Piemonte

[Torino] Appendino, basta ipocrisie su senzatetto e degrado

Il 1 settembre 2018 la sindaca Appendino pubblica un post sulla sua bacheca facebook, illuminandoci sul fenomeno dei senzatetto che “frequentano” i portici di Torino. In meno di 24 ore le temperature sono bruscamente calate e i portici del centro di Torino si sono improvvisamente ripopolati di tante persone che dormono per strada. Non che il fenomeno sia mai scomparso anche durante l’estate, ma col freddo è più evidente e le persone cercano ovviamente dei posti al coperto.

Tutto il post è un insieme di ipocrisie e giri di parole per poter dire tutto e il contrario di tutto e non essere così additata come degna rappresentante di coloro che disprezzano i poveri e la povertà, ma il sunto del comunicato è chiaro e dice esattamente questo: non fate l’elemosina ai senzatetto che vedete dormire per strada, perché non solo sono incapaci di autodeterminarsi, non solo sono poveri drogati o pazzi o incauti, sono anche approfittatori perché, come esplicitamente dichiarato dalla sindaca, guadagnano molto dall’elemosina e quindi rifiutano gli aiuti.

Approfittiamo di questo post per raccontare alla sindaca come funziona la vita vera della gente comune perché evidentemente le sfugge o non la conosce affatto.

Quotidianamente siamo posti dinanzi al rischio di restare senza una casa e, se non avete un amico, un conoscente o un parente che ha rischiato di trovarsi in questa situazione almeno una volta, allora siete fortunati. Infondo, se ci guardiamo intorno, non molte delle persone che conosciamo possono permettersi di pagare l’affitto per una casa.

Basta non restare chiusi in zone di comfort per vedere giovani con lavori precari, senza stabilità né prospettive future, che non si reggerebbero senza il sostegno della famiglia di origine; basta guardare le famiglie con figli che stentano ad arrivare a fine mese e i tanti lavoratori e lavoratrici, a nero o regolari, in entrambi i casi spremuti fino all’osso, tornare a casa (in affitto) con l’incertezza economica nello sguardo.  Le minacce di sfratto a Torino sono costanti e in aumento. Basterebbe solo aprire bene gli occhi e leggere attorno i segni di chi prospetta fughe all’estero, non per volontà, ma per rassegnazione, e di chi, pur restando in Italia, è costretto a cambiare spesso città e regione, per inseguire una speranza di lavoro anche se precaria, portandosi dietro un bagaglio di fatica, solitudine e legami spezzati. Le vite delle persone comuni sono costantemente a rischio di rientrare in tristi statistiche che ci raccontano che più di 3 milioni di famiglie residenti (ben 9,5 milioni di individui) sono in uno stato di povertà relativa e che le categorie più colpite sono i giovani, gli operai e i migranti.

Non siamo ingenui, conosciamo bene il rischio di dipendenze e di malaffare che le situazioni di disagio e marginalità possono subire, ma sappiamo anche che puntare il dito contro le persone in difficoltà, addirittura ipotizzando vantaggi economici nella situazione di senza tetto, senza andare alle cause del malessere che è quasi sempre di tipo economico e lavorativo, è quantomeno superficiale e strumentale, volto solamente a racimolare un po’ di voti. Quello che lei, cara sindaca Appendino, non sa o fa finta di non sapere, è che la vita si è fatta dura in una società tanto competitiva e ingiusta, in una società che non garantisce un sostegno reale alle difficoltà.

In un attimo ci si può ritrovare senza il lavoro, nell’impossibilità di trovarne un altro e con un accesso ai servizi pubblici con il contagocce visto l’avvio delle privatizzazioni, soprattutto nel sistema Sanitario. Così spesso si muore ancor prima di poter essere curati, come in “Io, Daniel Blake”, con la differenza che non siamo su un set cinematografico, ma nella vita vera di tantissime persone ormai.

Nella serie di ipocrisie che contiene il post della sindaca, troviamo anche il ridicolo tentativo di prendere le distanze dal Daspo Urbano, dichiarando che “manca di utilità”, ma annunciando poi “elementi di arredo urbano” per non farle stanziare nelle piazze auliche del centro. Certo, perché le persone non si allontanano se gli dai un foglio in mano, molto meglio mettere degli spuntoni sulle panchine, concludiamo noi: non sia mai che i benestanti cittadini del centro o i turisti possano storcere il naso trovandosi faccia a faccia con la violenza di questa società che affama e ammala.

Ricordiamo, inoltre, alla sindaca che a febbraio “qualcuno” aveva inviato già i vigili a “ripulire” il centro ma, come da buon costume di certi politici, nessuno sapeva chi li avesse incaricati.

La gravità delle dichiarazioni della sindaca Appendino sta proprio nel rafforzare la convinzione comune, a tanti come lei, che vuole il povero come unico responsabile della sua condizione, come colui che avrebbe potuto stare bene, ma non ha voluto adeguarsi impegnandosi e facendo sacrifici, ma anzi sfrutta la situazione di nullatenente per guadagnarci alle spalle degli altri, tramite beneficenze, sussidi o aiuti. La sindaca di fatto rafforza l’idea che se sei povero e in una situazione di difficoltà non puoi rifiutarti di accettare gli aiuti, anche se dormire in dormitori fa schifo, anche se per trovare un posto devi farti ogni giorno i giri dei dormitori dei vari quartieri a partire dalle 18 e magari saltare la cena alla mensa per non rischiare di restare per strada, anche se stare in dormitorio significa separarti dalla tua compagna o non portare con te il tuo cane, o devi sopportare scoppi di liti per nervosismo accumulato, con operatori sottopagati e precari che spesso non riescono a gestire la situazione perché costretti a turni notturni spesso da soli e dopo aver fatto tante ore diurne.

Noi invece riteniamo imprescindibile dare voce a tutti coloro vivono per strada, ma anche a coloro che fanno fatica ad arrivare a fine mese e che non poche volte hanno temuto di poter cadere in una situazione di disagio maggiore, con tutte le conseguenze che essa implica.

Il ruolo di sindaco di una grande città come Torino dovrebbe essere vissuto come un’opportunità di miglioramento per i suoi abitanti, a partire da coloro che vivono in situazioni di difficoltà economiche, ed invece la sindaca 5stelle preferisce difendere il proprio “operato” e cavalcare le onde emotive della maggioranza degli elettori, provando a nascondere la polvere sotto il tappeto, usando il tasto della generosità dei cittadini che, dopo aver letto il suo post, non solo si sentono legittimati a non dare aiuto ai senza dimora, ma possono anche vantarsi di essere migliori e generosi.

Noi non abbiamo bisogno che un sindaco ci racconti della generosità dei cittadini, conosciamo bene le tante persone che si rimboccano le maniche e che si “sporcano le mani” per aiutare gli ultimi e costruire una società giusta. Ogni giorno ci impegniamo in attività di mutualismo e solidarietà non certo per sostituirci allo Stato, ma per spezzare la catena di solitudini, per organizzarci, riconoscerci e rivendicare ancora con più forza quello che ci spetta. Siamo convinti che non si possa creare una società giusta se non a partire proprio dalle contraddizioni di quella attuale e dai bisogni degli ultimi, che sono tali perché ampie fette di popolazione sono svendute come merci per il profitto di banche, industrie belliche e colossi economici.

Come Potere al Popolo raccogliamo le storie di chi si rivolge ai nostri sportelli gratuiti, sparsi in tutta Italia, nelle Case del popolo, e non chiudiamo gli occhi dinanzi alle contraddizioni e a chi subisce le ingiustizie, perché non abbiamo nessuna faccia da salvare, ma la faccia piuttosto ce la mettiamo sempre e ovunque, né abbiamo bacini di voti da difendere.

Esistiamo per dare potere al popolo, perché è da lì che veniamo e non ce ne siamo mai andati!

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