6 FEBBRAIO ANCONA – CONTRO OGNI SESSISMO
“Cultura Mortifera”, “Sostituzione Etnica”, “Diritto alla salute”, “Prevenzione”, “Politiche Sociali e per la Famiglia”… di tutto è stato usato per attaccare ancora una volta, L’ENNESIMA, il corpo delle donne, la libertà di scelta e il diritto all’esistenza di tutte e tutti.
La salute sessuale e riproduttiva delle donne viene prima negata poi strumentalizzata per nascondere il vuoto cosmico dei servizi di supporto alla genitorialità, delle politiche educative e per il lavoro che, DI FATTO, ci impediscono di scegliere ben prima di entrare nei consultori ormai ridotti e privatizzati.
Dal grottesco al tecnichese, una parabola questa che ben ci allinea al panorama nazionale, all’avvento di Draghi e alle prossime stagioni di tagli per il bene pubblico.
Noi non solo vogliamo poter abortire, VI ABORTIAMO.
ABORTIAMO UN PARADIGMA CHE CI VEDE PRIVE DI CAPACITA’ DECISIONALE, CHE CI TRATTA COME INCUBATRICI, BADANTI, ACCESSORI, COME MANIFESTINI DA PROPAGANDA.
Essere Femministe implica riconoscere come semplici differenze vengano trasformate in strumenti d’oppressione e segregazione.
Di discriminazione sociale, economica, politica.
Secondo l’ISTAT da novembre i lavoratori sono scesi di 101 mila unità, 99 mila di queste sono donne.
La differenza non è dovuta alle chiusure, la crisi non discrimina, né perché alle donne piace fare le venditrici di Yves Rocher da casa.
Le donne hanno perso più facilmente lavoro perché più spesso vengono assunte con contratti precari, sotto ricatto e con il foglio del licenziamento in bianco pronto nel cassetto.
Sono state DISMESSE perché non esiste un welfare pubblico e accessibile per decidere di avere figli o anche solo una vita. Ma ovviamente se nelle Marche negli ultimi 20 anni sono stati ridotti i presidi ospedalieri e TERRITORIALI, il personale socio-sanitario, se le politiche educative si fanno A PROGETTO, esternalizzando e non garantendo i servizi essenziali alla persona, se le politiche di contrasto alla povertà si fanno con contributi STRAORDINARI, una tantum, se la cura e l’assistenza di bambine e bambini, anziani, persone con disabilità è compito delle famiglie, quindi DELLE DONNE, il problema è che “il quartiere degli Archi di Ancona è un quartiere multietnico”.
OVVIO.
Per questo non ci basta pretendere che FINALMENTE i consultori siano accessibili, che FINALMENTE si possa accedere alla RU486 in sicurezza: NON vogliamo un altro SOFFITTO DI CRISTALLO.
Perché quando ti dicono che hai pari opportunità ma tu non riesci neanche a sapere se pagherai la prossima rata dell’auto (figuriamoci l’affitto o il tablet per la DAD) o quando ti dicono che il diritto all’aborto è una legge dello Stato ma solo 3 consultori nelle Marche lo garantiscono, o quando ti dicono che i consultori esistono ma non c’è personale e a sostituire i professionisti entrano i movimenti PRO-VITA, DI FATTO NON PUOI SCEGLIERE.
Tagliare i diritti, renderli NON ESIGIBILI o NEGARLI FRONTALMENTE sono solo due facce dello stesso sessismo.
In entrambi i casi rimaniamo oggetti della politica, NON SOGGETTI. In silenzio invisibili e grottescamente sorridenti come nel manifesto provita che sta girando in tutta Italia da settimane.
Un percorso lineare, dove a cadere progressivamente sono le impalcature di facciata di un modello di sviluppo in conflitto con la vita e ben condiviso da chi antepone le ragioni del profitto a quelle della salute e della dignità umana.
A destra come a sinistra, perché al fascismo brutto e cattivo della Giunta Acquaroli ha aperto la strada il garbato smantellamento delle precedenti amministrazioni PD e non basta una mozione per salvare la faccia e riacquistare consenso.
E se per le donne bianche europee la situazione è disastrosa, immaginiamo di essere soggetti migranti, transessuali, non binari, ALTERITÀ CHE NELLO SPAZIO PUBBLICO NON HANNO NÉ VOCE NÉ RAPPRESENTAZIONE, quali possibilità ci rimangono? La lotta femminista è intersezionale o non sarà.
Per tutti questi motivi rilanciamo la partecipazione alla manifestazione di oggi. Per riappropriarci dei nostri spazi decisionali, dei nostri diritti ma SENZA SCONTI. Vogliamo rappresentarci autonomamente e chiaramente di fronte alle sante alleanze del profitto sui nostri corpi, sulle nostre aspettative, sulle nostre possibilità di esistenza.
Per contrastare il sessismo in tutte le sue forme e pratiche, NON SI TORNA INDIETRO.