L’8 marzo sta arrivando, manca poco allo sciopero generale annunciato dal movimento femminista a livello globale. Uno sciopero urgente e necessario, quest’anno più che mai, quando il panorama politico è segnato dall’ascesa al potere delle destre reazionarie, razziste e misogine che non solo basano la loro campagna elettorale sul disprezzo delle persone immigrate e delle donne, ma che addirittura promettono un ritorno all’oscurantismo più becero.
Lo sciopero riguarderà quattro settori: quello del lavoro, dello studio, delle cure familiari e del consumo. Stop di ventiquattro ore al lavoro produttivo e riproduttivo. “Senza donne non si produce né si riproduce” è il lemma scelto dalla Commissione 8M, che riunisce associazioni e movimenti provenienti da tutta la geografia spagnola. L’obiettivo è quello di promuovere una riflessione collettiva sul lavoro delle donne in tutti gli ambiti segnati dallo sfruttamento capitalista e patriarcale, in primis quello del lavoro domestico e delle cure familiari. È evidente che il peso dei tagli alla spesa sociale sia ricaduto interamente sulle spalle delle donne, marcando ancora di più la divisione sessuale del lavoro rispetto agli uomini. In un contesto di precarietà che non accenna a diminuire, la cura dello spazio domestico, della prole, delle persone disabili e delle persone anziane continua ad essere un lavoro invisibile, non remunerato e senza il quale il sistema collasserebbe, di cui si fanno carico le donne in generale e quelle migranti in particolare. Lavoro necessario per la riproduzione sociale della vita che non viene riconosciuto dall’economia capitalista e di cui lo stato non vuole assumere la responsabilità fornendo servizi sociali adeguati.
Nel XXI secolo le nostre vite continuano ad essere segnate da disuguaglianza, precarietà, esclusione, razzismo, mancanza di corresponsabilità degli uomini nell’ambito domestico e soprattutto dalla violenza machista che molto spesso uccide e che ancora non è ancora considerata come una forma di dominazione e di oppressione sia nello spazio pubblico che in quello privato. Perciò, l’8 marzo protesteremo contro la violenza sessuale come problema sociale, che affonda le sue radici nel sistema patriarcale e capitalista che organizza le nostre vite sulla gerarchia di genere, classe e razza. L’8 marzo scendiamo in piazza per rivendicare l’urgenza di un cambio culturale e di mentalità che si traduca in un cambio reale nelle relazioni e in un immaginario collettivo che tende a considerarci oggetti di proprietà di cui disporre a piacimento.
L’8 marzo manifesteremo a Barcellona, coscienti del bisogno di trasmettere anche in Italia le tematiche che sono state portate avanti in Catalogna negli ultimi anni: dall’allerta sull’eccessiva medicalizzazione nella vita delle donne (dalla mestruazione, agli anticoncettivi, al parto); alle raccomandazioni per un uso non sessista del linguaggio, in quanto strumento utile per mettere a sbaraglio molti preconcetti; alla necessità di godere della propria fisicità, rifiutando ogni genere di pressione estetica; alla condanna senza appello a ogni tipo di mercificazione del corpo delle donne; alle proposte per un’educazione che sensibilizzi i bambini e le bambine alle tematiche di genere, per creare una vera cultura della parità e del rispetto.
L’8 marzo occuperemo le strade per dire basta a tutte le forme di violenza subite dalle donne in casa, al lavoro, per strada, negli ospedali e nel mondo dell’istruzione e per fermare le politiche dell’odio e della paura alimentate da partiti politici fascisti, razzisti e xenofobi.
L’8 marzo noi donne scendiamo in piazza per dire sì a un nuovo modo di concepire le relazioni personali, sì a un nuovo modo di pensare l’economia, sì a un nuovo modo di organizzare la società basato sul rispetto, sulla solidarietà e sulla parità di condizioni.
Nessun passo indietro nella difesa dei diritti delle donne. Cap pas enrere!
Non siamo vittime, siamo sopravvissute a una cultura maschilista che ha provato, e prova, a imbrigliarci e a controllare le nostre scelte. No som víctimes, som sobreviscudes!
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