La sentenza di oggi della Corte di Cassazione sulla strage di Viareggio ci indigna e ci riempie di rabbia.
La città di Viareggio viene, ancora una volta, colpita al cuore.
La Cassazione ha eliminato l’aggravante dell’infortunio sul lavoro facendo cadere l’omicidio di 32 persone in prescrizione. Annullate con rinvio in appello per rideterminazione della pena le condanne per disastro ferroviario e, per gli imputati Moretti ed Elia, la Corte d’Appello dovrà rivalutare anche la sussistenza di profili di colpa.
Dell’impianto accusatorio confermato dai due precedenti gradi di giudizio rimane in piedi ben poco: lo Stato ha espressamente rinunciato a perseguire i responsabili di una strage causata non da un drammatico incidente (Moretti stesso ne parlò vergognosamente in termini di spiacevolissimo episodio!) ma dalla scelta deliberata di risparmariare sulla sicurezza di tutti e tutte noi per il profitto di pochi.
Sicurezza, un concetto arrogantemente strumentalizzato quando si decide di lasciar morire in mare persone che scappano da guerra e miseria, quando si celebrano processi lampo con condanne esemplari e prive di fondamento giuridico contro chi si batte per la difesa dei propri territori, quando si vuole colpire il dissenso ma che, evidentemente, non vale nulla quando si tratta di tutelare le nostre vite e di mettere di fronte alle proprie responsabilità chi si ha scelto il profitto a discapito delle più elementari regole di salvaguardia dell’incolumità fisica di tutte e tutti noi.
A questo siamo arrivati. Questa sentenza ci dice a chiare lettere che le nostre vite e la nostra salute sono sacrificabili a fronte dell’accumulazione compulsiva di ricchezze di chi ha soldi e potere.
Questa sentenza ha amaramente e dolorosamente confermato che le istituzioni si piegano sempre più al profitto e agli interessi privati, affinchè i pochi che hanno tutto siano intoccabili, anche a fronte di scelte scellerate e responsabilità gravissime. Per i più poveri, invece, non si danno risposte sociali, ma si spalancano le porte delle galere al grido collettivo di “buttiamo le chiavi”.
Una società che riflette una decadenza profonda e di cui l’amministrazione della giustizia rappresenta un potente strumento di controllo piegato al mantenimento dello status quo.
Ai familiari delle 32 vittime della strage e a tutta la città di Viareggio manifestiamo la nostra più completa e sincera solidarietà augurandoci che l’indignazione per questa infausta sentenza raggiunga tanti e tante perchè nessuno venga lasciato solo di fronte alla spaventosa degenerazione del potere e delle istituzioni che ad esso si piegano.