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Venezuela: attentanco contro Maduro. Solidarietà alla rivoluzione Bolivariana!

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Sabato 4 agosto. Ore 17.41 a Caracas. Il presidente Maduro, rieletto presidente a maggio, sta tenendo un discorso in occasione di una parata militare. C’è la diretta televisiva. Si odono degli scoppi. Lo sguardo di chi è sul palco presidenziale va verso il cielo. Si interrompono le trasmissioni. Basta poco per avere le prime informazioni. Si è trattato di un attentato. Due droni, carichi di esplosivo C4, sono stati intercettati e fatti esplodere. Maduro è illeso. Sette uomini, però, sono rimasti feriti.
Passa poco e lo stesso Maduro annuncia che ritiene responsabile la destra interna e Juan Manuel Santos, presidente della Colombia, principale base d’azione degli USA nel continente latinoamericano. L’attentato è rivendicato su twitter da “soldados de franela” e, dalla comoda location di Miami, da Patricia Poleo, esponente dell’opposizione venezuelana, quella che la nostra UE ha premiato col premio Sakharov per la “libertà di pensiero”. Quella opposizione pacifica e non violenta, tanto da bruciare “chavisti” in piazza. Letteralmente, non per finta.
Ma i nostri media non vogliono vedere né sentire. E l’attentato, se leggete la stampa nostrana, diventa “auto-attentato” o una “esplosione isolata in un edificio nei pressi della Avenida Bolívar”.

L’opposizione utilizza ogni mezzo a sua disposizione pur di farla finita col governo bolivariano: attacco all’economia, isolamento e criminalizzazione diplomatica, assedio mediatico, golpe di settori delle Forze Armate, insurrezione, preparazione di uno scenario che permetta l’intervento internazionale, elezioni. Quest’ultima opzione non è più sul tavolo, viste le continue vittorie del chavismo. Rimane la via d’uscita violenta. La agenzia Bloomberg, non proprio vicjna al governo bolivariano, ha svelato la “Operación Constitución”, che prevedeva il sequestro di Maduro prima delle elezioni presidenziali di maggio 2018, così da renderle impraticabili. Un anno fa Oscar Pérez era diventato eroe dei media di casa nostra, dopo aver lanciato granate da un elicottero contro il Ministero degli Interni e della Giustizia e il Tribunale Supremo di Giustizia. All’epoca, nessuna cancelleria europea espresse la minima solidarietà al presidente venezuelano.
Caracas è il banco di prova principale per gli USA nel continente. Il suo alleato principale è la Colombia. L’attentato non metterà fine alla catena di attacchi. È probabile che altri ne seguiranno e non si può scartare alcuna possibilità. È la storia recente del Venezuela a insegnarcelo.
Non perdiamo di vista la linea di divisione tra amici e nemici.

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