Potere al Popolo! – Sardegna è tra le più di 40 realtà , tra associazioni, movimenti e partiti politici, che hanno rivolto un appello alla mobilitazione contro l’asservimento del nostro territorio all’industria bellica in tutte le sue manifestazioni.
Siamo stufe e stufi del continuo ricatto fra la nostra dignità di esseri umani, che per noi comprende anche quella di salvaguardare il nostro territorio e la nostra salute, e il lavoro. Un ricatto che non è solo meschino, ma anche basato su premesse totalmente false. I poligoni militari hanno di fatto impedito lo sviluppo locale, impoverendo le nostre comunità sia dal punto di vista dello sfruttamento del territorio, sia dal punto di vista sociale. A fronte di poche e magrissime buste paga e di qualche caffè consumato episodicamente nei bar dei paesi coinvolti, infatti, le comunità interessate hanno visto le loro popolazioni ridursi a causa dell’emigrazione e, non ultima, a causa dell’altissima mortalità per tumori che solo la malafede può non imputare alle allarmanti concentrazioni di elementi quali il torio e l’uranio impoverito. In zone come quelle intorno a Quirra, sede del poligono interforze dove, oltre agli eserciti di tutto il mondo, le industrie belliche vengono a sperimentare gli effetti dei loro strumenti di distruzione, ci sono percentuali di morte per tumori legati a questi metalli assolutamente sproporzionate rispetto alla casistica generale, così come sproporzionato è il numero di malformazioni dei bambini che hanno la sfortuna di nascere in queste aree compromesse.
La nostra terra è sproporzionatamente gravata da queste servitù e dai loro effetti nefasti. Basti pensare che se in Italia esplodessero solo 10 bombe all’anno 8 lo farebbero in Sardegna, ugualmente se i territori gravati da servitù militari equivalessero a soli 10 kilometri quadri, 6 di questi sarebbero sull’Isola.
Noi però non vogliamo che le basi in Sardegna siano chiuse per essere aperte altrove, vogliamo togliere il terreno da sotto i piedi all’industria bellica per essere finalmente strumento di pace per noi e per il mondo intero.
Nessuno deve fare profitto con le morti delle popolazioni civili nostre sorelle, in Yemen, a Gaza o in Siria del Nord!
Le richieste di chi sarà domani in piazza sono molto semplici:
1) L’immediata sospensione delle esercitazioni al fine di consentire un’operazione di ricognizione dei danni procurati dalle esercitazioni;
2) La bonifica dei territori interessati dai poligoni, e il risarcimento per i danni provocati;
3) La restituzione dei territori al controllo di chi li abita.
Ognuna di queste fasi dovrà essere svolta sotto controllo popolare, con il continuo coinvolgimento reale, non di facciata, delle popolazioni coinvolte.