Estendiamo la solidarietà popolare in ogni città!
Che il Governo si impegni a garantire la continuità produttiva e difendere il lavoro e l’occupazione!
I lavoratori e i sindacati rappresentati negli stabilimenti del gruppo Whirlpool stanno portando avanti due settimane di mobilitazione nazionale, fatta di scioperi, cortei, presidi che coinvolgono diverse migliaia di lavoratori dei sei stabilimenti Whirlpool in Italia e di alcune aziende dell’indotto della fabbrica di Napoli.
Il 4 ottobre sarà una tappa importante, con uno sciopero generale di 8 ore in tutti gli stabilimenti, accompagnato da un corteo indetto per le strade della Capitale, per rivendicare il rispetto dell’accordo firmato lo scorso ottobre in cui la multinazionale statunitense si impegnava a restare in Italia, rilanciando la produzione con un piano di investimenti e garantendo l’occupazione di migliaia di lavoratori del gruppo.
Appena 7 mesi dopo, la Whirlpool impone una riconversione-truffa allo stabilimento di Napoli, annuncia il disimpegno, svela il suo gioco: rompere l’accordo firmato con Governo e sindacati nell’ottobre 2018 e andare via dall’Italia.
Se la Whirlpool se ne va da Via Argine (NA) salta molto di più di uno stabilimento. In gioco ci sono gli stabilimenti di Carinaro e della Ex Embraco di Riva di Chieri (gruppo Whirlpool), già oggetto di una riconversione-truffa che ha ridotto la forza-lavoro, imposto cassa integrazione e riduzioni salariali, lasciando le vite di centinaia di lavoratori e di lavoratrici sospese nell’incertezza. Ancora in gioco ci sono gli stabilimenti di Siena, di Comunanza e Fabriano nelle Marche, che sono già da anni in solidarietà, in cui l’azienda continua a delocalizzare funzioni amministrative e a ridurre la produzione. Senza dimenticare, inoltre, il larghissimo indotto coinvolto. Parliamo di diverse migliaia di posti di lavoro e danni importanti per le economie locali nelle regioni coinvolte.
Intorno alla lotta dei lavoratori della Whirlpool, inoltre, si gioca qualcosa di ancora più importante della vertenza in corso: il futuro delle relazioni industriali nel nostro paese. L’economia globale, come ormai noto, attraversa una nuova fase di recessione, che da anni produce cambi di strategie aziendali e riassestamenti della catena transnazionale del valore. In Italia, si trascinano ormai ben 160 crisi aziendali, che coinvolgono oltre 220.000 lavoratori. Molte di queste sono determinate da manovre di aziende multinazionali, come delocalizzazioni, fusioni e acquisizioni con relative ristrutturazioni, fallimenti. I costi di questi processi, manco a dirlo, sono scaricati sulla mano d’opera. Se la Whirlpool l’avrà vinta, mostrando di poter fare il bello e il cattivo tempo, chi impedirà ad altre grandi aziende, oggi o in futuro, di agire ancora una volta indisturbate, impunite, a scapito dei lavoratori e dei territori?
Il Ministro dello Sviluppo Economico e il Presidente del Consiglio hanno promesso, più volte, ai lavoratori della Whirlpool di voler trovare una soluzione alla loro vertenza. In particolare il Ministro Patuanelli, nell’ultima dichiarazione rilasciata dopo il fallimento dell’incontro con La Morgia, ha promesso di impegnare il Governo nell’adozione di tutti gli strumenti necessari per la risoluzione della crisi in corso. Crediamo che sia venuto il momento di passare dalle parole ai fatti!
Per decenni, i governi che si sono susseguiti si sono limitati a offrire alle grandi aziende incentivi pubblici e sgravi fiscali, affrontando le crisi aziendali con lo strumento della cassa integrazione e, in verità, accettando riconversioni senza esercitare alcun controllo pubblico, disimpegnando la funzione pubblica dalla tutela dell’occupazione e della struttura produttiva del paese. Queste soluzioni hanno rivelato la loro inconsistenza! Le crisi aziendali non possono essere affrontate su un piano prettamente economico, ma impongono soluzioni politiche tanto più forti quanto maggiore è il danno arrecato alla struttura produttiva, al lavoro, alla crescita reale.
Per queste ragioni, Potere al Popolo accoglie l’appello dei lavoratori della Whirlpool e dei sindacati del gruppo alla mobilitazione del 4 ottobre a Roma, con una decisa presa di posizione: bisogna obbligare la Whirlpool a restare in Italia, con ogni mezzo necessario, ma se quest’ultima si ostina a disimpegnarsi dall’Italia è necessario che il Governo prenda risoluzioni serie contro la Whirlpool e in difesa del lavoro e della produzione, fino a spingersi ad adottare sanzioni economiche forti e provvedimenti che rilevino gli stabilimenti a rischio e rilancino la produzione con investimenti pubblici e un piano industriale di Stato che garantisca la crescita e la piena occupazione.