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[LIVORNO] COMUNICATO SULLA VERTENZA POLIGRAFICI DE IL TIRRENO / SAE

Lunedì 16 dicembre è stato firmato l’accordo di intesa tra le parti che conclude la vicenda dei 35 lavoratori poligrafici de Il Tirreno. I lavoratori non saranno trasferiti in Sardegna, e la sede della nuova società Sae relativa ai poligrafici avrà sede a Livorno.

Partiamo con il dire che come Potete al Popolo, siamo molto felici per la conclusione della vicenda per i lavoratori che non saranno costretti a lasciare la nostra città. Allo stesso tempo, il futuro non appare roseo, perché parliamo comunque di ammortizzatori sociali e non di lavoro reale. La nostra città è area di crisi complessa e l’azienda potrà così usufruire dei sussidi straordinari che sosterranno i dipendenti.

Qui purtroppo finiscono le buone notizie, e messa da parte la giusta felicità per il futuro di 35 famiglie, seppur non sicuro nel lungo periodo, ci corre l’obbligo di fare una seria riflessione sul presente e il futuro della nostra città.

Quello raggiunto è un accordo al ribasso, un tampone che evidenzia la debolezza strutturale a livello sociale ed economico di Livorno.

Ci ritroviamo ad essere felici per la perdita di 35 posti di lavoro, solo all’ultimo respiro si è trovata una soluzione che prima non era stata pensata e proposta né dalle istituzioni, né dalle parti sociali che inizialmente si erano occupate della vicenda, segno anche di una poca conoscenza degli strumenti a disposizione dei corpi intermedi e della politica cittadina. Solo l’intervento provvidenziale di un incontro con un segretario sindacale, ha permesso di proporre questa mediazione.

Scarsa e insufficiente è stata la mobilitazione cittadina a favore dei lavoratori che rischiavano di perdere il lavoro senza nessun sussidio, con l’aggravante che l’azienda, e cioè Il Tirreno, per interessi della proprietà ha tenuto tutta la vertenza sotto silenzio, mostrando anche il potere dell’attore coinvolto.

La nostra città ha perso tutta la sua forza mobilitativa, l’interesse alla cosa pubblica, e la solidarietà è una cosa sempre più difficile da aggregare per le vicende lavorative, per scioperi o vertenze. Gli imprenditori la fanno da padroni ricattando i lavoratori sempre più ignari dei loro diritti e soprattutto deboli a livello di rapporti di forza. Basti pensare che Sae voleva in modo mascherato giungere al licenziamento di 35 dipendenti e giusto 4 giorni fa, ha firmato un accordo per acquisire la testata La Provincia Pavese, insomma non appare proprio una società in crisi, ma solo una società che vede i propri dipendenti come una zavorra (che verranno pagati da ammortizzatori pubblici anche se non ci sembra che i conti della società siano così in rosso viste le continue acquisizioni).

La storia della città rossa, solidale si sta via via affievolendo, la passione politica sta andando a scemare come si vede dalla scarsa affluenza al voto e dalla partecipazione sempre minore alle manifestazioni di piazza. Quella cultura politica che aveva caratterizzato gli anni passati dove tutti noi fin da bambini sentivamo parlarne in casa, a tavola, per le strade, sta andando a scomparire e chi ne beneficia sono le imprese grazie anche a leggi sempre più a loro favore.

Quel che ci aspetta è un periodo ancora più difficile, il rischio di una guerra globale, sempre maggiori risorse destinate agli armamenti invece che al sociale, e l’intervento sempre più forte dell’intelligenza artificiale che sostituirà il lavoro umano. A tutto ciò dovrebbe contrapporsi un forte movimento di lotta che richiede maggiori salari, reddito universali e alte tassazioni ai grandi imprenditori che con l’aiuto delle macchine faranno sempre più profitti sostituendo i lavoratori e non dovendo più pagare stipendi. E invece nel nostro paese abbiamo un grande consenso unanime per i partiti con idee guerrafondaie (dal PD alla destra), e il governo continua a tagliare il welfare, reprimere le manifestazioni e il dissenso con leggi come il DDL 1660, a precettare gli scioperi, a manganellare gli studenti e a favorire la Flat Tax che vuol dire meno tasse per i super ricchi. Per non parlare della questione della mancata tassazione degli extraprofitti a banche e compagnie energetiche (si pensi che Eni ha fatto 40 MILIARDI di UTILI in 3 anni e poi assistiamo inermi a stragi dove evidentemente era carente la sicurezza come a Calenzano).

Quello che insomma crediamo sia necessario alla nostra città, così come al paese intero, è quello di informarsi sempre di più su cosa succede intorno a noi, lottare e cercare di portare solidarietà concreta a chi lotta per i propri diritti, ricordando sempre che Se colpiscono uno, colpiscono tutti.

Potere al Popolo Livorno

 

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