“Istruzione, no estinzione” è lo slogan sbandierato dal Ministero dell’Istruzione in adesione allo sciopero climatico. Eppure l’estinzione del sistema di istruzione è quella che si persegue da parte di tutti i governi negli ultimi decenni. E non basterà una copertina Facebook per nasconderlo. Il ministro Fioramonti infatti può anche annunciare che lo sviluppo sostenibile deve diventare il fil rouge di tutte le materie scolastiche, ma speriamo sia altrettanto fermo nell’impegno a “sostenere” gli edifici scolastici, che sono a rischio sicurezza per il 50% e retti, per ora, solo dai contributi volontari dei genitori. D’altra parte, magari il “greenwashing” del governo Conte, che esordì il primo mandato (o mandato zero) eliminando la commissione apposita per la sicurezza dell’edilizia scolastica, riguarderà anche questo, oltre alle eventuali tassazioni su consumo di merendine e voli aerei che nascondono i 25 miliardi ancora dedicati alle spese militari o all’investimento in opere distruttive dell’ambiente come la Gronda a Genova o la TAV. Del resto né di aerei né di alta velocità si è mai avvalso alcun lavoratore la mattina per andare in fabbrica o in ufficio.
Infine, l’ultimo lembo della copertina: l’assenza giustificata agli studenti e le studentesse che parteciperanno allo sciopero venerdì dopo aver varato un decreto sicurezza bis che impedirebbe loro qualsiasi altro tipo di manifestazione in futuro. E in nome del quale già a Palermo si è in messa in dubbio la libertà di insegnamento con la sospensione della prof Rosa Maria dell’Aria.
Potere al Popolo ovviamente venerdì sarà in piazza con ragazzi e ragazze, lavoratori e lavoratrici, non per nascondere dietro una mano di vernice verde un vuoto di contenuti e di azione, ma perché la lotta contro la devastazione ambientale va di pari passo con quella contro lo sfruttamento e le disuguaglianze da sempre portata avanti.