Lula è recluso nel carcere di Curitiba da ormai un anno e mezzo. Malgrado i dubbi e le perplessità che sempre più si fanno strada anche a livello internazionale, rimane in prigione. Le rivelazioni del The Intercept, che ha pubblicato le conversazioni tra il giudice Moro e gli accusatori di Lula e che mostrano con chiarezza una confusione dei ruoli e l’interesse da parte di pezzi del potere giudiziario di arrivare alla condanna di Lula, così che fosse evitato il rischio che potesse divenire nuovamente presidente del gigante latino-americano, stanno provocando un piccolo terremoto, ma nessun passo in avanti per ciò che attiene alla situazione del fondatore del PT (Partido des Trabalhadores).
Lula deve rimanere in galera. Lula, possibilmente, deve stare zitto. Ancor oggi fa paura a chi detiene le leve del potere in Brasile. Fa paura a Moro, fa paura a Bolsonaro. Ma fa paura anche a Trump e all’UE che da poco ha dichiarato di aver raggiunto l’accordo per un accordo di libero scambio con i paesi del Mercosur, Brasile in testa. Proprio l’accordo che i governi Lula avevano osteggiato in ogni modo, ritenendoli il preludio a una nuova rapina di sapore neo-coloniale. Se loro lo vogliono in silenzio, diventa ancor più prezioso raccogliere la sua voce e farla girare quanto più possibile. Anche noi, nel nostro piccolo, vogliamo farci megafono della sua verità, della sua ricostruzione.
Abbiamo perciò tradotto una lunga intervista realizzata a inizio luglio 2019 dal giornalista Weissheimer per conto di Sul 21. L’intervista tocca lo scenario giudiziario, l’accanimento contro Lula, ma spazia anche a considerazioni sulle direzione che il nuovo governo Bolsonaro pare aver impresso al Brasile. Non farà piacere ai “sovranisti” di ogni latitudine, tra cui il nostro Salvini, leggere che il nuovo esecutivo sta svendendo il paese al miglior offerente. Che anziché investire su un processo di industrializzazione è tornato a puntare forte sulla vendita delle materie prime, avviando un processo di “re-primarizzazione” dell’economia. Aziende smantellate, disoccupazione che torna a salire, livelli di povertà che aumentano. Alla fine i “sovranisti” di ogni latitudine si rivelano un grande bluff e mostrano di avere a cuore più l’interesse dei loro “padroni”, anche “stranieri”, che quello dei loro popoli.
Buona lettura!
Intervista di Marco Weissheimer per Sul 21
Traduzione a cura di Stefania Chignoli
Tratto da: https://www.sul21.com.br/ultimas-noticias/politica/2019/07/lula-o-moro-esta-se-transformando-em-um-boneco-de-barro/ e https://www.sul21.com.br/ultimas-noticias/politica/2019/07/quem-nao-quer-que-eu-saia-daqui-e-a-globo-ela-poderia-mandar-o-bial-mas-so-faco-ao-vivo/
SUL21: Vorrei cominciare con uno dei fatti più recenti della “operazione” denominata “Vaza Jato”, con la divulgazione dei messaggi che coinvolgono l’allora giudice Sergio Moro, il pubblico ministero Deltan Dallagnol e altri PM legati all’Operazione Lava Jato. Oggi Ministro della Giustizia, Sergio Moro proprio ieri (il 2 luglio 2019) ha parlato della questione alla Camera dei Deputati. Nello stesso tempo in cui nega la veridicità dei contenuti divulgati, afferma che, se anche fossero veri, non apporterebbero nulla di importante. In quest’occasione, Moro non ha confermato – ma non ha nemmeno negato – che il giornalista Glenn Greenwald sia indagato dalla Polizia Federale per la pubblicazione dei messaggi sul sito “The Intercept”. Come valuta questo caso e che significato dà a quanto divulgato finora?
LULA: Stiamo vivendo un momento molto particolare in Brasile. Moro si sta trasformando in una “bambola d’argilla”. Si sgonfierà. Dal momento che Moro e la task force di Lava Jato, coinvolgendo pubblici ministeri e delegati della Polizia Federale, hanno inventato una enorme menzogna per cercare di gettarmi qui dove mi trovo, ora dovranno trascorrere tutta la loro vita a raccontare decine e decine di bugie per cercare di giustificare ciò che hanno fatto, il tutto con ampio sostegno da parte di Globo. Globo si produce in uno sforzo immenso per mantener viva l’idea che le rivelazioni (di The Intercept) siano false, siano opera di hacker, ecc.. Peccato non abbia avuto le stesse preoccupazioni quando divulgava rivelazioni illecite che riceveva da Dallagnol o da Moro.
Ora cercano di far passare l’idea che chi sta criticando Moro è in realtà contro le indagini sulla corruzione. Abbiamo la possibilità di fare chiarezza sul tema. In primo luogo, un giudice non combatte la corruzione. Chi combatte la corruzione è la polizia. Il Pubblico Ministero accusa e il giudice fa il suo lavoro, giudica. Il giudice non deve giudicare sulla base del volto dell’imputato, ma sulla base delle informazioni di cui dispone, dei fascicoli relativi a quel caso, valutando se si tratti di verità o menzogna. Non sto parlando del complesso dell’operazione Lava Jato perché se qualcuno ha rubato è giusto che venga arrestato. Ecco perché il PT (Partido des Trabalhadores), sia negli anni dei miei governi che in quelli di Dilma (Rousseff), ha creato tutti i meccanismi giuridici affinché fosse possibile mettere in carcere i ladri.
Oggi cercano di salvaguardare il comportamento di Moro e della task force accusando chi è contro di loro di essere a favore della corruzione. Qui il dato concreto è che sto parlando del mio caso e nel mio caso posso guardarti come se stessi parlando con Moro e dire: “Moro, sei un bugiardo. Dallagnol, sei un bugiardo e i PM che hanno condotto l’inchiesta sono bugiardi. So che è difficile e duro dire queste cose. È una mia lotta, di un cittadino di 73 anni, contro l’apparato statale, contro l’Amministrazione Federale, la Polizia Federale, la Procura e una parte del Potere Giudiziario. Quelli che sanno che sto dicendo la verità sono Moro, Dallagnol, chi ha condotto l’inchiesta e Dio.
SUL21: Quali sarebbero esattamente queste bugie?
Lula: Nel mio caso, tutte. Sanno che non sono il proprietario dell’appartamento, conoscono le bugie che hanno raccontato per spostare il caso a Curitiba, perché sarei dovuto esser processato a San Paolo, sanno che non sono il proprietario del sito di Atibaia. Hanno capito, caro mio, che non era possibile portare avanti il golpe contro Dilma e lasciare che Lula fosse candidato alla presidenza nel 2018. Era necessario eliminare Lula dai giochi. Per raggiungere lo scopo, serviva creare un impedimento giuridico e così hanno inventato quest’enorme quantità di bugie sul mio conto.
Moro dovrebbe dimostrare di essere un uomo decente consegnando il suo cellulare alla Polizia Federale che è sotto il suo comando. Dallagnol potrebbe consegnargli il cellulare. In quanto sospettato, Moro potrebbe chieder licenza al Ministero della Giustizia e non nascondersi dietro l’incarico che ricopre. Se ha mentito, serve che abbia il coraggio di assumersene la responsabilità. Lava Jato è un’operazione che si è trasformata in un partito politico. Globo si è impossessato di Lava Jato in base ad un patto siglato con Moro e Dallagnol. Tutte le menzogne che raccontavano diventavano verità sul quotidiano. Lo dico perché sono vittima di questo meccanismo. C’è uno spazio immenso utilizzato contro Lula e uno altrettanto grande favorevole a Moro. Anche ora osservo lo sforzo di Globo che cerca di far passare Glenn Greenwald per un bandito nella speranza di salvare Moro, che ora dimentica tutto. Quando ci trovavamo a deporre, Moro faceva domande su fatti di quindici, venti anni prima. Mancava solo chiedesse: “quando eri nell’utero di tua madre, ti muovevi a destra o a sinistra?” Ora non ricorda nulla, non sa più di cosa parlava al telefono. Moro ricorda bene la conversazione avuta con Dallagnol e sa di quella tra Dallagnol e i pubblici ministeri. Gli manca il coraggio di assumersene la responsabilità.
Moro deve avere il coraggio di dire la verità. Un giorno, se non altro in quello dell’estrema unzione, dovrà chiedere scusa alla società brasiliana per le grossolane menzogne che ha raccontato sul mio conto. È questo ciò che desidero. Chi ha rubato in questo paese deve andare in prigione, piccolo, grande o medio che sia. Ma se uno è innocente deve essere assolto. L’unica cosa che vorrei è che qualche istanza del Potere Giudiziario legga il merito del mio processo e prenda una decisione. Dopo la bugia di Moro è arrivata quella del TRF4. Non hanno manco letto le carte del mio processo. Il presidente del TRF4 non le aveva lette, ad esempio, e disse che la sentenza di Moro era ineccepibile. Sono stato giudicato con grandissima rapidità, prima che il reato si prescrivesse, perché l’obiettivo era impedire che fossi candidato nel 2018. Non è possibile che nel Ventunesimo secolo un uomo sia vittima del Potere Giudiziario così come lo sono io oggi. Non credo che tutto il potere giudiziario sia così, ma questa parte si è fatta conoscere per aver raccontato menzogne su di me.
Sul21: In una delle conversazioni divulgate, che coinvolge Moro e Dallagnol, viene fatto un riferimento al fatto che sarebbe necessario sentire gli statunitensi per realizzare una determinata azione, il che ha fatto venire a galla il sospetto di una possibile interferenza esterna, in particolare degli Stati Uniti, nell’operazione Lava-Jato. Dal governo Temer ad ora con il governo Bolsonaro, abbiamo assistito allo smantellamento di alcuni settori strategici dell’economia nazionale, come la disattivazione del Polo Navale, la vendita della EMBRAER alla BOEING, o l’accordo con gli Sati Uniti per la base di Alcantara. Come vede questa possibile articolazione esterna del Lava-Jato?
Lula: Per lungo tempo, nella mia vita, ho dichiarato di non essere un amante delle teorie della cospirazione. Oggi, per tutto quello che ho letto sulla stampa nazionale e internazionale, per le informazioni che ricevo, per la velocità con cui si sono vendute le azioni della Petrobras agli azionisti statunitensi, pregiudicando quelli brasiliani, per gli interessi suscitati dal Pre-Sal negli Stati Uniti, ho cambiato opinione. È importante ricordare che quando noi abbiamo scoperto il Pre-Sal gli statunitensi ripristinarono la Quarta Flotta, che era stata disattivata dopo la seconda guerra mondiale.
È importante ricordare che furono rubati segreti della Petrobras da un container e ancora oggi non si è identificato il colpevole. Gli unici accusati furono quei poveretti responsabili per la sicurezza della Petrobras. Oggi sono sicuro che c’è interesse da parte del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti nel destabilizzare questo paese. Non è possibile credere che tutto sia partito dal nulla. Sono convinto che il Pre-Sal sia al centro di tutto questo. Sono convinto che gli statunitensi non abbiano mai accettato l’idea della legge di spartizione che noi abbiamo fatto per garantirci la proprietà del petrolio, non abbiano mai accettato che il popolo brasiliano tornasse ad essere padrone del petrolio e che la Petrobras avesse il 30% di tutto. Non hanno mai accettato nemmeno la nostra idea di creare un fondo per garantire al popolo brasiliano il diritto di avere accesso a scienza, tecnologia, istruzione e salute. In nome della lotta alla corruzione hanno distrutto le imprese di ingegneria brasiliana. Ricordo quando io ero presidente, quante volte i governanti di altri paesi volevano entrare in Brasile per competere con le nostre imprese. Nello stesso tempo stiamo assistendo ad una politica di governo che ha come obiettivo non produrre niente di nuovo, ma vendere solo quello che già ha. Se l’esercito brasiliano non fa attenzione saranno venduti anche i terreni dove loro svolgono le esercitazioni e loro dovranno esercitarsi solo nei videogames. La loro idea è vendere tutto. Questa è l’unica ragione che spiega la nomina di Paulo Guedes come ministro della Finanza. Quello che sta succedendo in Brasile è uno smembramento generalizzato senza prospettive di generare impiego, di aumentare il reddito o di mantenere la sicurezza sociale dando ai lavoratori brasiliani la tranquillità della pensione. Il Brasile è tornato al Secolo XVIII, di nuovo una colonia. Nonostante non ci sia la monarchia portoghese a comandare, noi abbiamo l’imperatore Trump che dà ordini ed il nostro presidente che si inchina al suo volere. Tutto questo spaventa, quello che è successo con la EMBRAER e la BOEING non mi è piaciuto. L’EMBRAER era un’impresa molto rispettata nel mondo, si disputava con la Bombardier il terzo posto tra le imprese aeronautiche nel mondo. Noi eravamo altamente competitivi nella costruzione di aerei di media portata. È un peccato che adesso siamo rimasti senza un’impresa del calibro dell’Embraer. Da qui a poco nemmeno i caccia C-90, che venivano prodotti dalla Embraer, saranno più fabbricati in Brasile. Tutto questo vuol dire rinunciare alla sovranità del paese. La sovranità di un paese è cosa sacra, nessun paese serio ci rinuncerebbe. Gli Stati Uniti non ci rinunciano, né la Russia, né la Cina, ma il Brasile lo sta facendo. Rinunciare alla sovranità significa rinunciare al controllo delle frontiere, della scienza, della tecnologia, della nostra foresta [amazzonica], della nostra fauna, della biodiversità, dell’acqua, delle ricchezze del suolo e del sottosuolo. Significa inoltre rinunciare alla protezione di una nazione di 210 milioni di abitanti.
Sul21: In questo contesto, tenendo conto della posizione del Brasile nello scenario internazionale, lei ha già fatto una valutazione sul recente annuncio di accordo di libero commercio tra Unione Europea e Mercosur?
LULA: Mi ricordo del tempo in cui io ero presidente quali fossero le intenzioni dell’Unione Europea (UE). Non so se siano rimaste le stesse. La UE voleva fare un accordo affinché il Brasile e il Mercosur si aprissero a tutti i prodotti di alto valore tecnologico e di alto valore aggregativo, così che loro potessero entrare nel nostro mercato senza pagare nulla. Questo voleva dire distruggere la nostra industria, significava impedire che paesi come l’Argentina potessero re-industrializzarsi. In cambio, loro, promettevano l’importazione di prodotti agricoli brasiliani. Non conosco i dettagli dell’accordo e non ricordo cosa c’era scritto, ma noi non abbiamo molto da esportare in Europa. E quello che abbiamo non sarebbe accettato facilmente dai francesi. Non credo che i francesi vadano a comprare il pollo o il maiale dal Brasile. Loro non erano neanche interessati a comprare l’olio industrializzato brasiliano, dal momento che preferivano comprare soja in natura. L’impressione che ho è che l’UE si stia approfittando di un momento di fragilità elettorale del presidente dell’Argentina. Macri sta vivendo un momento difficile e chissà che il fantomatico annuncio di un possibile accordo, che ancora deve essere discusso nei rispettivi Parlamenti, possa facilitare la sua ri-elezione. Lo stesso ragionamento vale per la visita di Trump al Presidente della Corea del Nord, si tratta di una mossa prettamente a scopo elettorale. Trump non aveva nulla da fare là, è andato a fare la foto per la campagna del 2020 che è già cominciata.
Sul21: Su questo tema della sovranità nazionale e della difesa degli interessi economici nazionali, richiama l’attenzione la posizione delle Forze Armate che appoggiano le misure di smantellamento e vendita del patrimonio nazionale che ha menzionato. Durante il periodo della dittatura, i militari adottarono una posizione di contrapposizione agli interessi statunitensi, come nel caso dell’accordo nucleare con la Germania. Nella sua opinione c’è stato un cambiamento drastico nel modo di pensare dei militari brasiliani sul tema della sovranità nazionale?
Lula: I militari brasiliani nel periodo della dittatura non smantellarono l’economia nazionale. Al contrario, rafforzarono il processo di industrializzazione del paese, crearono programmi come quello dell’Etanol in funzione della crisi petrolifera. Non so se sia una posizione di tutte le Forze Armate, ma quello a cui stiamo assistendo adesso, per mezzo delle dichiarazioni di alcuni militari che parlano per il governo Bolsonaro, è un totale disinteresse per la sovranità nazionale e una disponibilità a vendere tutto. Io ho detto in una intervista precedente che un militare che non difende la sovranità nazionale e non è nazionalista, non dovrebbe arrivare ad essere generale, perché l’obbligo per le Forze Armate è difendere gli interessi del paese e di proteggere il popolo contro i nemici stranieri. L’entrata completamente non regolamentata del capitale straniero per sfruttare le ricchezze brasiliane porta inevitabilmente alla rinuncia alla sovranità nazionale. Nonostante Bolsonaro sia un sostenitore di Trump, lui fa tutto il contrario. Trump è un uomo di destra che ha impostato la sua politica sul rafforzamento dell’economia nazionale. Ha cercato la rottura con la Cina dicendo che era necessario creare attività negli Stati Uniti. Bolsonaro fa esattamente il contrario. Lui sta distruggendo il Brasile, distruggendo la possibilità di creare impiego nel nostro paese in cambio di non so cosa. Quello che sta succedendo in Brasile è molto strano, il paese sta passando per una metamorfosi dolorosa, dove la questione sociale non viene considerata. I medici cubani sono stati mandati via con la promessa di sostituirli con altri medici. Sono passati 6 mesi dall’inizio del governo Bolsonaro e ci sono molte città del paese che non hanno un medico. La società brasiliana ha bisogno di svegliarsi, il Brasile deve essere trattato come una proprietà di 210 milioni di persone che hanno il diritto di vivere dignitosamente.
Sul21: Lei partecipò a molte riunioni del G-20 e ad altri vertici internazionali. In questo ultimo incontro del G-20 c’è stato un episodio che ha avuto una grande ripercussione a livello internazionale, l’arresto di un militare brasiliano che accompagnava il gruppo del presidente Bolsonaro, “beccato” con 39 kili di cocaina. Il generale Augusto Heleno dell’ufficio di sicurezza istituzionale ha parlato in merito all’accaduto di episodio “sfortunato”. Con l’esperienza che ha vissuto dei protocolli di sicerezza dei viaggi presidenziali, un fatto come questo può essere associato ad una mancanza di fortuna?
Lula: Quello che dovremo chiedere al generale Heleno, quello che batte il pugno sul tavolo quando si tratta di parlare di me, è se è stata “sfortuna” perche hanno trovato la droga. Se non la avessero trovata non sarebbe mancanza di fortuna. Io non sono meschino e non voglio coinvolgere il Presidente della Repubblica in una cosa come questa, perchè il presidente neanche sa chi viaggia nello SCAV, l’aereo di riserva. Il Presidente conosce i ministri che viaggiano con lui. Ma c’è una cosa che non si può accettare. La base aerea dove ci sono gli aerei presidenziali, che sia in Brasilia, nell’aereoporto di Congonhas, o a Curitiba, o a Rio De Janeiro, è controllata dai militari. Il colonnello Joseli, che oggi è ministro del Tribunale militare Superiore, è colui che si occupava della sicurezza degli aerei negli otto anni del mio governo. Lui viaggiava comandando i piloti e tutto l’equipaggio. È stato così nel mio governo e in quello di Dilma. Nella base c’è un colonnello che si occupa di tutta la sicurezza. L’aereo normalmente è comandato dai militari. C’è una sala di imbarco dove normalmente entrano il Presidente della Repubblica, sua moglie o suo marito, e il suo aiutante. C’è poi un’altra sala per i Ministri e per tutte le altre persone che lo accompagnano nel viaggio. Tutti quanti devono arrivare prima del Presidente in questa sala e le loro valige arrivano tre o quattro ore prima per essere imbarcate. Come è possibile che questo ragazzo sia entrato con una valigia con 39 kili di cocaina senza che nessuno se ne accorgesse? È arrivato per ultimo? È entrato con la valigia in mano e l’ha messa là dentro? Non è possibile. L’impressione che ho è che vogliano gettare tutta la colpa sul sergente, ma lui non ha agito da solo. Qual è lo schema che sta dietro? Chi lo ha aiutato? Chi è il padrone della valigia e chi sarebbe il destinatario? Il popolo brasiliano ha bisogno di risposte. Un po’ di tempo fa, la polizia federale prese un elicottero con 400 kili di coca a Minas Gerais e ancora oggi nessuno sa chi fosse il proprietario della cocaina.
Noti che sono molto obiettivo. Non credo che l’attuale Presidente della Repubblica sapesse qualcosa, perchè i Presidenti non sanno bene chi ci sia nella parte posteriore dell’aereo. C’è il capo del cerimoniale che si occupa dei civili e ci sono i militari. Qualcuno sa come questo cittadino si è imbarcato. Investigare questo è compito di Moro e della Polizia Federale, non del generale Heleno. Ma loro non la pensano così e nemmeno Fabrizio Queroiz. Queroiz (autista e consulente di Bolsonaro) ha ingannato il Pubblico Ministero, la Polizia Federale ed è sparito, nessuno sa dove si trovi. Questo stesso ministro, quando era giudice, ha avuto l’audacia di mandare la Polizia Federale nella mia casa a prelevare la mia intera famiglia e ora non riesce a trovare Queiroz? Ancora adesso non sa neanche come mai un vicino di casa di Bolsonaro possedesse 100 fucili in casa. Un contrabbandiere, collegato alle milizie e a Queroiz… Ora, mio Dioo, fino a quando si racconteranno bugie alla società?
Trovo ridicolo che la rete televisiva Globo finga che la cosa non la riguardi. Se non è per leccare il culo, non parla. Lo sforzo che quelli di Globo stanno facendo per mentire e afferrmare che non c’è nulla di sbagliato e dire che chi accusa Moro è contro la lotta alla corruzione, è enorme. Ali Kamel deve essere davvero un’artista per cercare di inventare un’inutile protezione per Moro in questo momento. Tutti quanti sanno che Glenn è un giornalista rispettato nel mondo intero. Adesso vogliono rompere la segretezza sui suoi conti, quando lo stesso Moro non ha il coraggio di mostrare nemmeno il suo cellulare. Hanno avuto il coraggio di prelevare il tablet di mio nipote di tre anni e tenerlo un anno qui alla polizia Federale e adesso il Ministro si rifiuta di dare il suo telefono alla Polizia Federale? Anche Dallagnol non ha il coraggio di consegnare il suo telefono? Che cosa hanno da nascondere? La società brasiliana deve incominciare a seguire tutto questo da vicino perchè la democrazia è un valore incommensurabile che le persone non possono perdere.
Sul21: Il Supremo Tribunale Federale, prima di andare in giudizio, ha opposto ancora una volta un veto alla richiesta di una sua scarcerazione e ha sostenuto che valuterà la richiesta di Habeas Corpus nel secondo semestre. Dopo un incontro tra il Presidente Bolsonaro e il Presidente del Senato e del Supremo Tribunale Federale, è emersa la notizia secondo cui Rodrigo Maia avrebbe detto al Ministro Toffoli che la scarcerazione di Lula avrebbe impedito l’approvazione della Riforma delle Pensioni. Lei pensa che questo tema costituisca davvero un ostacolo alla sua liberazione?
Lula: Io, a volte, non voglio credere a ciò che sento e leggo. Tu tieni un cittadino innocente chiuso a chiave, per una questione politica: questo è possibile solo in un regime autoritario. In un regime democratico questo non è possibile. Mi piacerebbe che la Globo mi invitasse per un dibattito con Moro e Dallagnol per provare che loro stanno mentendo sul mio conto. Senza nessun rancore. Solo per dir loro che è ora di far uscir fuori la verità. Secondo la stampa, il comandante dell’Esercito telefonò alla Corte Suprema facendo minacce per non liberarmi. Io non ho mai chiesto ad un Ministro della Corte Suprema alcun favore personale. E non mi chiedano di parlare sopra questioni che non mi riguardano. L’unica cosa che chiedo è che la Corte Suprema compia il suo ruolo di garante della Costituzione, che non si preoccupi degli articoli dei giornali o della TV, ma degli atti dei processi, per prendere le decisioni corrette, punendo le persone che meritano di essere punite e beneficiando le persone che meritano di essere beneficiate. Ieri [3 luglio] ho visto al notiziario che Moro è molto contrariato con i deputati, e ha chiesto loro perchè non stavano difendendo Eduardo Cunha o Sergio Cabral. Ora che hanno già confessato che avevano rubato, non li difende. Sergio Cabral ha già confessato non so quante cose illecite e anche Eduardo Cunha. Per favore, Moro, non mischiare le carte. Quando lo fai, menti. Se vuoi parlare di me, parla di me. Parla di quello che sai, dì che l’appartamento di tre piani non è mio, dì che hai inventato la storia dell’impresa offshore a Panama per mettermi in prigione. Era la sua ossessione arrestarmi dal tempo di Banestado.
Sul21: Che relazione c’è con il caso di Banestado?
Lula: La relazione di Moro con Youssef (il trafficante di dollari Alberto Youssef) è più che una semplice deposizione. Quello che è stato fatto di giusto nel Lava-Jato deve essere preservato. Chi ha rubato deve stare in prigione. Questo è un punto che mette tutti daccordo. Adesso, però, chi è innocente deve essere liberato. Non si può accettare la deposizione falsificata come questa di Palocci. Io non so quante di queste deposizioni siano vere. Quello che so è che all’inizio di questo processo molte persone hanno raccontato di esser state detenute e la prima cosa che gli veniva chiesto era: e Lula, conosci Lula? L’ossessione era cercare di arrivare a me. Hanno costruito tutto ciò che era in loro potere per raggiungere lo scopo. La Polizia Federale ha raccontato bugie durante l’inchiesta, il procuratore ha raccontato menzogne nella formulazione dell’accusa, Moro e il TRF4 (Procura generale dell’Unione della Quarta Regione) le hanno prese per vere di buon grado. La Globo trasformava tutto quello in verità inconfutabili. Hanno messo in pratica quella idea che non ho mai condiviso, secondo cui, per sconfiggere la corruzione tu devi crocifiggere la persona davanti all’opinione pubblica. Quando dici che qualcuno è un ladro su tutti i mass-media, non c’è più possibilità di una vera assoluzione.
L’ho già detto una volta e lo ripeto. Se prendiamo Moro, Dallagnol, TRF4 e tutti quelli che stanno mi condannando e li mettiamo in un frullatore, il risultato che ne esce non è onesto come Lula. La mia lotta in questo momento, a 73 anni di età, con 50 anni di vita politica, è provare la mia innocenza. Sto affermando che Moro e Dellagnol stanno mentendo. Se hanno vinto una causa, bene. Se hanno condannato qualcuno correttamente, bene. Ma non mentano sul mio conto. Non vengano a raccontare che io sono contro il Lava-Jato. Io sono contro la trasformazione di una operazione investigativa in una azione politica ed è quello che hanno fatto con me. L a Globo sa di cosa sto parlando. Tra le altre cose ritengo che chi vuole che non esca mai dal carcere è la Globo. La Globo poteva venire qui e fare un’intervista con me, così come stai facendo tu. Poteva mandarmi il giornalista Pablo Bial e trasmettere dal vivo. Io non mi fido, non faccio interviste registrate, solo dal vivo. Poteva anche mandare William Bonner e fare l’intervista durante il Telegiornale Nazionale. Quando sono stato eletto non hanno forse voluto intervistarmi in diretta? Potevano venire qui, sedersi lì dove sei tu e farmi 20 minuti di domande per poter smascherare questa gente che è stata responsabile del golpe contro Dilma Rousseff, che ci ha fatto arrivare alla situazione in cui siamo oggi e che ha lavorato per evitare che io diventassi Presidente della Repubblica.
Ma non permetterò che l’odio prenda il sopravvento nella mia testa. Oggi ho la certezza, cosi come ho certezza che Dio esiste, che Moro non riesca a dormire bene la notte. Io sono sicuro che Dallagnol non riposi bene e che chi mi ha accusato non dorma bene. Loro lo sanno che hanno mentito e che prima o poi questa menzogna sarà smascherata, perchè, si sa, le menzogne hanno le gambe corte. Può anche volerci un pò, ma un giorno esce fuori la verità. Continuerò a lottare per questo, accetto solo un verdetto di totale innocenza. Quando uscirò da qui farò causa allo Stato brasiliano per danni morali e per il nocumento subito. Sanno cosa significa per un uomo onesto di 73 anni stare qui già da un anno e quattro mesi? Sanno che sono innocente. Io ancora ho speranza nella Giustizia e credo e crederò, fino all’ultimo momento, che la verità vincerà. Se questo non succederà, chi lo sa, magari tornerai qui a farmi un’altra intervista e io ti dirò altre cose che non è prudente dire adesso.
Non posso ammettere di passare alla storia come una canaglia. Quello che stanno facendo con me è una canagliata dei mezzi di comunicazione, è una canagliata della Polizia Federale, del Ministero Pubblico. Quando dico Ministero Pubblico e Polizia Federale mi sto riferendo alle persone del Lava-Jato, non alle Istituzioni in sé. Il Potere Giudiziario, La Polizia Federale e il Ministero Pubblico sanno bene che rispetto le istituzioni. Adesso nessuna di esse può prendersi il lusso di essere al di sopra di Dio, di voler lavorare per convenienza politica. Nel processo ci sono atti, ci sono prove. Che si esaminino le prove e mi si dica qual è il reato che ho commesso.
Io sto parlando del mio caso qui, ma so che il popolo brasiliano si trova in una situazione di gran lunga peggiore della mia. Quel sogno che volevamo realizzare, trasformare questo paese nella quinta potenza del mondo – ci siamo arrivati vicino – di fare in modo che il Pre-Sal fosse trasformato in un fondo di sviluppo per il futuro del paese, di trasformare il Brasile in un paese che investisse molto in scienza e tecnologia, che preservasse l’ambiente, i suoi bambini, tutto questo lo stanno distruggendo. Solo il popolo può recuperare questo paese. Abbiamo alcuni problemi straordinari che devono essere risolti. L’istruzione è uno di questi. La salute è un altro. Abbiamo un governo che non pensa all’essere umano, che crede alle invenzioni di fantasia e non parla mai dei problemi sociali del nostro popolo. Abbiamo il PIL (Prodotto Interno Lordo) che cresce sempre meno, meno giovani all’università e il paese viene preso in giro all’estero.
Sul21: Tra quelli che lavorano contro la sua liberazione, c’è chi dice che incendierà il paese, come già hanno affermato alcuni militari. Che pensa di questo tipo di affermazione e che ruolo pensa potrebbe avere, una volta liberato, per aiutare in un processo di ridemocratizzazione del paese? E come affronterebbe la frattura sociale che è sempre più fondata in un ambiente di odio, violenza e violazione dei diritti?
Lula: A me pare di sentire una barzelletta quando sento qualcuno affermare che Lula non può uscire perchè, se uscisse, non approverebbe la riforma sulla Previdenza, che creerei difficoltà al governo Bolsonaro, o che succederebbe questo o quest’altro. Quello che voglio dire alle persone che la pensano così è che, in primo luogo, devo uscire di galera perchè sono innocente. In secondo luogo, fino a quando questo cuore batterà e questa testa funzionerà, possono avere la certezza che starò nelle strade a difendere gli interessi del popolo brasiliano, che piaccia o non piaccia a Bolsonaro e a tutti gli altri. Non è possibile che siamo arrivati alla situazione in cui siamo ora. Non avrei mai potuto immaginare che il Brasile potesse crollare. Mai avrei pensato che il Dipartimento di Giustizia Statunitense potesse indurre una parte del Ministero Pubblico brasiliano, una parte della Polizia Federale e un giudice a distruggere l’economia brasiliana e a minare la credibilità della Petrobras per poter distruggere l’impresa. Cosa succede negli Stati Uniti, o in Germania o in Giappone? Se un’azienda ha praticato la corruzione, il proprietario dell’impresa viene arrestato e l’impresa continua a lavorare. Altrimenti a pagarne lo scotto sarebbero i lavoratori. Chi viene mandato via è la classe dirigente. Qui è stato fatto il contrario. Se domani scoprissi che la famiglia Marinho ha rubato qualcosa, o se è vero che devono 600 milioni di reais alla Finanza, non devi distruggere l’impresa. Prendi il proprietario, ma tieni in piedi l’impresa. È così che dovrebbe funzionare in Brasile.
Hanno perpetrato il golpe nel 2016 e continuano a ripetere che la disoccupazione è colpa del governo Dilma. Dopo l’uscita di scena di Dilma tutto sarebbe dovuto migliorare, ma tutto è peggiorato! L’economia non funziona perchè il Presidente è Collor, Bolsonaro, o Fernando Henrique Cardoso. L’economia funziona quando i suoi attori – lavoratori, imprenditori e investitori – percepiscono sicurezza nel governo. Lo Stato dovrebbe essere soggetto di sviluppo. In Brasile c’è molta diseguaglianza. Per molto tempo l’area Rio-Sao Paulo ha guadagnato molto, mentre del Nord e del Nord-est ce ne si è dimenticati. C’è bisogno di un trattamento uguale per tutte le regioni brasiliane. È stato ciò che abbiamo fatto e per questo il Brasile fece un salto di qualità. Cito un esempio del tuo Stato. Ho passato molto tempo della mia vita sentendo dire che la metà a Sud di Rio Grande do Sul era considerata come una regione morta. Quando decidemmo di recuperare l’industria navale brasiliana e portammo i cantieri navali a Rio Grande, che cosa successe in quella regione? Ci fu una stupenda crescita. Siamo arrivati ad avere più di 20.000 lavoratori nei cantieri. Che cosa succede adesso? Hanno distrutto tutto per comprare navi da Singapore e dalla Cina. E l’investimento per generare impiego in Brasile? E il salario? E l’alimentazione del popolo? Niente di tutto ciò viene considerato. Diventeremo importatori di prodotto cinesi e coreani? Come può questo paese arrivare al punto in cui siamo?
Sul21: Il notiziario economico sta annunciando prossime revisioni delle stime su disoccupazione e PIL brasiliano per quest’anno. Tutte riviste verso il basso. Lei conosce bene l’imprenditoria brasiliana e ha stimolato un dibattito con essa nell’ambito del Consiglio di Sviluppo Economico e Sociale. Suo parere, è soddisfatta della direzione che l’economia del paese sta prendendo?
Lula: Quando sono stato eletto presidente, mi ero messo in testa che non potevo sbagliare. Guardavo all’esempio di Lech Walesa, in Polonia, che fu candidato alla rielezione ed ebbe il 50% dei voti. In secondo luogo, il Brasile non era mio. Ero io che ero del Brasile. Non volevo governare solo a partire dalle mie idee. Per questo creai il Consiglio di Sviluppo Econonico e Sociale, riunendo imprenditori di tutti i settori, sindacalisti, pastori della chiesa evangelica, vescovi della chiesa cattolica, indios, neri, tutta la società partecipava al Consiglio. Lì si discutevano le questioni importanti e si formulavano proposte. Molte di queste proposte sono state messe in pratica dal governo. Capimmo che non c’era che un unico modo di far crescere l’economia e c’era la necessità di diversificare gli investimenti.
Mi ricordo che io dicevo a Guido (Mantega) e a (Henrique) Meirelles, quando viaggiavamo insieme: “parlate tanto di macroeconomia, ma dobbiamo renderci conto che il successo dell’economia del Brasile è dovuto alla crescita della microeconomia”. Abbiamo permesso a chi non aveva terra di poter comprare più semi e avere più credito. A chi non aveva un tetto e di avere una casa e fare un piccolo ampliamento. A una donna di casa di avere un prestito di 300 reais. Ossia l’obiettivo era creare le condizioni per aumentare la possibilità delle persone di avere accesso a opportunità e ai soldi, oltre alla creazione di impiego, all’aumento annuale del salario minimo. Non c’è nulla di più valido di questo per creare ricchezza. Quando abbiamo creato il progetto Fame Zero, prima di trasformarlo nella Borsa Famiglia, la rete Globo diceva: perchè non investono questi soldi in strade o per costruire un ponte? Io non faccio ponti perchè il popolo brasiliano non mangia cemento. Il popolo mangia fagioli, riso, farina. Quando questo popolo avrà la pancia piena allora avrà la forza per costruire un ponte, una strada o quello che c’è da fare. Queste persone non hanno mai preso in considerazione i milioni di diseredati che vivono in questo paese. Basta andare nelle strade di Sao Paulo per vedere la quantità di persone che vive per strada. Può darsi che a Porto Alegre stia succedendo la stessa cosa. Non è possibile che un paese di questa grandezza stia regredendo in questo modo.
Se esco da qui, loro possono stare sicuri di una cosa. Non possono togliere Lula dalla prigione per mandarlo a casa mettendogli una cavigliera, come a una bestia. Non voglio uscire da qui per carità o compassione e la mia gamba non è la zampa di piccione. Non accetto la cavigliera. Io voglio uscire da qui innocente al 100%. O questo o niente. Lotterò per la mia innocenza al 100%. L’unica cosa che posso fare è stare a testa alta e lottare. Ho l’obbligo di provare al popolo brasiliano che Moro e Dallagnol sono dei bugiardi. Ho l’obbligo di provare che quei giudici del TRF4 di Rio Grande do Sul hanno mentito. Non hanno ancora letto gli atti del processo e già si stanno preparando per condannarni in un altro, pur di evitare che esca da qui, conosco i soggetti. Se loro pensano che questo mi farà piegare la schiena e mi costringerà al silenzio, se lo possono scordare. L’unica cosa che mi fa stare tranquillo è la mia innocenza. Quando sarà provata, darò filo da torcere a chi pensa che in questo paese può trattare il popolo come un pagliaccio. È così che ho cominciato la mia vita ed è così che la finirò. Lottando fino all’ultimo battito del mio cuore.