A Genova si sta per aprire il più grande processo politico della storia della città dal secondo dopoguerra. Infatti, oltre 50 attivisti antifascisti, tra cui un nostro militante, stanno per essere processati per i cosiddetti “fatti di Piazza Corvetto”, ovvero per essersi opposti, insieme ad altre migliaia di giovani e lavoratori ad un comizio di CasaPound.
La volontà della Procura è quella di dare una punizione collettiva a coloro i quali, insieme ad altre migliaia di manifestanti, hanno semplicemente agito, in senso militante, quell’antifascismo di cui ora proprio le forze istituzionali e i vari partiti fanno un uso di facciata per criminalizzare chi si oppone al massacro sociale guidato dal Governo Draghi.
In Piazza Corvetto il 23 maggio 2019 c’era la parte migliore di Genova, quella che ha ripreso la lunga tradizione antifascista della città emulando il giugno del 1960, opponendosi, così come allora, alla presenza di organizzazione neofasciste in città.
Insieme agli attivisti politici, agli studenti, ai camalli del porto, c ‘erano persone terrorizzate dalla violenza delle forze dell’ordine (le quali, dopo aver chiuso tutte le vie di uscita di una piazza hanno cominciato a lanciare gas lacrimogeni, e a pestare brutalmente chiunque si trovasse loro di fronte, giornalisti compresi) ma determinate a tenersi la piazza.
C’erano insomma una piazza ed una città intera che resistevano ad un’ ingiustizia, un comizio fascista in una città medaglia d’ oro alla resistenza, supportato da una strategia militare orchestrata dalle istituzioni.
Per questo motivo non possiamo che stringerci intorno agli imputati e denunciare la gravità dell’operazione repressiva. Al termine del nostro coordinamento nazionale abbiamo quindi pensato di mandare un saluto ai compagni e alle compagne denunciate, per manifestare loro la nostra vicinanza umana e politica, alla quale ovviamente daremo una continuità materiale nei prossimi mesi.
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