L’acqua potabile di 70 comuni della provincia di Torino sarebbe soggetta alla contaminazione da PFAS; oltre 125mila persone in Piemonte potrebbero aver bevuto dai propri rubinetti acqua contaminata e pericolosamente cancerogena.
Questo è quanto emerge dal rapporto pubblicato da Greenpeace il 6 febbraio, in cui vengono riportati i dati ufficiali degli enti pubblici regionali, raccolti attraverso istanze di accesso agli atti. Non solo nell’alessandrino quindi, in cui era già ben nota la presenza elevata di PFAS a causa del polo chimico della multinazionale Solvay (maggiore responsabile di questo tipo di inquinamento), ma anche in tutto il torinese e in molti altri comuni del Piemonte non ancora monitorati, la contaminazione delle nostre acque risulta essere un problema decisamente grave.
Secondo lo studio riportato da Greenpeace, nelle acque piemontesi sarebbero presenti principalmente due composti appartenenti alla famiglia delle PFAS: la prima (PFOA) dichiarata di recente dall’OMS come sostanza cancerogena per l’uomo, mentre la seconda (PFOS) come possibile cancerogena. Entrambe le componenti sono impossibili da degradare nell’ambiente e per questo sono definite inquinanti eterne.
Queste stime preoccupanti sono emerse dai dati che, con non poca fatica, Greenpeace è riuscita a estrapolare agli enti pubblici regionali. Tra 43 richieste di condivisione dei dati rivolte ad ASL regionali e gestori del servizio idrico, solo in 10 enti hanno risposto positivamente, mentre tutti gli altri hanno affermato di non avere dati disponibili al momento, o non hanno risposto proprio. Il problema, infatti, non riguarda solo la nostra regione ma anche molte altre, come il Veneto. Per quanto riguarda il Piemonte la Smat, che copre il 95% della rete idrica dell’intera provincia, presenta alti valori di PFOA in decine di comuni, ma nonostante questo dichiara che l’acqua Smat è sicura e rispetta tutti gli standard sanitari.
All’audizione promossa sul tema nel consiglio regionale del Piemonte da Francesca Frediani, consigliera regionale di Unione Popolare, la giunta Cirio (centro-destra) ha risposto che i livelli riscontrati sono inferiori ai limiti complessivi previsti dall’attuale regolamentazione, ammettendo che non verranno prese in considerazione nuove azioni per monitorare il fenomeno.
All’assessora di centro-sinistra Foglietta, dopo che il Comune di Torino si è attivato con una lettera formale per chiedere spiegazioni, sono state sufficienti le rassicurazioni del gestore Smat, per smettere di dare credito alle accuse mosse da Greenpeace. L’assessora del comune ribadisce che le acque del torinese sono a norma di legge, ma questo perché la legislazione sulle acque potabili attualmente esistente consente limiti altissimi e pericolosi per quanto riguarda la presenza di PFAS nelle acque.
A regolare la purezza dell’acqua, infatti, sarà una legge dell’Unione Europea che entrerà in vigore nel 2026; in mancanza di questa, in Italia non esiste una legge a regolamentare la presenza di PFAS nelle acque. La legge del 2026 sarà comunque un “buco nell’acqua”, in quanto verrà applicata a partire da direttive del 2020, anno in cui i PFOA non erano ancora stati dichiarati cancerogeni. Infatti questa legge fisserà il limite legale di PFAS nelle acque a 100 ng/l., una quantità molto cancerogena per l’uomo, contando che in diversi paesi del mondo i limiti non superano i 2ng/l. Le stime più preoccupanti, per quanto riguarda il territorio del torinese, vengono da alcuni comuni della Val di Susa, in particolare Gravere, che tocca un picco di 96 ng/l., Chiomonte e Bardonecchia.
Guarda caso proprio i territori circostanti alla grande opera ecocida del TAV che col suo cantiere da trent’anni devasta e inquina l’ambiente; ci chiediamo da dove possa venire una così alta concentrazione di PFAS nelle acque potabili di comuni così isolati e poco abitati, comuni d’alta montagna nei quali non vi è nessun tipo di industria che potrebbe causare questo tipo di inquinamento.
Per concludere, il rapporto di Greenpeace ha messo in luce una situazione decisamente preoccupante che le istituzioni, dalla Regione Piemonte al Comune di Torino, dalle ASL regionali fino ai gestori dell’acqua potabile come Smat, con la loro politica d’immobilità stanno contribuendo a rendere sempre più pericolosa per i cittadini. L’inquinamento del nostro pianeta e la devastazione ambientale dei territori, come accade da anni in Val Susa, porta conseguenze sempre più gravi per la popolazione ed è un problema che non possiamo più rimandare.
Vogliamo più controllo sull’acqua potabile, sia rispetto le ASL regionali, sia rispetto gli enti idrici come Smat!
Vogliamo la messa al bando di tutte le PFAS e la fine della contaminazione delle nostre acque!
Vogliamo bere acqua sicura!