Calabria

[Alto Jonio] Mal d’Agri 2019 a Montegiordano

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Una settimana fa, a Montegiordano Marina (Cs), ci siamo incontrati per fare il punto sulle concessioni di ricerche petrolifere (in mare e in terraferma) che hanno in serbo per noi le istituzioni.
Avevamo deciso di parlarne in piazza, ma non è stato possibile all’aperto perché non ci è stata data l’autorizzazione. L’amministrazione comunale si è barricata dietro il piano sicurezza, inserito da Minniti lo scorso anno e modificato e inasprito da Salvini il 18 di luglio. Giorni e giorni di rassicurazioni telefoniche portate via dal vento, da parte dell’assessore preposto, ci hanno fatto, sostanzialmente,
perdere tempo
necessario per redigerne uno nei termini previsti. Ci è stato detto più volte dalla questura che, essendo il nostro un incontro informativo con proiezione,
il grado di emergenza sarebbe stato talmente tanto basso da definirlo “irrilevante”, e che perciò se avesse voluto il sindaco avremmo potuto guardare il documentario, Mal d’Agri 2019 di Mimmo Nardozza, sotto le stelle.
Peccato che lo stesso non abbia neanche accettato l’invito alla serata, poi svoltasi nella biblioteca comunale.

Prima tappa di una serie di incontri promossi da PaP, la seconda due giorni fa in piazza a Nemoli, per informare la popolazione dei rischi a cui saranno sottoposti i nostri territori e inevitabilmente, direttamente coinvolta, anche la nostra salute.
A portare l’esperienza vissuta sulla propria pelle i nostri vicini di casa lucani, che da anni fanno i conti col mostro che in Val d’Agri prende il nome di Eni,
l’ente pubblico poi trasformatosi in una società per azioni di cui lo Stato detiene un capitale superiore al 30%.

Le nostre terre, stando ai permessi rilasciati dal Ministero dello Sviluppo Economico, verranno modificate sensibilmente dalla Total.
Una concessione, Tempa La Petrosa, che proseguendo sotto il nome di Fonte della Vigna, copre un’area che supera i 460 kmq, invadendo Basilicata e Calabria, fregandosene del rischio geologico per alluvionamenti e dissesti, del fenomeno di abbassamento del bacino marino (subsidenza), della vicinanza all’Itrec, dell’interferenza con la rete delle acque sotterranee, dell’adiacenza alla diga di Senise, il serbatoio di Monte Cotugno che rifornisce acqua potabile nel settore agricolo e industriale, infischiandosene dei Sic (Siti di Interesse Comunitario) e delle Zps (Zone a Protezione Speciale), tutelati dalla Comunità europea grazie alla Direttiva Habitat n. 43 del 21 maggio 1992, (92/43/CEE) recepita in Italia nel 1997.

Il Tar Basilicata ha rigettato il parere di compatibilità ambientale negativo (V.I.A., valutazione d’impatto ambientale) delle Regioni, poiché all’epoca l’emanazione, redatta e inoltrata un anno dopo lo Sblocca Italia, gli enti non erano più investiti del relativo potere.

Su queste nostre terre non ci rimane che sperare che la sentenza sia stata veramente impugnata al Consiglio di Stato, come ci fa sapere l’autorità lucana.

Per quanto riguarda il mare, ancora troppe istanze rimangono aperte, e quelle riguardanti la californiana Global Med rimangon indigeste: i permessi autorizzati dal Ministero dello Sviluppo Economico, eludono completamente le leggi che vietano espressamente che un singolo gestore possa avere in concessione un’area superiore a 750 kmq. La Global ha ottenuto permessi per oltre 3700 kmq.

La nostra contrarietà vale ben poco, ancor meno se le istituzioni rispondono in ritardo e sbagliando i ricorsi.

Nonostante la conferenza sui cambiamenti climatici, tenutasi a Parigi nel 2015, avesse portato i 196 paesi partecipanti all’unanimità sull’accordo di un cambio di rotta, una nuova strategia energetica per ridurre le emissioni di sostanze inquinanti in atmosfera, l’Italia si contraddistingue per contraddizione, lo dimostra costantemente approvando permessi,
di fatto, svendendo la penisola e i mari che la bagnano.

Non si fa altro che parlar di sicurezza in maniera distorta. Dobbiam difenderci costantemente da chi dovrebbe garantircela, la sicurezza quella vera! Mentre si continua a tagliare sulla spesa pubblica, mentre centinaia di lavoratori han perso la vita perché si è risparmiato sulla sicurezza, si fa passare lo straniero povero per un disonesto, lasciandolo morire in mezzo al mare in nome della sicurezza, e si regalano porzioni di terre e fondali marini, vere e proprie occupazioni, agli stranieri ricchi che arrivano, prendono e vanno via, lasciando devasto e malattia.

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