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Il virus della distruzione e dell’ingiustizia: il 24 aprile sciopero per il clima

Oggi ci troviamo all’apice di una pandemia che purtroppo era stata inutilmente prevista dalla scienza, senza che molto venisse fatto per evitarla o almeno per contenerla e fronteggiarla, e che fa seguito a una serie impressionante di nuove epidemie che si sono presentate negli ultimi anni, causando centinaia di migliaia di morti, dall’AIDS all’ Ebola, dalla SARS al MERS. Alcune di queste solo per un caso fortunato non sono diventate pandemie con esiti catastrofici.

Il capitalismo attua da circa un secolo uno sfruttamento e un avvelenamento sempre più aggressivo dell’ambiente naturale. Il cambiamento climatico globale, che modifica e sposta gli habitat di un numero enorme di organismi viventi, la deforestazione che toglie spazio alla fauna selvatica e l’avvicina pericolosamente al bestiame domestico e a quello reso fragile negli allevamenti intensivi, insieme all’eccessivo traffico intercontinentale, sono fattori che possono modificare la diffusione dei patogeni, il numero dei possibili organismi ospitanti e la loro pericolosità.

I cambiamenti nell’uso del suolo e quelli climatici, la devastazione di foreste e di habitat naturali per molti animali selvatici, la produzione di cibo di scarsa qualità con allevamenti e coltivazioni intensive, sono quindi tra le principali fonti di rischio per l’emergere di nuove malattie nell’essere umano, o per il diffondersi in nuove aree di quelle già esistenti, che grazie alla globalizzazione e in assenza di piani di prevenzione e di gestione delle stesse, possono diventare epidemiche con una facilità e una velocità mai viste prima.

Di fronte ad uno scenario di questo tipo è necessaria una salda alleanza dei movimenti per la giustizia ambientale, e per questo aderiamo alla campagna Ritorno al futuro lanciata da FFF e parteciperemo allo sciopero globale del 24 aprile. Dobbiamo unire le nostre azioni perché soltanto uniti possiamo tentare di imporre ai governi e all’economia un’inversione di marcia nelle politiche di sviluppo agricolo e industriale, nello sfruttamento delle risorse dei paesi poveri, nelle politiche militari e nelle guerre, nell’interesse della salute di tutte e tutti.

Ora che in tutto il mondo si pensa a gestire una nuova fase della crisi, dobbiamo dire chiaramente che non possiamo continuare a commettere gli stessi errori che ci hanno condotto fino a qui. La ripartenza non può rimettere il profitto al di sopra della salute globale, come è avvenuto fino ad ora. Il rischio di una forte accelerazione, in nome dell’economia e del profitto, potrebbe aggravare ulteriormente la crisi climatica ed ambientale attuale.

Dobbiamo ripartire dal rispetto per l’ambiente in cui viviamo e chiedere ai governi un immediato cambio di rotta/paradigma, per avviare una riconversione ecologica della produzione di cibo, di beni e di servizi, che risponda ai reali bisogni delle persone e non a quelli del mercato liberista. Abbiamo bisogno di un sistema produttivo e di un’ organizzazione sociale che tenga conto delle limitate risorse di materia e di energia del pianeta e che riutilizzi i nostri scarti. Il programma di ripartenza per la produzione e per la riorganizzazione sociale deve prevedere, in primis, il potenziamento della sanità e della ricerca pubblica.

Anche le manipolazioni genetiche del vivente e le relative sperimentazioni, oggi sempre più spinte, devono essere sottoposte a un controllo pubblico stringente perché siano compiute esclusivamente nell’interesse dell’equilibrio generale della vita sul pianeta e della salute degli esseri umani, e non in funzione dei profitti privati che se ne possono ricavare.

Deve essere garantita la tutela della salute nelle fabbriche e nei campi, di tutti i lavoratori, a partire dagli immigrati. Le risorse economiche destinate alle grandi opere devono invece essere investite in progetti di sviluppo alternativi che possano migliorare l’ urbanizzazione e la mobilità dei cittadini, riducendo al tempo stesso inquinamento, cambiamento climatico e proteggendo la biodiversità.

La follia di uno sviluppo produttivo incessante basato sulle attuali e insostenibili emissioni climalteranti va arrestata, da subito e per sempre. Insomma, abbiamo bisogno di una riconversione ecologica globale, non possiamo semplicemente tornare alla normalità, perché la normalità è il problema!

 

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