Gli ultras del Maccabi Tel Aviv per due giorni hanno creato il panico ad Amsterdam: hanno tirato via le bandiere della Palestina da fuori le case di chi le aveva esposte in solidarietà con il popolo palestinese, picchiato a sangue un tassista perché arabo, devastato diverse attività commerciali e cantato a squarciagola “lascia che l’IDF vinca per fottere gli arabi” ed ancora “non ci sono scuole a Gaza perché non ci sono più bambini”. Durante la partita hanno fischiato il minuto di silenzio per le vittime dell’inondazione di Valencia, perché la Spagna ha riconosciuto formalmente la Palestina.
Parliamo degli stessi ultras sionisti che nel marzo scorso hanno brutalmente aggredito un palestinese (o sostenitore della Palestina) ad Atene, in occasione di un’altra trasferta europea. E nonostante i loro atteggiamenti fossero risaputi le forze dell’ordine olandesi non hanno fatto niente per evitare gli atti di razzismo che hanno messo in atto ad Amsterdam.
Eppure sulla stampa italiana ed internazionale non si trova nulla di tutto ciò.
Nessuna condanna per quanto fatto dagli ultras israeliani. Nessuna presa di distanza. Solo “fake news” utili a spacciare la reazione a tutto questo come “antisemitismo” da parte di chi sostiene il genocidio in Palestina. Perché chi parla di “caccia all’ebreo”, non solo è in mala fede ma è complice di Israele.
Chi ha stravolto appositamente la realtà dei fatti, capovolgendo causa ed effetto, funge da scorta mediatica per i crimini israeliani.
Ad Amsterdam non c’è stato nessun atto di antisemitismo ma solo l’ennesima vergognosa dimostrazione della violenza sionista.