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AUTONOMIA DIFFERENZIATA: FERMIAMOLA, MA PER DAVVERO

L’Autonomia Differenziata è un ulteriore attacco ai nostri diritti fondamentali.

Un attacco che si concretizza nella liquidazione definitiva dello Stato Sociale e dell’unità formale delle condizioni contrattuali dei lavoratori e delle lavoratrici.

Da tempo in Italia le politiche economiche liberiste e di austerità, attuate dai governi “tecnici” come da quelli di centrodestra e centrosinistra, hanno fatto crescere le diseguaglianze sia nella dimensione di classe tra ricchi e poveri, sia in quella tra Nord e Sud.

Ora la legge sull’Autonomia differenziata rende organica e sistematica l’ingiustizia sociale su base territoriale, condannando le regioni del Mezzogiorno ad una marginalità coloniale e quelle Settentrionali alla privatizzazione dei servizi pubblici voluta dal partito unico degli affari.

La frantumazione dell’economia e della società in venti staterelli in competizione tra loro è il risultato del progetto e dell’ideologia liberista. Non a caso Giorgia Meloni ha giustificato l’AD spiegando che essa renderà più competitiva ogni regione e che il Sud potrà crescere se si affiderà di più al libero mercato.

La competizione tra regioni avverrà sul terreno della privatizzazione dei servizi pubblici e sulla svendita del patrimonio ambientale e artistico. Sulle agevolazioni per ricchi e imprese e sulla riduzione dei salari e dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici attraverso la regionalizzazione dei contratti.

La competizione tra regioni sarà al ribasso, perché su tutte peseranno i tagli al bilancio pubblico previsti dal nuovo patto di stabilità approvato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’UE lo scorso aprile, oltre che il drenaggio di risorse da sanità, scuola e servizi sociali alla difesa a causa dell’aumento delle spese militari. Aumento voluto dalla NATO e accettato sia dalle forze di maggioranza che dal PD.

La scuola regionalizzata sarà ancora più lontana dall’essere uno strumento finalizzato al pieno sviluppo della persona umana e verrà ridotta a sede di apprendistato delle imprese al NORD e a ghetto per futuri migranti al SUD.

I beni comuni e la cultura saranno regalati agli affari.

Per tutte queste ragioni l’Autonomia Differenziata va combattuta e fermata sul piano politico e sociale, impedendone in ogni modo l’attuazione, e Potere al Popolo è impegnato per questo scopo di democrazia e giustizia.

Da pochi giorni è iniziata la raccolta delle firme per il referendum abrogativo della legge sull’AD, lanciata dalla CGIL, dai partiti di centrosinistra e da varie associazioni ad essi legate.

In realtà la raccolta firme potrebbe non essere necessaria perché il referendum potrebbe svolgersi anche per la richiesta delle cinque regioni governate dal centrosinistra che si sono dichiarate contrarie alla legge sull’AD. Ma ad oggi solo due regioni, Campania e Emilia-Romagna, hanno sottoscritto l’atto formale per richiedere il referendum.

Potere al Popolo darà il massimo impegno per il SÌ all’abrogazione dell’AD se e quando si giungerà al voto, ma non aderisce ai comitati di centrosinistra, per queste ragioni:

1) L’Autonomia Differenziata è frutto diretto della controriforma del Titolo V della Costituzione fatta dal centrosinistra nel 2000 con l’obiettivo di guadagnare il consenso dell’elettorato della Lega.  Con essa si è stabilito il principio della legislazione concorrente tra Stato e Regioni su moltissimi temi di interesse pubblico e sociale. Abbiamo vissuto così gli effetti negativi di quella controriforma nel disastro di venti sistemi sanitari regionali durante il Covid. Non è possibile tacere su questo, come invece fa il comitato promotore referendario. Anche perché, se su un tema così rilevante si chiede un referendum ordinario, soggetto quindi alla tagliola del quorum, è proprio per colpa della controriforma costituzionale, che ha permesso alla Lega di presentare l’AD come semplice attuazione di quanto già deciso dal centrosinistra.

2) Il percorso verso l’AD è stato avviato da governi di centrosinistra e sottoscritto dalla giunta della Regione Emilia-Romagna. Ora gli esponenti di centrosinistra spiegano che quella loro era un’autonomia buona, mentre quella del governo Meloni sarebbe cattiva. Noi non accettiamo questa distinzione, per noi l’AD è pessima in ogni modo e fare queste distinzioni indebolisce la lotta per rovesciarla. Soprattutto il secondo quesito referendario, proposto dalle giunte di Emilia-Romagna e Campania, è una vera e propria truffa ai danni degli elettori perché non abolisce tutta la legge Calderoli e conferma che una parte del centrosinistra non vuole abolire l’AD, tanto che il Governatore De Luca ha tenuto a precisare che con 3 modifiche alla legge Calderoli si può evitare il referendum.

3) Guai a dimenticare la controriforma costituzionale voluta nel 2012 dal governo Monti e sostenuta del centrosinistra e dalla destra. Obbedendo ad un diktat europeo fu introdotto l’obbligo di pareggio di bilancio per lo Stato e il vincolo europeo per le Regioni. Cioè, l’austerità è stata costituzionalizzata e questo aggrava i danni sociali dell’AD. Anche su questo non si può tacere.

4) L’allarme sugli effetti dirompenti dell’AD sull’unità nazionale è giusto. Così come la denuncia della devastazione della democrazia, completata da quel premierato che abolisce definitivamente la Costituzione antifascista. C’è però una evidente contraddizione tra lo sventolare il tricolore in Parlamento a difesa della democrazia minacciata, e tacere sul fatto che il Presidente della Repubblica ha tranquillamente controfirmato questa legge liberticida. Non si può tacere sempre su tutto, anche perché la destra usa per sé i silenzi, le ipocrisie e le ambiguità del centrosinistra.

Per Potere al Popolo la lotta per fermare l’AD è parte di quella per rovesciare tutte le politiche liberiste di questi decenni, di cui l’AD è un compimento.

Le reticenze e le mezze misure indeboliscono la mobilitazione contro l’AD e aiutano la destra.

PaP ritiene necessario che, a partire dalle forze che hanno organizzato la manifestazione del 1° giugno, si costituisca una mobilitazione comune contro l’AD e le politiche di austerità e di guerra, sempre più intrecciate tra loro ai danni dei lavoratori, dei pensionati, dei poveri e degli sfruttati, in tutto il Paese.

Su questo siamo e saremo impegnati.

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