La nostra storia bisognerebbe conoscerla.
L’8 agosto del 1956 bruciò una miniera in Belgio, mentre ci lavoravano 275 persone. Ne morirono 262, 136 erano immigrati italiani.
I lavoratori italiani erano lì perché il settore carbonifero aveva bisogno di manodopera a basso costo, mentre i padroni italiani avevano bisogno di carbone per le loro fabbriche.
Lo scambio fu presto fatto: anche se nei manifesti pubblicitari che invitavano i meridionali, i veneti, tutti gli affamati d’Italia a partire non si faceva cenno ai pericoli, ai lunghi turni sottoterra a mille metri di profondità, alla fatica, al cibo cattivo. Non si faceva cenno al fatto che l’impresa belga, per risparmiare, non aveva predisposto adeguati sistemi di sicurezza, e che nessuna “giustizia”, in caso di incidente, l’avrebbe perseguita…
Chissà se la conoscono la storia quelli che straparlano di “immigrati a casa loro”?
Oggi noi vogliamo ricordare loro: i lavoratori italiani, europei, di qualsiasi provenienza, morti sul lavoro, i padri di famiglia partiti per dare un’esistenza ai loro figli, le loro mogli che hanno tirato su da sole intere famiglie, quelli che di questa terra fanno la ricchezza, ma mai, mai, mai, la vedono o gli viene dato il diritto di decidere qualcosa. Oggi Marcinelle è a Foggia.
Vogliamo ricordare loro perchè è ancora il lavoro l’emergenza di questo paese, anche se nessuno ne parla.
Il lavoro in tutte le sue forme: la disoccupazione e la povertà, l’emigrazione, il miraggio di una pensione, i rischi per la vita e la salute, la ricattabilità, la precarietà, l’immigrazione, le condizioni di merda in cui siamo costretti e la privazione quotidiana di diritti, l’assenza di tempi di vita decenti, l’incertezza per il futuro, le privazioni materiali e affettive a cui sottoporre anche i propri figli e i propri cari.
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