Si è tenuta a Lucca, venerdì 14 dicembre, l’ultima udienza del processo che vedeva imputati 27 attivisti versiliesi di organizzazioni e collettivi diversi, rei di aver preso parte alla contestazione di Matteo Salvini arrivato nel 2015 a Viareggio per chiudere la campagna elettorale dei candidati della Lega alle elezioni amministrative. Nei giorni precedenti al comizio di Salvini, stampa e giornali avevano letteralmente bombardato l’opinione pubblica sull’imminente arrivo del leader del Carroccio e, in maniera del tutto spontanea, i cittadini di Viareggio avevano risposto al comizio della Lega con fischi e canzoni di lotta come Bella Ciao. Centinaia di persone in piazza a contestare e 27 imputati, scelti tra la folla in ragione della loro militanza politica. Il teorema accusatorio, manifestazione non autorizzata e adunata sediziosa, non è stato sostenibile nemmeno per il Pubblico Ministero che all’esito di un’articolata requisitoria che ha ripercorso con dovizia di particolari, sia in fatto che in diritto, la vicenda ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste per tutti gli imputati. Potere al Popolo ha subito espresso piena soddisfazione per l’esito di questo processo in merito al quale l’unica forzatura è stata il rinvio a giudizio degli allora indagati. Di diverso avviso il Ministro degli interni, che non si è fatto mancare il consueto commento sulla sua pagina Facebook, inappropriatamente polemico e inesatto. Salvini, nel pubblicare l’articolo del giornale locale Versilia Today che dava conto dell’esito del processo, ha mostrato il suo disappunto lamentandosi del fatto che secondo qualcuno non sarebbe reato aggredire e tirare sassi: in nessuno dei numerosissimi filmati girati dalle forze dell’ordine in quella giornata del maggio 2015 compare mai un solo lancio di sassi. Nessuna condotta di lancio di pietre era contestata nel capo di imputazione né in alcun atto del processo o testimonianza del dibattimento si fa mai cenno a comportamenti del genere. Forse Salvini ha sbagliato processo… Ad ogni modo, il commento del “Capitano” ha scatenato l’immancabile ira funesta dei suoi sostenitori che si sono scagliati in invettive, commenti violenti e vere e proprie minacce all’indirizzo della Procura di Lucca e del Giudice che ha scritto la sentenza. Il fatto è grave di per sé: scatenare il linciaggio mediatico di chicchessia, sulla base di una ricostruzione dei fatti peraltro falsa, è sempre sbagliato. In questo caso, però, la vicenda assume tratti ancor più allarmanti dato che chi commenta è il vice premier, nonché ministro dell’interno e capo della polizia, espressione diretta del potere esecutivo, e che la polemica va ad investire soggetti espressione del potere giudiziario. Tale atteggiamento irrispettoso dei poteri dello Stato da parte di in Ministro dell’interno è inaccettabile. Il clima di odio e violenza alimentato e diffuso dal leader della Lega è pericoloso ed ha già mietuto vittime. Potere al Popolo denuncia da tempo tale atteggiamento e chiede con forza che chi riveste ruoli istituzionali senta il peso e la responsabilità del mandato ricevuto, ragionando sulle conseguenze di ogni affermazione o presa di posizione pubblica. Sappiamo benissimo che ci vorrà tempo perché le persone si disintossichino da questo clima d’odio creato ad arte da chi, non essendo in grado di dare risposte politiche, preferisce buttar tutto in caciara. Ma saremo pazienti e continueremo ad opporci e a denunciare questo clima: non arretreremo di un passo.
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