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NEL MONDO CI SONO MOLTE TRAPPOLE, È NECESSARIO DISTRUGGERLE

Il 31 marzo 1964, i militari brasiliani iniziarono un colpo di stato contro il governo progressista e democraticamente eletto del presidente João Goulart. Il giorno dopo, Goulart fu deposto e, dieci giorni dopo, i 295 membri del Congresso Nazionale consegnarono lo stato al generale Castello Branco e a una giunta militare. I militari governarono il Brasile per i successivi ventuno anni.

L’esercito brasiliano è un’istituzione radicata profondamente nella società; costituisce la seconda forza militare delle Americhe, dopo quello degli Stati Uniti. Con il colpo di stato del 1964, non fu la prima volta che i militari lasciarono le caserme e presero il potere statale. L’esercito ebbe un ruolo nel rovesciamento dell’Impero brasiliano (1822-1889) e intervenne per rimuovere il presidente Washington Luís nella Rivoluzione del 1930, sostituendolo con Getúlio Vargas; inoltre, nel 1945 pose fine all’Estado Novo di Vargas, noto anche come Terza Repubblica Brasiliana.

Tra i nove presidenti che seguirono nell’era civile del Brasile troviamo un generale, Eurico Gaspar Dutra (1946-1951), e ancora Vargas, e poi uomini in abiti civili che sostenevano gli interessi delle élite e dei loro stretti alleati statunitensi. Goulart tentò di rompere parte del vecchio patto, applicando un’agenda socialdemocratica a beneficio delle masse brasiliane; questo irritò il governo statunitense che affermava che Goulart avrebbe consegnato il Brasile al comunismo.

Un colpo di stato voluto dagli USA

Uno sguardo agli archivi della Central Intelligence Agency (CIA) degli Stati Uniti mostra il loro profondo coinvolgimento nel colpo di stato del 1964. Meno di un anno dopo l’insediamento di Goulart nel settembre del 1961, cioè a luglio del 1962, il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy incontrò il suo consigliere Richard Goodwin e l’ambasciatore americano in Brasile Lincoln Gordon che gli presentarono le loro preoccupazioni sul presidente brasiliano. Gordon disse a Kennedy e Goodwin che Goulart stava cercando di trasformare l’esercito, che aveva sostituito diversi comandanti militari, minacciando di sostituirne altri.

Fino a che punto si spinge in questi cambiamenti dipende un po’ dalla resistenza dei militari. Penso che uno dei nostri compiti più importanti sia quello di rafforzare la spina dorsale dell’esercito. Rendere chiaro, con discrezione, che non siamo necessariamente ostili a qualsiasi tipo di azione militare”. Perché gli Stati Uniti avrebbero dovuto agire contro Goulart? “Sta consegnando il dannato paese a…”, cominciò a dire Gordon, quando Kennedy lo interruppe, “ai comunisti”. L’ambasciatore Gordon rispose: “Vedo che i militari sono molto amichevoli con noi, molto anticomunisti, molto sospettosi di Goulart”. Il colpo di stato era parte di ciò che il governo degli Stati Uniti chiamò Operation Brother Sam; in questo modo si assicurò che il Brasile rimanesse sottomesso agli obiettivi delle multinazionali.

Gli Stati Uniti fornirono aiuti all’esercito brasiliano e mandarono il chiaro messaggio che Washington avrebbe sostenuto un colpo di stato militare. Quando il 31 marzo i militari brasiliani lasciarono le loro caserme, un telegramma dall’ambasciata degli Stati Uniti a Rio de Janeiro comandò alla marina statunitense di stazionare una flottiglia di navi da guerra al largo della costa brasiliana. Oggi dei documenti declassificati rivelano, minuto per minuto, il coordinamento tra il presidente americano Lyndon B. Johnson, la CIA e i militari brasiliani nell’esecuzione del colpo di stato.

1985: La svolta democratica

I generali dell’esercito che governarono il Brasile per i successivi ventuno anni trassero la loro “geo-strategia” dalla Escola Superior de Guerra (ESG), con una prospettiva fondata sulla visione che gli Stati Uniti e il Brasile insieme avrebbero controllato le Americhe. I generali aprirono le porte all’economia brasiliana, accogliendo le banche e le compagnie minerarie nordamericane per investire e rimpatriare i loro profitti (nel 1978, il 20% dei profitti della Citicorp proveniva dal Brasile, più di quanto facesse negli Stati Uniti). Le concessioni alle multinazionali strutturarono il dominio dei generali; i salari rimasero al di sotto della crescita della produttività del lavoro e dell’inflazione che aumentò dal 30% nel 1975 al 109% nel 1980. Nel 1980, il Brasile aveva il più alto debito (55 miliardi di dollari) nel Sud globale; il presidente João Figueiredo (1979-1985) disse che non c’era “niente da fare per lo sviluppo”.

Nel 1985, le lotte di massa dei lavoratori, degli studenti, delle comunità indigene, delle comunità religiose e di una serie di altri settori della popolazione spinsero il decadente regime militare a cedere il potere governativo. Tuttavia, la transizione fu attentamente gestita dai militari, che si assicurarono una significativa influenza istituzionale. Il movimento democratico si ribellò alle rigidità della struttura di classe brasiliana che era stata rafforzata dai militari, facendo notevoli progressi. A capo del movimento si trovavano il Partito dei Lavoratori (1980), il Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra MST (1984) e altri.

In campo elettorale, l’apice di questo movimento democratico sono state le presidenze del Partito dei Lavoratori di Lula da Silva e Dilma Rousseff dal 2003 al 2016. Durante questo periodo, lo stato ha guidato un massiccio programma di ridistribuzione della ricchezza incentrato sull’eliminazione della fame e della povertà assoluta (attraverso il programma di assegni familiari bolsa família), sul rafforzamento dei programmi di sicurezza sociale, sull’aumento del salario minimo, sul potenziamento del sistema sanitario e sulla democratizzazione dell’istruzione superiore. Tutti questi avanzamenti sono stati attaccati nel 2016 con il colpo di stato contro Dilma, sostenuto dagli Stati Uniti.

La militarizzazione delle nostre società

Alla Tricontinental: Institute for Social Research, i nostri ricercatori hanno esaminato attentamente il ruolo dei militari brasiliani nel periodo post-2016 e, in particolare, durante la presidenza di Jair Bolsonaro. Bolsonaro non ha solo glorificato la dittatura militare (1964-1985), ma ha effettivamente costruito un “partito militare” per governare il paese. La nostra ultima pubblicazione, The Military’s Return to Brazilian Politics (Dossier n. 50, marzo 2022), spiega dettagliatamente la militarizzazione della politica e della società brasiliana. L’argomento chiave di questo dossier è che l’esercito brasiliano non è cresciuto per affrontare qualsiasi minaccia esterna, bensì per approfondire il controllo dell’intera società da parte dell’oligarchia brasiliana e dei suoi alleati multinazionali. Le forze armate usano abitualmente la violenza contro i “nemici interni”, gruppi che sono profondamente impegnati nella democratizzazione della società, dell’economia e della stessa istituzione militare brasiliana.

Il colpo di stato contro Dilma e il giustizialismo contro Lula sono parte del graduale logoramento della democrazia in Brasile e lo scivolamento verso la militarizzazione. Tra pochi mesi, in Brasile si terranno importante elezioni presidenziali. Gli attuali sondaggi mostrano che Lula (40%) è in vantaggio su Bolsonaro (30%), con il vento a favore di Lula. Il nostro dossier cerca di capire il terreno sociale alla base degli attuali dibattiti politici nel paese; è un invito al dialogo sul ruolo dei militari nella vita pubblica, sia in Brasile che a livello globale.

Le opere d’arte del dossier e di questa newsletter riflettono sul ruolo delle forze armate del Brasile orientate più alla repressione interna che alla difesa alle frontiere esterne del paese. Per questo le immagini evocano le coraggiose persone che hanno lottato per democratizzare il paese affrontando l’ira dei militari.

Nel 1976, prima di poter tornare dall’esilio, Goulart morì in Argentina. Più tardi, alti funzionari brasiliani dissero che Goulart era stato assassinato come parte dell’Operazione Condor del governo statunitense. Dal nostro ufficio di Buenos Aires, in collaborazione con Batalla de Ideas, è in arrivo una nuova pubblicazione: The New Condor Plan: Geopolitics and Imperialism in Latin America and the Caribbean. Si tratta di una raccolta di articoli sulle ultime manifestazioni dell’Operazione Condor in America Latina e nei Caraibi.

Conoscere la storia per costruire il futuro

Il dossier summenzionato chiude con i seguenti paragrafi:

Il nostro passato è anche una parte fondamentale del nostro futuro; senza regolare i conti con un passato segnato dalla schiavitù e dalla dittatura, non sarà possibile costruire un futuro democratico in cui le forze armate saranno totalmente subordinate alla sovranità del popolo e alle sue istituzioni, destinate esclusivamente alla difesa esterna e non più utilizzate contro il proprio popolo. Ciò richiede di affrontare i crimini commessi durante la dittatura del 1964 e l’eredità autoritaria che ha plasmato e plasma ancora oggi lo stato e la cultura politica. Dare un nuovo significato ai simboli patriottici, come la bandiera brasiliana, dovrebbe essere parte di questo processo.

Infine, dobbiamo resistere all’idea che preparare la guerra sia necessario per costruire la pace. Al contrario: per costruire la pace, la priorità deve essere posta su un programma che metta al centro il benessere dell’umanità e del pianeta, elimina la fame, garantisce la sicurezza degli alloggi e un’assistenza sanitaria universale e di qualità e difende il diritto a una vita dignitosa.

Queste parole ci ricordano quelle del poeta comunista Ferreira Gullar (1930-2016), la cui poesia sogna un Brasile socialista. In No mundo há muitas armadilhas (Nel mondo ci sono molte trappole), pubblicato nel 1975, Gullar scrisse:

Nel mondo ci sono molte trappole
e ciò che è una trappola può essere un rifugio
e ciò che è un rifugio può essere una trappola
….
La stella mente
il mare è un sofista. Infatti,
gli esseri umani sono legati alla vita e hanno bisogno di vivere
gli esseri umani sono affamati
e devono mangiare
gli esseri umani hanno figli
e hanno bisogno di crescerli
Nel mondo ci sono molte trappole,
è
necessario distruggerle.

Un affettuoso saluto dalla redazione di Tricontinental: Institute for Social Research,
Vijay

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