ASSEMBLEA PLENARIA – Sassari 15/12/2017
Inizio lavori, ore 17 e 30, presso la sala del centro giovani sito in Piazza Santa Caterina.
La prima parte del dibattito si è svolta con la lettura del programma e degli spunti di riflessione emersi nel corso del’assemblea tenutasi a Roma il 18 novembre 2017, così da poter dare la possibilità ai presenti di sviluppare una propria idea ed enunciare eventuali perplessità.
Conclusa la lettura, dopo un lungo dibattito, ci si è soffermati su alcuni punti in particolare. In linea generale, riteniamo che sia un lavoro ben fatto e concordiamo col programma, che appoggeremo con le forze di cui disponiamo. Ma, come da vostra richiesta, abbiamo ritenuto opportuno fare delle integrazioni, legate all’attività che svolgerà il gruppo di Sassari.
-Alcuni compagni pensano che sia di fondamentale importanza sottolineare come la presenza delle basi militari in Sardegna sia una croce che ormai ci perseguita da troppo tempo, senza contare tutti i territori che sono ormai quasi irrecuperabili. Già da qualche anno, assieme ai compagni di AFORAS, stiamo portando avanti una lotta senza pari per la riappropriazione del nostro territorio, ragion per cui sarebbe bene affiancare tale discorso alla premessa sul ripudiare la guerra.
-Vorremmo inoltre specificare che più che di classe popolare, vorremmo che si parlasse di autodeterminazione del popolo (sardo o con altra identità geografica, storica, culturale, linguistica). Pur difendendo il carattere progressivo della Costituzione, dobbiamo però chiederne la trasformazione a partire dall’articolo 5 della Costituzione che prevede l’unità e indivisibilità della Repubblica. Questo articolo viola il diritto all’autodeterminazione dei popoli e trasforma la costruzione statuale in una gabbia per i popoli e le minoranze nazionali che ne fanno parte. Esse debbono essere pienamente tutelate in tutti gli aspetti, a partire dal patrimonio linguistico e culturale, e debbono essere messe nelle condizioni di scegliere se aderire volontariamente allo stato italiano, oppure no, e in che forma. L’art. 5 non prevede infatti la possibilità per le popolazioni, attraverso un referendum, di distaccarsi dall’Italia o di avere con essa altra forma di rapporto (federativo o confederativo). Crediamo che questo sia uno strumento irrinunciabile, per far si che la Sardegna, così come le altre realtà territoriali, possano decidere liberamente il proprio destino, esercitando così il diritto di preservare la propria cultura e la propria lingua (che dovrebbe potersi insegnare nelle scuole). Mentre in altre regioni d’Italia il bilinguismo è previsto normativamente, la popolazione sarda risente invece purtroppo di quest’ulteriore condizione di subalternità nei confronti dello Stato centrale, situazione che vorremmo che fosse immediatamente modificata.
-Un altro punto che ci sta a cuore, è il numero 9, “AMBIENTE”, che ci piacerebbe modificare, come popolo sardo, in “AMBIENTE, AGRICOLTURA E SOVRANITÀ ALIMENTARE”. Perché tale integrazione? Perché riteniamo opportuno che la Sardegna, considerato il vasto e iniquo sfruttamento subito sul proprio territorio (come detto sopra) – sia per la presenza delle basi militari, sia a causa di un’economia lineare, sia per la pretesa, da parte degli ultimi governi regionali, di aumentare il consumo del suolo sardo sopratutto con aumenti di volumetrie sulle coste – debba poter commercializzare liberamente i prodotti di produzione propria e realmente a Km 0. Questa situazione è inaccettabile. Attraverso POTERE AL POPOLO, vorremmo quindi arrivare ad una sorta di “ritorno alla terra”. Con la bonifica dei territori inquinati e lo sviluppo di un’economia circolare che veda l’agricoltura come attività di primo piano, in contrasto all’industrializzazione. Un ritorno alla nostra sovranità alimentare, che ci vedrebbe vincitori contro lo strapotere della GDO (Grande distribuzione organizzata), che spesso importa prodotti provenienti dall’estero.
Per il resto, ci troviamo pienamente concordi con tutto il resto del programma, sicuramente frutto di compagni che provengono da anni e anni di lotte sociali. Ci vogliamo credere e si sappia che il popolo sardo c’è. Abbiamo comunque deciso di aggiornarci di nuovo, non appena perverrà una vostra risposta al resoconto.
POTERE AL POPOLO- SASSARI