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Bekaert, non è tempo delle lacrime

La multinazionale Bekaert ha fatto la sua mossa: in attesa della fine della Cassa integrazione a febbraio, ha scaricato 176 lavoratori dello stabilimento ex Pirelli di Figline Valdarno, inviando le lettere di licenziamento.
Il Governo Conte, dopo le continue promesse di reindustrializzare il sito, non ha fatto nulla per dare mano ai lavoratori. Li ha blanditi con false promesse di reindustrializzazione logorando la loro combattività, la stessa combattività che aveva permesso di reintrodurre la Cigs per cessazione di attività e abrogare un pezzo di Jobs Act, dando un orizzonte di lotta a centinaia di migliaia di lavoratori di aziende in corso di chiusura o delocalizzazione.
E ora?
Abbiamo scelto non a caso questa immagine per il post. Sappiamo che ognuna di queste famiglie passerà un Natale di m…a per colpa di una multinazionale. Anche solo per averci parlato, sappiamo che molti e molte stanno scivolando in depressione. Ma non è il tempo delle lacrime. Quando eravamo 5000 in nella piazza del mercato di Figline, in quella calda estate di due anni fa, c’era determinazione e solidarietà, non lacrime, sui volti dei lavoratori. Ed è così che il Valdarno ha vinto.
C’è un solo modo per non perdersi: dobbiamo costruire una mobilitazione come quella di due anni fa, tirare fuori le lenzuola “I lavoratori Bekaert sono io”, organizzare un grande corteo di popolo a Figline. Far sentire al Governo che c’è una pressione.

Le soluzioni infatti ci sono e sono tutte in mano allo Stato

Il ciclo dell’acciaio in Italia continua ad essere una produzione strategica. Le privatizzazioni degli anni Novanta hanno fatto più danni della grandine e costretto il Governo a spendere miliardi per coprire i buchi di gestioni criminali. E’ tempo di smetterla di regalare soldi ai Riva di turno, ai grandi “prenditori”. E’ tempo di gestire pubblicamente il ciclo dell’acciaio, bonificando i territori, riconvertendo in senso più ecologico la produzione, dando un potere di controllo a lavoratori e cittadini, e producendo direttamente prodotti finiti e di qualità come la seelcord di Figline.

Lo Stato può e deve acquistare a un prezzo simbolico lo stabilimento di Figline, mettendolo in mano alla gestione della cooperativa operaia Steelcoop Valdarno.

E siamo noi, quelli della piazza nell’immagine, gli unici e le uniche che possiamo imporre questa scelta.
E’ tempo di fare anche noi la nostra mossa.
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