Il Governo italiano, nell’ennesimo tentativo di “sveltire” le soluzioni per il sostegno scolastico, ha deciso di introdurre nuovi corsi a pagamento per la specializzazione nel sostegno didattico, gestiti dall’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (INDIRE), promettendo un percorso abbreviato e agevolato per gli insegnanti con almeno tre anni di servizio su posti di sostegno, anche non continuativi, nei cinque anni precedenti, presso scuole statali o paritarie dello stesso grado di istruzione. Il provvedimento include anche percorsi straordinari per docenti con titoli di sostegno conseguiti all’estero, sempre gestiti da INDIRE.
Tale percorso va ad aggiungersi al tradizionale percorso di specializzazione per le attività di sostegno didattico alle alunne e gli alunni con disabilità (comunemente detto TFA sostegno), giunto alla sua decima edizione e che prevede una prova preselettiva, una prova scritta e una prova orale per accedervi. Il TFA Sostegno è un corso della durata minima di almeno 8 mesi che prevede l’acquisizione di 60 CFU a seguito di 288 ore di lezione degli insegnamenti disciplinari, 180 ore di laboratorio, 225 ore di tirocinio indiretto e diretto e 75 ore di tirocinio indiretto con le Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC).
L’iniziativa di un corso breve da svolgersi interamente in modalità On line risulta essere non solo inadeguata, ma inaccettabile, soprattutto quando si parla di una funzione educativa così delicata e fondamentale per il futuro delle nostre scuole.
La preoccupazione è che, ancora una volta, si stia cercando di risolvere un problema strutturale con soluzioni superficiali e, soprattutto finalizzate a fare cassa gravando ulteriormente sulle spalle dei lavoratori precari della scuola.
I corsi INDIRE non solo non risolvono il problema dell’assenza di insegnanti di sostegno qualificati, soprattutto al Centro Nord, ma rischiano anche di creare ulteriori spaccature tra i lavoratori precari della scuola alimentando una vera e propria guerra tra ultimi, tra chi con il proprio lavoro e la propria professionalità contribuisce ogni giorno a mantenere in piedi l’intero sistema scolastico rappresentando il 30% dell’intera classe docente.
È urgente che si compia un’inversione di rotta. Le risorse pubbliche devono essere destinate a garantire una scuola inclusiva per tutti, con un’adeguata formazione GRATUITA dei docenti e una distribuzione equilibrata dei posti di sostegno.
L’unica via percorribile resta quella della stabilizzazione dei docenti precari, che lavorano con contratti a tempo determinato, reiterati negli anni, senza che la loro posizione sia mai stata regolata. Nei fatti questo ha dato vita a una forma di precariato di lunga durata, senza che venissero riconosciuti a questa fascia di lavoratori gli stessi diritti derivanti dall’assunzione a tempo indeterminato.
Le risorse ci sono, ma il nostro governo ha scelto di dare priorità alle spese militari. Con l’ultima Legge di Bilancio, infatti, le spese militari hanno raggiunto cifre mai viste prima: nel 2025 arriveranno a 32 miliardi di euro, di cui 13 miliardi destinati all’acquisto di nuove armi. Siamo di fronte a un aumento del 7,31% rispetto all’anno precedente e l’aumento potrebbe aumentare ulteriormente se consideriamo i costi delle basi militari e i fondi stanziati dall’Unione Europea.
Per la scuola invece sono previsti solo tagli.
Oltre al mancato adeguamento stipendiale, bisogna considerare il ridimensionamento dell’organico che prevede complessivamente 3.794 posti di docenti in meno nel 2025, senza contare i tagli di oltre 2.200 posti all’organico ATA previsti per l’anno successivo.
Il nostro impegno per una scuola pubblica e inclusiva continuerà senza compromessi, perché ogni bambina, ogni bambino, ogni ragazza e ogni ragazzo, ha diritto a un’educazione che rispetti le sue esigenze e le sue potenzialità ma tutto ciò è possibile solo se chi lavora nella scuola possa farlo con serenità e con la garanzia che vengano rispettati tutti i suoi diritti.
Per questo, chiediamo con forza l’annullamento dei corsi INDIRE e l’apertura di un confronto serio e profondo con tutte le realtà scolastiche e sindacali finalizzato alla stabilizzazione dei lavoratori precari, per costruire un sistema che garantisca davvero il diritto all’istruzione e all’inclusione per tutti.