L’accelerazione degli eventi delle ultime 24 ore fa sì che i venti di guerra sull’Ucraina soffino ancor più forti di prima.
Dopo settimane di provocazioni da parte di Biden, della NATO e del governo ucraino, la decisione della Russia di riconoscere l’indipendenza delle Repubblica Popolari di Donetsk e di Lugansk è arrivata a valle di un discorso di Putin improntato al più bieco nazionalismo.
Il revisionismo storico del presidente russo si è concentrato sul concetto di un’Ucraina mera invenzione di Lenin e dei bolscevichi: una ricostruzione falsa storicamente e inaccettabile politicamente, perché l’URSS è stato il primo vero tentativo di sconfiggere il nazionalismo, di riconoscere il diritto all’autodeterminazione dei popoli – anche e soprattutto quelli di “casa propria” – e di affermare la convivenza e la parità tra di essi. Non a caso dopo la sua fine in Europa è ricomparso un feroce nazionalismo, spesso su base etnica, su cui hanno soffiato USA, UE e NATO e che ha già condotto a sanguinose guerre, come quella nella ex Jugoslavia.
La Nato come fattore di guerra e non di pace
Oggi media e politici spiegano gli eventi solo sulla base dei piani di “Vlad il pazzo”; tuttavia, la verità è che la responsabilità non ricade esclusivamente su Russia e Ucraina.
Il conflitto è frutto del fallimento delle politiche implementate da trent’anni a questa parte, a partire dal crollo dell’URSS. Uno dei fattori chiave è stato l’espansionismo della stessa NATO che, spingendo sulla leva dell’espansionismo a Est, e inglobando di volta in volta i Paesi dell’Europa orientale – fino ad arrivare alla possibilità che Kiev entri nell’Alleanza Atlantica, ha innescato la spirale che viviamo in queste settimane.
Non dimentichiamo che le truppe ucraine, delle quali fanno parte milizie dichiaratamente nazifasciste (vedi il tristemente noto Battaglione Azov) hanno ripreso la guerra con l’obiettivo di riconquistare quei territori con chiari propositi di “ucrainizzazione” delle regioni, con relativa espulsione/eliminazione della popolazione russofona.
Anziché funzionare da dispositivo di pace, la NATO ha sempre funzionato come un’alleanza militarista che metteva e mette a repentaglio la pace nel mondo.
Le reazioni
Biden ha annunciato in conferenza stampa nuove sanzioni contro la Russia. E anche lo spostamento di truppe nei Paesi Baltici, considerando la mossa di Putin come l’“inizio di un’invasione”. A ruota il Consiglio Europeo ha formulato sanzioni contro Mosca, in particolare contro i 321 membri della Duma che hanno sostenuto il riconoscimento dell’indipendenza delle Repubbliche di Lugansk e Donetsk e contro chiunque abbia giocato un ruolo in tale provvedimento. La Germania, intanto, ha dichiarato che il Nord Stream 2, il gasdotto che dalla Russia porterebbe gas direttamente in Germania, aggirando l’Ucraina, è sospeso. Boris Johnson, ha annunciato 500 milioni di sterline di aiuti a Kiev e sanzioni finanziarie contro la Russia, mentre i laburisti applaudono e i Tories chiedono una no-fly zone sull’Ucraina.
Si illude, però, chi crede che il complesso delle reazioni dei Paesi Occidentali possa aiutare a costruire un clima di pace. Non lo farà, così come non ha aiutato il continuo invio di armamenti all’Ucraina, intensificatosi nelle ultime settimane.
Ciò che serve è un processo di de-militarizzazione e di intenso lavoro diplomatico. A esser ripensato dovrebbe essere non solo il rapporto tra Russia e Ucraina, ma l’intero sistema di sicurezza europeo e internazionale, che segue schemi da Guerra Fredda col rischio di un costante conflitto, con tutto ciò che ne può conseguire in termini di morte e distruzione.
Anche questo, infatti, è in gioco in queste ore. L’espansione della NATO all’Ucraina stessa è anche una mossa degli USA per impedire ogni autonomia dell’Europa, gli accordi energetici con la Russia, quelli della Belt Road (via della seta) con la Cina.
Il nemico del complesso industriale e militare USA è un mondo multipolare. Un’Europa davvero indipendente dagli USA sarebbe uno degli attori di questo mondo multipolare, ma la funzione della NATO è impedire simili scenari.
Il riconoscimento dei confini e dei diritti dei popoli e la fine dei grandi blocchi militari, un mondo davvero multipolare senza nessun paese che pretenda di dettare le regole e giudicare tutti gli altri, sono la condizione dello sviluppo economico e della pace.
Che ruolo gioca l’Italia?
Alle ore 16:00 di mercoledì 23 febbraio il Ministro degli Esteri Di Maio finalmente riferirà sul conflitto in Parlamento. In queste settimane il governo e la politica italiana sono scomparsi nella crisi, salvo allinearsi servilmente agli USA da una parte e dall’altra operare sottobanco per mantenere gli approvvigionamenti di gas russo. È la miseria di una classe politica che nell’ultimo anno è tornata a definirsi con stupido orgoglio “atlantista”, cioè fanatica di una UE subalterna (e non semplice alleata) a USA e NATO: l’esatto contrario di ciò che serve al Paese e all’Europa.
Bisogna respingere ogni isteria bellicista, ogni propaganda di guerra come quella di gran parte dei mass media del nostro paese.
Oggi più che mai bisogna rivendicare la pace e accordi di pace che fermino l’escalation verso la terza guerra mondiale.
Potere al Popolo esprime sostegno e solidarietà alle popolazioni del Donbass colpite dalla guerra e chiede prima di tutto un immediato cessate il fuoco.
Al posto delle sanzioni si indica una conferenza internazionale e si apra un vero negoziato per un trattato di sicurezza europea con la Russia e per gettare le basi verso un nuovo sistema di relazioni internazionali.
Si metta fine all’invio di armi e militari ai confini dell’Ucraina, l’Italia si rifiuti di inviare truppe lungo il confine, adeguandosi ai diktat della NATO.
Si riducano le spese militari e si dia il via allo scioglimento della NATO.
No alle sanzioni e alla Guerra,
Fuori la NATO dall’Europa, fuori l’Europa dalla NATO.