggiunto un’entità paurosa, dato che nessuno versa le quote alle scadenze dovute. Si possono così trovare vicende come quella di una madre con due figli che riesce a malapena a pagare 220 euro di affitto mensile, ma che si ritrova con uno scoperto di 7.000 euro di spese condominiali che si sono accumulate. O come quella di una signora 87enne sola, proprietaria di un appartamento nello stabile, con le crepe che si aprono sul terrazzo aperto sul vuoto e non viene ascoltata dall’ amministratore nelle sue richieste di intervento. Gli interrati sono diventati dimora di sbandati, i pianerottoli sono ingombri di mobili e rifiuti, vani vuoti sono utilizzati come camere da letto posandovi materassi e giacigli di fortuna. Il contrasto così si genera tra poveri: da un alto i proprietari e gli inquilini Aler a canone calmierato, dall’ altro gli occupanti abusivi.
REGIONE, COMUNE E “POLITICA DEGLI ANNUNCI”
E’ fuori di dubbio che a Brescia esiste anche una fascia di popolazione in condizioni di fragilità sociale sempre più ampia impossibilitata, pur con un reddito, da un lato ad accedere all’ edilizia residenziale pubblica, dall’ altro a trovare soluzioni adeguate sul mercato libero. Si stima infatti che nel capoluogo gli appartamenti sfitti siano ben 13.000, ma a disposizione per affitti oggi se ne trovano tra i 100 e i 150 appena! Eppure risposte rapide a questo problema, che si sta via via ingigantendo, non se ne vedono. Le responsabilità della Regione Lombardia saldamente in mano da decenni all’ ultradestra sono innegabili ed evidenti, considerando la pessima gestione dell’ Aler e le indegne leggi emanate da quell’ Ente locale nel campo dell’ edilizia convenzionata. Il Comune annuncia invece progetti su progetti, ma poi sul piano delle realizzazioni concrete si vede poco o niente. L’ ultimo si chiama “Agenzia per la casa”, ha un piccolo budget di 120.000 euro ma serve più che altro a fornire forme di sostegno e di accompagnamento per i nuclei familiari anche di migranti e per le persone sole in condizioni di emergenza abitativa a seguito di sfratto.
Dopo le proteste di settembre-ottobre sono cominciate a circolare notizie inoltre su altri due progetti più consistenti dell’ amministrazione comunale riguardanti l’offerta di servizi abitativi sociali, approvati dalla Regione Lombardia. Uno riguarda il recupero di immobili già di proprietà del Comune in via Bixio e di 13 alloggi al Carmine. La ristrutturazione e l’offerta pubblica dovrebbero quindi riguardare in tutto 22 nuovi alloggi da destinare a servizi abitativi sociali. Si pensa inoltre all’ introduzione del “portierato sociale”, proposta già avanzata nel corso della campagna elettorale del maggio 2023 dalle liste di opposizione della Sinistra di alternativa.
Il secondo progetto riguarda la sistemazione di un altro immobile, che si trova in Contrada Sant’ Urbano ai civici 13, 15, 17, 19. Lì si tratterebbe di realizzare un complesso di residenze temporanee prevedendo diverse situazioni abitative, per un totale di 27 posti letto: una co-residenza su due piani con camere e spazi comuni, due appartamenti grandi e due bilocali.
Gli stanziamenti totali per tutte queste operazioni sono rispettivamente di 3,2mln di euro da parte del Comune e 2mln e mezzo circa da parte della Regione Lombardia. Quanto ai tempi di realizzazione le indicazioni sono vaghe. Si parla del 2027. Nel frattempo un ulteriore obiettivo sarebbe quello di arrivare, entro la fine del 2025, a 134 appartamenti a disposizione per fronteggiare l’“emergenza abitativa”, tra proprietà della Provincia, dell’ Aler e del Comune, ma anche sul mercato privato.
UN PROGETTO ALTERNATIVO PER L’ “EMERGENZA ABITATIVA” ESISTE
Per affrontare una situazione così grave come quella finora delineata è necessario tuttavia un approccio multiplo che si fondi su provvedimenti decisi e chiari. E’ indispensabile un vero cambio di rotta rispetto alle politiche abitative seguite negli ultimi decenni. Le proposte in questa direzione non mancano. Sono state da tempo elaborate nell’ambito dell’ opposizione della Sinistra di Alternativa e “Potere al Popolo!” ha contribuito a costruirle e condividerle. E sono state anche rese note nel corso delle campagne elettorali per le regionali in Lombardia (febbraio 2023) e le comunali a Brescia (maggio 2023), Non fa mai male ricordarle.
A livello regionale si deve abolire la Legge 8 luglio 2016 , n. 16- che è all’origine del problema, poiché di fatto privatizza la gestione dell’edilizia popolare pubblica, non dà una risposta al fabbisogno abitativo e colpisce i ceti sociali più disagiati- sostituendola con una adeguata normativa in materia. Il 2% del bilancio della Lombardia va destinato all’edilizia residenziale pubblica. E’ necessario ristabilire l’assegnazione sulla base della composizione del nucleo familiare, della situazione economica e della precarietà abitativa, senza pesanti discriminazioni tra vecchi e nuovi residenti, con particolare attenzione ai nuclei con minori, anziani e disabili a carico. Bisogna arrivare alla regolarizzazione anche dei nuclei familiari che hanno occupato in stato di necessità, garantendo il passaggio da casa a casa per chi ha fatto domanda di alloggio popolare. Vanno aumentati i fondi di sostegno all’affitto per i redditi bassi e per morosità incolpevole. Un “piano casa” degno di questo nome deve prevedere in Lombardia, arrivati a questo punto, 100 mila abitazioni di edilizia popolare pubblica tramite assegnazione immediata e, laddove necessario, ristrutturazione degli alloggi vuoti del patrimonio pubblico inutilizzato e delle aree dismesse. Andrà costituito un Fondo di sostegno per la morosità incolpevole delle famiglie insolventi sul mutuo.
Anche a Brescia l’ amministrazione locale può agire prevedendo l’ introduzione di una tassazione delle case che restano immotivatamente sfitte; ponendo una moratoria degli sfratti nelle case di edilizia popolare per le famiglie senza reddito o in difficoltà economiche; consolidando ed ampliando il sostegno all’affitto per le famiglie nella stessa condizione in affitto da privati. Altri provvedimenti da prendere sono un piano organico di ristrutturazione del patrimonio immobiliare di edilizia pubblica di proprietà comunale attualmente abbandonato o fatiscente; l’ istituzione un “Tavolo permanente per la casa” comprendente Comune – Aler – Prefettura – Associazioni per il Diritto alla Casa; il ripristino del portierato sociale al fine di dotare gli immobili condominiali di edilizia residenziale pubblica/popolare di un portiere assunto dal Comune/Aler, che sia presidio di controllo e legalità a tutela di tutti i condomini.
Qui di seguito il link di un altro articolo dedicato all’ argomento su “Brescia del Popolo” https://www.labresciadelpopolo.it/i-senza-casa-a-brescia/
FRANCESCO ROVARICH