Napoli è una città piena di energie, di bellezze, di idee, di relazioni.
Eppure queste scompaiono davanti a tante ingiustizie.
Troppi di noi lavorano in pessime condizioni, con bassi salari, a nero, senza diritti. Se ci dobbiamo spostare, soprattutto dalla periferia, viviamo l’ingiustizia di trasporti pubblici scadenti. Se ci dobbiamo curare o dobbiamo studiare, entriamo in edifici fatiscenti. Se dobbiamo fare qualche documento al Comune o alla Municipalità, non possiamo beneficiare di servizi veloci e accessibili. Se dobbiamo cercare casa, dobbiamo pagare affitti ingiusti, lievitati in questi anni.
Per non parlare della criminalità che ci tiene in ostaggio, con estorsioni, corruzione, usura. O delle piccole ingiustizie quotidiane, di prevaricazione, di scarsa considerazione.
Per fortuna c’è anche una Napoli che le ingiustizie non le subisce ma le combatte! Ci sono tante vittorie che abbiamo conseguito mettendoci assieme e lottando.
Abbiamo vinto cause di lavoro. Abbiamo evitato la chiusura di servizi sanitari o ottenuto interventi sull’edilizia scolastica, le residenze per chi non aveva casa, abbiamo impedito che il trasporto pubblico venisse privatizzato…
Ma non ci basta, Napoli non è ancora la città giusta che vogliamo. Queste elezioni sono un’occasione per fare un passo in avanti.
Votando, partecipando, possiamo mandare chi lotta a far sentire la nostra voce, possiamo fermare chi sfrutta e inquina, dare spazio a chi ogni giorno costruisce esempi, avanza proposte, lavora per aiutare la propria comunità!
A Napoli nei prossimi anni arriveranno i soldi del Recovery Fund. Questa può essere una grande occasione ma anche un terribile rischio: i vecchi potentati, la grande imprenditoria, la criminalità organizzata – che ha tante forme, è anche dentro i Palazzi – stanno già provando a mettere le mani su queste risorse. Basta vedere i nomi dei candidati di centrosinistra e centrodestra per capire di quali interessi si fanno portatori!
Noi ci battiamo invece per attivare strumenti di controllo popolare, per fare monitoraggio sulla spesa pubblica perché i nostri soldi non siano sprecati. Proponiamo di costruire un osservatorio che permetta a cittadini, esperti, associazioni di co-progettare insieme all’amministrazione, in piena trasparenza, interventi che siano realmente al servizio della città.
Napoli purtroppo è conosciuta come la città del lavoro “nero”, dello sfruttamento, dei bassi salari. Noi vogliamo trasformarla nella città dei diritti e della dignità del lavoro.
Proponiamo innanzitutto di aprire uno sportello del Comune, sia fisico che virtuale attraverso un’app, che possa raccogliere le segnalazioni di abusi. Quindi di rendere operativo un protocollo già esistente con l’Ispettorato del Lavoro, per verificare le condizioni di sicurezza dei luoghi di lavoro, e ritirare concessioni a chi se ne approfitta.
Bisogna contemporaneamente porsi l’obiettivo dell’internalizzazione di tutti i servizi affidati in appalto a società o cooperative, e della stabilizzazione di tutto il personale assunto direttamente o meno dal Comune. Le aziende partecipate e la pubblica amministrazione devono lavorare con contratti dignitosi, senza subappalti e agenzie interinali.
Inoltre bisogna dare risposte ai tanti disoccupati di questa città: si tratta di costruire un serio ufficio progettazione per accedere a fondi regionali, ministeriali ed europei, per assumere stabilmente persone che possano essere impiegate nel ciclo dei rifiuti, nello spazzamento delle strade, nel verde pubblico, nei servizi sociali.
Manfredi, Bassolino, Maresca hanno lo stesso programma, quello che ci ripetono da trent’anni tutti i politici: privatizzazione! Privatizzazione del trasporto tagliando le corse e aumentando il costo del biglietto, privatizzazione della gestione del verde, privatizzazione delle aziende partecipate… Ma noi sappiamo che privatizzare rende i servizi più costosi e meno accessibili, oltre a far peggiorare la condizione dei lavoratori.
Noi ci candidiamo per far restare pubblici e controllabili dal basso tutti i servizi di cui necessita la città. Vogliamo per questo migliorare il servizio pubblico, rendere capillare ed efficiente la rete dei trasporti urbani, riprogettare una città all’insegna della sostenibilità ambientale, del benessere e della salute. Continuare la battaglia per l’acqua pubblica e una gestione efficiente delle reti idriche.
Siamo stanchi di essere ricordati come la città della “munnezza”. Napoli è bellissima ma potrebbe esserlo ancora di più se solo completassimo il ciclo dei rifiuti, implementassimo la raccolta differenziata: in tante altre città questa è già una realtà, perché non farlo anche qui?
Vogliamo subito assunzione di personale per riuscire a garantire adeguato spazzamento delle strade e il “porta a porta”. Ma il Comune deve anche contrastare gli sprechi a monte, promuovere la riduzione degli imballaggi e il loro recupero, inviare educatori nelle scuole e promuovere progetti di riparazione, riciclo e riutilizzo delle merci.
Napoli è una città che ha bellezze ovunque, non solo nel Centro Storico. La sua antica urbanizzazione fa sì che si trovino reperti anche nelle periferie Nord o Est, per non parlare degli scorci di mare o dei paesaggi a ridosso del Vesuvio.
Queste zone però non sono valorizzate. Sporche, abbandonate, non sono collegate alla città, ma nemmeno collegate fra loro! Il trasporto pubblico è inefficiente e questo fa crescere il traffico. Occorre innanzitutto una svolta nelle politiche della mobilità che incida sul tempo e sulla qualità della vita: dobbiamo mettere in funzione e rendere efficienti le reti di trasporto su ferro, favorire l’intermodalità, implementare i trasporti pubblici soprattutto se elettrici, ridurre il traffico veicolare, aumentare le piste ciclabili.
Bisogna adottare le Zone 30, zone in cui non si superino i 30 km/h: è provato che con questi provvedimenti gli incidenti stradali si dimezzano e hanno conseguenze meno gravi, le emissioni inquinanti diminuiscono del 30% e aumenta in maniera esponenziale il numero di utilizzatori di veicoli eco-compatibili mentre i tempi di percorrenza nel traffico cittadino, per i veicoli a motore privati e pubblici, restano inalterati.
Bisogna poi intervenire sul patrimonio storico e immobiliare che è ricchissimo, ma troppo spesso cade a pezzi. Questo è un problema non solo negli edifici storici della città, ma anche per le case popolari che non sono in sicurezza. Su tutto questo bisogna far intervenire il Comune per intercettare bandi europei, fare efficientamento energetico e sismico promuovendo e facilitando l’utilizzo dei fondi del 110%.
Bisogna calmierare gli affitti agevolando quelli a scopo abitativo, regolarmente e limitare le locazioni a breve termine tramite piattaforme, soprattutto nei quartieri oggetto di flussi turistici, per evitare che i cittadini siano costretti a emigrare e i quartieri si trasformino in cartoline.
Bisogna garantire il diritto alla residenza per tutte e tutti e contrastare gli affitti in nero.
Una città vivibile non prevede abitanti di serie B: illuminazione pubblica e manutenzione stradale devono essere incrementati da subito!
Il verde è poi un tema fondamentale: le periferie ospitano spazi verdi che possono diventare polmoni della città, ma devono essere valorizzati. Serve assumere personale, serve educare al rispetto dei parchi. Vogliamo che i beni immobili abbandonati e il verde pubblico lasciato all’incuria possano essere affidati, tramite regolamenti ed usi civici, a comunità di cittadini che vogliono mettersi in gioco per valorizzare il territorio, costruire attività ludiche e sociali, orti urbani, luoghi di cultura, socialità e aggregazione.
Napoli è una città di mare senza mare. Il nostro golfo è famoso in tutto il mondo per la sua bellezza ma la stragrande maggioranza non può godere delle sue acque. Restituire il mare alle cittadine e ai cittadini è per noi una priorità assoluta e in questi anni ci siamo sempre battuti per questo.
Oggi la parte orientale del litorale è occupata in buona parte dal porto commerciale e il tratto di costa da San Giovanni a Teduccio in poi non è fruibile a causa del fortissimo inquinamento. Nella parte centrale, le aree portuali di Nazario Sauro, Castel dell’Ovo e Mergellina sono interdette. Mentre la parte più a ovest che si estende da Nisida fino a Dazio al confine con il comune di Pozzuoli è invece tutta classificata come “area portuale” e quindi non fruibile. Infine, gli spazi balneabili sono spesso nelle mani di lidi privati, di discese private che vengono interdette ai normali cittadini. Di libero resta pochissimo!
Come fare? Bisogna nell’immediato estendere gli accordi di collaborazione con l’Autorità Portuale, rendere accessibili le acque del lungomare nella sua parte balneabile. Questo si può fare installando piattaforme mobili in legno sulle scogliere nel periodo estivo per poi rimuoverle nel periodo invernale senza così alterare in maniera definitiva il paesaggio.
Quindi vogliamo ottimizzare le modalità di accesso, eliminare le barriere architettoniche, attrezzare e aumentare la capienza delle spiagge libere attualmente disponibili.
Infine bisogna mappare e rendere aperte al pubblico le discese a mare di Posillipo che ora sono ad esclusivo uso di parchi e ville di lusso.
Nel medio e nel lungo termine occorre invece lavorare perché la gestione del demanio marittimo passi dall’Autorità Portuale al Comune di Napoli. Purtroppo un folle complesso di norme nazionali e regionali priva la città della possibilità di gestire la propria costa così come avviene in buona parte del resto d’Italia. Queste norme vanno cambiate perché il mare è un bene comune e non può essere gestito da un ente che non è diretta espressione della volontà popolare.
Bisogna bonificare e ripristinare la linea di costa nell’area Est come nell’area Ovest. San Giovanni a Teduccio e Bagnoli meritano di ritornare alla loro antica bellezza.
Bisogna ottenere la smilitarizzazione dello stupendo molo San Vincenzo e della meravigliosa isola di Nisida. Questi insediamenti militari non hanno alcun senso e privano la città di due straordinarie risorse, su cui i privati da sempre vogliono mettere le mani per far profitto ma che vanno invece preservate e valorizzate nell’interesse della collettività.
Dobbiamo razionalizzare e limitare gli ormeggi dei porti turistici. Non è pensabile che per far posto alle barche di una minoranza di ricchi si privi delle spiagge la maggioranza delle cittadine e dei cittadini così come accade a Mergellina.
Napoli è una città dalle grandi disparità sociali. È una città con enormi sacche di povertà ed esclusione, ma anche con grandi ricchezze, abbondanza di merci, sprechi, soprattutto alimentari. Pensiamo che il Comune debba garantire che nessuno nella nostra città resti senza cibo.
Per questo bisogna subito sviluppare il partenariato del Comune con i banchi alimentari e con i centri della grande distribuzione, panifici e mercati ortofrutticoli presenti sul territorio, per fare in modo che tutte le eccedenze vengano distribuite attraverso una rete di associazioni, di squadre di volontari cittadini e l’istituzione di Punti Alimentari Comuni (spazi comunali, centri sociali, sedi associative) per coordinare ed efficientare pratiche che sono già in essere nella nostra città.
La cultura deve essere inserita fra i servizi pubblici essenziali che il Comune promuove. Il settore culturale è infatti fonte di socialità e lavoro. Siamo convinti che per attuare una nuova politica culturale vada messa al centro la gestione, l’investimento pubblico e la tutela dell’occupazione e delle condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori. L’amministrazione comunale deve attuare un sistema pubblico di Presìdi Culturali Territoriali (teatri, cinema, sale concerti, centri giovanili, aree gioco e centri per l’infanzia) gestiti dalle professionalità locali con l’obiettivo strategico di costruire nuove opportunità per il miglioramento socio-culturale ed economico dei quartieri con particolare riguardo a quelli periferici. Sono necessarie nuove assunzioni e internalizzazioni in settori importanti come quello delle biblioteche e delle ludoteche, per averne una in ogni quartiere, rafforzando un organico già ridimensionato da anni e garantendo orari di apertura maggiori.
Il Comune deve inoltre riconoscere ed assegnare gli spazi a quelle associazioni e/o realtà che già operano in tal senso nel territorio, incentivando l’utilizzo di spazi dismessi e in disuso di sua proprietà o l’acquisizione di altri spazi liberi nella disponibilità del demanio statale o confiscati. La valorizzazione del patrimonio artistico non può avere come unico canone l’aumento degli accessi e il maggiore profitto ma deve necessariamente passare per una redistribuzione dei flussi turistici e avere come obiettivo la conoscenza del patrimonio e la sua conservazione.
L’accesso ai più basilari servizi sociali della città è attualmente precluso a migliaia di residenti di origine straniera che vivono sul territorio napoletano, lavoratori e lavoratrici che subiscono condizioni di sfruttamento inumano e che non possono prendere parola sulla gestione della città.
Vogliamo una Napoli in cui l’accesso all’istruzione, alla sanità, al lavoro, a un alloggio dignitoso, vengano garantiti a tutta la popolazione residente, in cui la partecipazione democratica sia estesa a tutti coloro che contribuiscono alla sua crescita, che sostenga i più deboli senza badare alla provenienza geografica, che combatta la nascita di quartieri-ghetto fornendo strumenti di inclusione reale. Vogliamo un modello di governance che conferisca a tutti i membri della comunità la capacità di sviluppare il proprio potenziale, realizzare i propri talenti e contribuire alla prosperità del territorio.
Innanzitutto è necessario rimuovere gli ostacoli di natura burocratica, per il riconoscimento dei diritti degli stranieri e facilitare il dialogo inter-istituzionale.
Bisogna dotare le strutture ospedaliere e ambulatoriali di figure di mediazione culturale che favoriscano una corretta diagnosi delle patologie dei pazienti stranieri. Le barriere linguistiche uccidono!
È necessario favorire l’inclusione scolastica dei minori stranieri adeguando i sistemi informatici predisposti all’iscrizione alla scuola dell’obbligo, che tutt’ora non contemplano la registrazione del minore proveniente da un nucleo familiare temporaneamente presente. È indispensabile, inoltre garantire uno spazio di formazione finalizzato all’apprendimento della lingua italiana che sia contemplato all’interno del piano formativo della scuola pubblica. Il Comune deve garantire la presenza capillare sul territorio di centri di mediazione linguistica e prima alfabetizzazione. La dispersione scolastica crea emarginazione e criminalità!
È necessario istituire una Commissione che vigili sui diritti dei lavoratori stranieri, che, dotata di funzioni ispettive, in collaborazione con le altre istituzioni preposte, svolga una funzione di contrasto allo sfruttamento intensivo del lavoro straniero.
È necessario implementare gli strumenti per combattere la tratta degli esseri umani, potenziando e ampliando, in particolare, i servizi dedicati alla tutela delle donne migranti.
Infine, è necessario che l’immigrazione smetta di essere vista solo come un problema: ci sono mille esempi positivi di gestione dei conflitti, di incontro, di contaminazione. Bisogna far capire il potenziale della differenza.
Le politiche sociali nella nostra città non sono all’altezza dei problemi che abbiamo.
A Napoli abbiamo innanzitutto una grande emergenza di dispersione scolastica. C’è bisogno di rilanciale le educative territoriali e di attivare, in sinergia con le istituzioni scolastiche, un monitoraggio costante dei fenomeni di scarsa frequenza o abbandono, in modo tale da poter intervenire tempestivamente con i servizi sociali. Abbiamo bisogno di progetti seri, costanti e capillari per incentivare la didattica e gli strumenti di formazione innovativi, assumendo educatori e costruendo la rete necessaria per costruire la speranza là dove regna solamente l’abbandono.
A Napoli si commettono ancora troppi delitti contro le donne e i casi di femminicidio stentano a diminuire. Abbiamo bisogno di progetti che puntino innanzitutto all’autonomia e all’emancipazione, fornendo gli strumenti adeguati alle donne per liberarsi dall’oppressione e dalla violenza. Assistenza psicologica, sostegno all’affitto, al reddito e all’inserimento nel mondo del lavoro.
A Napoli ancora troppa gente dorme per strada. Questo è intollerabile. Vogliamo il rafforzamento delle strutture di accoglienza per i senza fissa dimora e l’apertura di nuovi spazi che non siano solo appoggi per la notte, ma centri che si prendano carico della persona reintegrandola nella società sotto tutti gli aspetti.
Infine vogliamo una gestione delle politiche sociali che rifiuti ogni forma di discriminazione, soprattutto verso i disabili fisici e psichici e le loro famiglie, guardando alle differenze come un valore da difendere e non da condannare.
Dacci una mano a far sentire la voce di migliaia di giovani, di cittadine e cittadini che non si sentono rappresentati dalla vecchia politica!
Dacci una mano per fare Controllo Popolare ed evitare che nei prossimi 5 anni i soliti noti si spartiscano soldi e potere tagliando fuori la maggioranza dei napoletani.
Il nostro popolo, i nostri giovani, hanno competenze, esperienze e forza per poter cambiare: unisciti a noi!
Aiutaci a farlo!
Domenica 3 e Lunedì 4 ottobre vota Potere al popolo!