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[CALABRIA] NO ALLA DEVASTAZIONE AMBIENTALE E SOCIALE DELLA CALABRIA

(Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.)

Il Piano Regionale Integrato Energia e Clima (PRIEC) della Regione Calabria approvato dalla Giunta regionale di Occhiuto con deliberazione n. 402 della seduta del 10/08/2023, pianifica la distruzione ambientale e sociale della Calabria. Non c’è solamente il rilancio del progetto di un rigassificatore a Gioia Tauro, il Ponte sullo Stretto, ma vi sono anche i progetti dell’installazione delle pale eoliche on-shore e off-shore disseminate sull’intero territorio calabrese e, infine, l’adesione al progetto politico dell’autonomia differenziata che altro non è che la secessione dei ricchi e la distruzione definitiva dei residuali diritti del lavoro e della tutela della salute. Si pensi all’off-shore nel Golfo di Squillace per il quale ci sono richieste per installare 216 pale eoliche per una produzione energetica di 3.426.000.000 di watt ovvero al fatto che in Italia, gli impianti eolici sopra i 10 MW di potenza sono 342, per una potenza complessiva di 9,9 GW, quasi la totalità dell’installato (10,979 GW) e di questi, in Calabria, ne ricadono 28, per una potenza complessiva di 1.098 MW, che rappresentano, anche in Calabria, quasi la totalità dell’installato (1.173). Le province più interessate dagli impianti eolici sono Catanzaro e Crotone con quasi il 70% degli impianti installati.

Riteniamo grave l’impatto ambientale e sociale dei progetti, così com’è grave che venga dato un pezzo di mare in concessione ad un privato per trarre profitto che poi pagheremo nelle bollette. Il nostro non è un no alle rinnovabili, all’innovazione, il nostro è un no a progetti che si vestono di nuovo e di verde ma ripropongono la stessa modalità di aggressione al territorio e di distruzione ambientale. Le promesse sono sempre le stesse: coinvolgimento di enti e associazioni locali, ricadute economiche positive per il territorio, bollette meno care, nuovi posti di lavoro. Questo gioco delle promesse, però, abbiamo imparato a conoscerlo bene in molte altre occasioni e si è sempre trasformato in un gioco dalle carte truccate. Le promesse sono rimaste solo promesse e i fatti poi parlano di altro: profitti per pochi e devastazione dei territori. Gli impianti eolici, per il loro numero, assumono dimensioni spaventose, è l’ennesimo grande impianto, dal forte impatto sul paesaggio, sull’economia locale e sull’ecosistema marittimo. L’ennesimo mostro che divora risorse ad uso e consumo della multinazionale di turno, a cui nulla interessa del bene comune delle popolazioni locali. Peraltro, come già successo e continua a succedere in tutta la Calabria, questa finta transizione energetica fatta con i grossi impianti industriali, dietro le apparenze non ha nulla di green. Chiamiamo, allora, le cose con il loro nome. Queste sono operazioni invasive per i territori, fonti rinnovabili utilizzate in maniera speculativa e non per una reale riconversione energetica, interventi utili solo agli interessi dei grossi gruppi energetici e nulla più. Un capitalismo “green” che non ci indirizza verso l’autonomia energetica della comunità, non ci affranca dalle fonti fossili (vedi Tap) e, in definitiva, nulla ha di ecologico. Abbiamo a che fare con una vera e propria aggressione al territorio, fatta passare per riconversione energetica. Ma che riconversione energetica è quella che cancella il nostro paesaggio, la memoria dei luoghi, la nostra stessa economia? Che riconversione energetica è quella che non parte dalle comunità, non ritorna ad esse e non tiene conto delle esigenze di esse?

Diceva Peppino Impastato: “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.

Noi non intendiamo rassegnarci a questa devastazione, lavoriamo per aprire una riflessione ed avviare una corretta informazione per essere seriamente al fianco delle popolazioni che subiscono tali impianti. Vogliamo contribuire per aprire, qui ed ora, una stagione di lotta per opporci all’arroganza e alla voracità degli interessi dei grossi gruppi privati del settore energetico e chiediamo ai sindaci, agli assessori e agli enti coinvolti di unirsi alle loro popolazioni in lotta per fermare questo scempio.

Potere al popolo Calabria

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