Riflettori puntati sul Belgio dove domenica 26 maggio gli elettori sono stati chiamati ad esprimere le proprie preferenze per ben tre parlamenti: europeo, federale e quelli regionali.
In Belgio le elezioni amministrative di ottobre 2018, per tutti i 589 municipi, avevano già rappresentato un importante banco di prova per tutti i partiti e le tendenze emerse da quel voto sono state confermate a distanza di più di 6 mesi. In Belgio la composizione del Federale (150 deputati e 50 senatori) è la traduzione degli equilibri che si stabiliscono a livello regionale.
Le Fiandre rappresentano la Regione più popolosa del Belgio e la formazione politica N-VA resta il primo partito, imponendo questo rapporto di forza anche al Federale e al Parlamento europeo. Tuttavia ha perso voti e seggi a favore del partito di estrema destra fiammingo Vlaams belang (a cui Salvini continua a rivolgere auguri sinceri ad ogni tornata elettorale) che passa da 6 a 17 eletti al parlamento regionale fiammingo, da 3 a ben 18 alla Camera dei rappresentanti e da 1 a 3 al Parlamento europeo! Al di là dei titoli sensazionalistici e delle carte bianche contro il fascismo, redatte nottetempo, la forza del VB non è una novità nel panorama politico belga: solo nel 2014 vide ridursi i consensi a favore del N-VA, altrimenti è da più di 20 anni che registra risultati in linea con quello di questo 26 maggio. Negli equilibri della destra fiamminga, che poi si traducono a livello federale, l’N-VA non è riuscito nell’operazione di riaccreditarsi come “partito di lotta” agli occhi dell’elettorato nonostante la crisi di governo aperta a dicembre sul patto di Marrakech nella speranza di poter allungare la campagna elettorale. Come vuole l’adagio, l’originale è sempre preferito alla brutta copia: il VB è riuscito a sottrarre una parte dell’elettorato all’N-VA proprio giocandosi la carta della migrazione, accusando i dirigenti dell’N-VA di essersi ammorbiditi in tema d’immigrazione una volta al governo.
Oltre all’N-VA anche gli altri partiti di governo – i cristiani democratici fiamminghi, i liberali fiamminghi e quelli francofoni – hanno perso molti consensi a tutti i livelli. In particolare la vecchia maggioranza che appoggiava il governo (chiamata la svedese per i colori giallo e azzurro caratteristici dei partiti che la formavano) passa da 85 a 63 deputati. Il voto del 26 maggio colpisce anche il partito socialista al governo in Vallonia e nella Regione di Bruxelles-Capitale, nonostante continui ad attestarsi come primo partito in queste due regioni e come secondo partito a livello federale.
Chi festeggia oggi, oltre al VB, sono sicuramente gli Ecolo e il PTB (Parti du Travail de Belgique- Partito Belga del lavoro – sostenuto da Potere al Popolo!). Gli écolo raddoppiano al federale il numero di seggi, confermando l’ottimo risultato ottenuto sia in Regione di Bruxelles-Capitale che in Vallonia, dove seguono di pochi seggi il partito socialista. Gli Ecolo già alle amministrative dell’ottobre 2018 avevano fatto presa sull’elettorato brussellese, andando in diversi comuni al governo delle città con l’MR (scelta che non ha evidentemente creato problemi all’elettore dei verdi).
Il PTB conferma la sua crescita in tutto il Paese. Unico partito organizzato su base nazionale, risponde all’estrema destra eleggendo il primo deputato del PTB dalle Fiandre e fa il suo ingresso per la prima volta nella sua storia all’interno del Parlamento fiammingo e in quello europeo. Per il portavoce nazionale del PTB, Raoul Hedebouw, questi risultati sono “un segnale chiaro per tutti i partiti tradizionali. Un messaggio chiaro: il popolo si è stancato di tutte le politiche antisociali che sono state portate avanti. Lavorare più a lungo? Non siamo d’accordo. Le persone non ce la fanno più di una società dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri più poveri”.
Il presidente del PTB Peter Mertens, alla luce del risultato preoccupante del VB, ricorda il carattere antifascista del partito “noi siamo antifascisti, siamo nei territori. Discutiamo sempre con le persone che si sentono abbandonate e con coloro che hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Mentre il VB è il partito che vuole far scontrare la gente per garantire l’ordine stabilito”
Queste dichiarazioni entusiastiche sono dovute all’ottimo risultato: grazie a una campagna elettorale serratissima fatta di militanti di base, di volontari, di simpatizzanti che hanno affiancato sul terreno i candidati e le candidate, il PTB raccoglie il sostegno di 584 621 elettori in tutto il Belgio .Gli eletti sono 42 cosi’ distribuiti in tutto il Paese:
al federale: 12 eletti alla Camera e 4 al Senato
alla Regione di Bruxelles-Capitale: 10 eletti dal lato francofono e 1 eletto dal lato neerlandofono
nella Regione delle Fiandre: 4 eletti
nella Regione vallona: 10 eletti.
Marc Botenga è il primo eletto nella storia del PTB al Parlamento europeo, con un compito molto arduo: rafforzare le lotte europee che stanno emergendo, costruendo la nostra unità. Alla luce dei modesti risultati da parte di tutte le forze politiche vicine al PTB in Europa, non sarà semplice.
Nulla sarà semplice: l’avanzata dell’estrema destra nelle Fiandre, in un contesto dove i fascismi avanzano in tutta Europa, non ci sorprende. Non ci sorprende perché sappiamo come si è potuti arrivare fin là, perché conosciamo in che modo i partiti tradizionali hanno operato negli ultimi 40 anni. Le politiche neoliberiste dei partiti tradizionali hanno permesso per decenni che una piccolissima cerchia di più ricchi continuasse a ingrassarsi sulle spalle dei più poveri e il il mandato di Charles Michel esponente del MR non è stato da meno; consistentissimi tagli alla stato sociale, precarizzazione del mercato del lavoro, innalzamento dell’età pensionabile il tutto con un sottofondo sinistro di echi nazionalisti di vecchio respiro che hanno trovato nella “crisi” dei rifugiati un ulteriore terreno fertile per portare avanti la lotta fra i poveri.
Oltre alle politiche economiche antipopolari, lo Stato belga dopo gli attentati del 2015 ha iniziato a restringere sempre più gli spazi di democrazia creando un miscuglio orrendo di neoliberismo a neoautoritarismo, a cui ci si sta assuefacendo. È di ieri la notizia che circa 400 Gilets jaunes a Bruxelles, non avendo percorso neanche 20 metri di distanza dal punto di ritrovo, sono stati arrestati per il semplice fatto di essersi riuniti.
La lotta per chi crede in un mondo più giusto è appena iniziata, noi accettiamo la sfida
Potere al popolo Bruxelles