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LE DICHIARAZIONI DI VALDITARA ALLA FONDAZIONE GIULIA CECCHETTIN SONO INACCETTABILI. DIMISSIONI SUBITO!

Il 18 Novembre scorso, in un videomessaggio inviato all’inaugurazione della Fondazione intitolata a Giulia Cecchettin, uccisa dal suo ex, Filippo Turetta, lo scorso anno, Valditara ha fatto delle affermazioni che meritano di essere attentamente analizzate e che valgono, da sole, la richiesta di dimissioni immediate.

Il Ministro dell’Istruzione ha affermato che il patriarcato non esiste più, essendo abolito dalla riforma del diritto di famiglia del 1975, e che non é tollerabile far finta di non vedere – citiamo – “che l’incremento di fenomeni di violenza sessuale é legato anche a forme di marginalità e devianza, in qualche modo discendenti da immigrazione illegale”.

Gli argomenti dunque sono tre:

Il patriarcato non esiste, essendo stato abolito per legge 49 anni fa. Potremmo quindi arguire, applicando lo stesso ragionamento, che le disuguaglianze nel nostro paese non esistono dal 1948 dato che, secondo l’art. 3 della Costituzione, la Repubblica rimuove gli ostacoli che limitano l’uguaglianza. É sottintesa un’idea talmente rozza del legame tra realtà normativa e realtà fattuale da chiedersi se colui che ha esposto questa argomentazione sia lo stesso Valditara ordinario di Diritto Romano, ma evidentemente questi sono tempi per cui alle ragioni della bassa politica soccombe anche un principio elementare di correttezza scientifica.

L’incremento di fenomeni di violenza sessuale é legato anche a forme di marginalità e devianza. Il report diffuso dal Ministero dell’Interno lo scorso 17 Novembre (https://www.interno.gov.it/sites/default/files/2024-11/report_settimanale_al_17_novembre_2024.pdf), sulla relazione tra omicidi, genere della vittima e relazione con l’assassino, documenta come, benché in calo, circa il 30% degli omicidi commessi da inizio anno ha avuto come vittima una donna (98 su 269); se si limita il calcolo ai soli omicidi commessi in ambito familiare, le donne diventano immediatamente la maggioranza delle vittime (87 su 129); di queste, 58 sono state uccise da partner o ex partner, ben oltre la metà delle vittime femminili totali. Di fronte a questi dati, porre l’accento su marginalità e devianza (fenomeni, sia chiaro, esistenti) vuol dire semplicemente voler occultare il dato statistico che dice, incontrovertibilmente, che la maggior parte delle volte gli assassini di donne sono in famiglia, o ne hanno fatto parte. Oltretutto, in un quadro complessivo che vede, per fortuna, il numero totale degli omicidi in caldo da anni ( ma più o meno costante se si considerano solo le donne uccise), insistere su marginalità e devianza é, oltre che falso, in malafede.

Marginalità e devianza discendono, in qualche modo, dall’immigrazione illegale. Capolavoro. Dopo aver affermato che per cancellare un fenomeno sociale basta abolirlo per legge; dopo aver coperto, retoricamente, gli assassini in famiglia, puntando il dito su marginalità e devianza che sono invece cause secondarie, ecco arrivare il nemico da dare in pasto alla folla: i clandestini. Che sono pochissimi in proporzione alla totalità dei flussi migratori (il 93,9% dei femminicidi sono commessi da italiani), quindi ancora una volta statisticamente impossibilitati ad essere la causa principale dei femminicidi, come emerge invece dal discorso di Valditara (anche volendo prendere per buona la sua correlazione infondata e razzista).

Non si tratta però, purtroppo, dei deliri di un anziano in un bar, ma dei discorsi preparati a tavolino dal Ministro dell’Istruzione di uno dei più grandi paesi occidentali. Un discorso studiato attentamente, nonostante le apparenze, perché nelle argomentazioni – malamente poste – rivela un orientamento e un obiettivo pratico: quello di cooptare una certa parte del femminismo occidentale in un discorso razzista per cui, nelle nostre società ormai libere dal patriarcato – perché superiori culturalmente, é il sottotesto – il vulnus della violenza sulle donne verrebbe da fuori, dagli immigrati. É la retorica classica della destra nordeuropea che cerca, in questo modo, di presentarsi come liberale, “femminista”, liberata da quel carico pesante di violenza machista che storicamente porta con sé, alleata dei sinceri democratici contro la violenza “esterna”, degli stranieri, dei “diversi da noi”.

Siamo di fronte ad un discorso lucido e pericoloso, anche perché ignora e nasconde, volutamente, l’emergenza educativa nazionale sull’argomento: quella per cui, come emerge da una recente inchiesta online tra l3 adolescenti (LINK), ragazze e ragazzi fanno fatica a riconoscere una forma di violenza nei baci e nel contatto fisico senza consenso, nel controllo della rubrica, dei messaggi, del telefono, dell’abbigliamento, delle relazioni del/la partner, nell’invio ripetuto e ossessivo di messaggi e tentativi di chiamate, nei ricatti sentimentali, fino alle percosse fisiche e ai rapporti sessuali completi senza consenso. Una vera e propria catastrofe educativa che si porrebbe come priorità agli occhi di decisori politici di buon senso e che, invece, é cancellata dall’attuale Ministro.

Evidenziamo che cancellare vuol dire consentire che si perpetui questa situazione, e quindi consentire il ripetersi di violenze fisiche e morali e di femminicidi. Non un’emergenza da contrastare, ma un elemento per fare propaganda ideologica contro lo straniero, l’estraneo, l’altro da noi.

La gravità delle affermazioni del Ministro supera, quindi, di gran lunga l’inconsistenza e la fallacia logica delle argomentazioni: é per questo che riteniamo urgente e necessario che rassegni le sue dimissioni, perché non riteniamo accettabile che la scuola continui ad essere guidata da una persona che ha dato ampia dimostrazione di incompetenza e pericolosità.

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