I brevetti sui vaccini e nuove tecnologie contro il covid-19 sono la palla al piede nella corsa fuori dal tunnel della pandemia globale.
La nostra vita vale più dei profitti delle grandi compagnie farmaceutiche.
Ad un anno dall’11 marzo 2020, giorno in cui l’OMS ha definito la diffusione del Covid-19 una pandemia globale, siamo ancora alle prese con nuove ondate, pesanti restrizioni, e un numero di decessi che solo in Italia ha strappato all’affetto dei propri cari 100.000 uomini e donne.
Eppure le ingenti risorse pubbliche che hanno finanziato la ricerca delle compagnie farmaceutiche private hanno “funzionato”. Ad oggi, ci sono più vaccini che hanno completato le fasi di controllo e gran parte della comunità scientifica è convinta che siano lo strumento più adatto a superare la pandemia. Insieme, sempre bene ribadirlo, al necessario potenziamento del sistema sanitario e della medicina territoriale.
Ma allora cosa stiamo aspettando? Perché in questi mesi non c’è stata un’estesa campagna vaccinale per uscire da questa pandemia e invece, quotidianamente, dobbiamo assistere a scontri tra Stati per accaparrarsi le poche dosi di vaccino disponibili? La causa principale di questa situazione paradossale, oltre all’incapacità del nostro governo, è la SCARSITÀ dei vaccini. È evidente che la domanda globale di vaccini superi di gran lunga l’offerta. Ma per quale motivo? Sono poche le aziende private che possono produrli e non hanno la capacità per garantirne abbastanza per tutti. Le multinazionali farmaceutiche stanno operando in una condizione di quasi monopolio grazie alla protezione dei diritti di Proprietà Intellettuale, in particolare dei brevetti, garantiti dagli accordi conosciuti come TRIPs (Agreement on Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights). Questi ultimi, entrati in vigore nel 1995 (data della creazione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, WTO per la sua sigla in inglese), rappresentano l’esempio di come norme formalmente uguali per tutti, riproducano di fatto profonde diseguaglianze a causa del divario – che affonda le sue radici nelle relazioni storiche di tipo coloniale e neo-coloniale – tra Paesi ricchi e Paesi poveri in termini di capacità tecnologica e accesso alle conoscenze. Questi accordi commerciali limitano artificialmente le capacità produttive, determinando scarsità di prodotto, aumenti di prezzi e una smisurata concentrazione di potere nelle mani delle aziende farmaceutiche private a cui è data la facoltà di decidere chi e quando potrà essere vaccinato. Una situazione inaccettabile in qualsiasi circostanza, ma ancora di più nel contesto di una pandemia globale che ha già causato la perdita di oltre 2,5 milioni di vite.
Ci sono molte organizzazioni e Stati a livello internazionale che rivendicano l’urgenza di far saltare i brevetti per aumentare la produzione dei vaccini. Il 10 e 11 marzo è anche la data in cui siederà il Consiglio TRIPs nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Sin dal 2 ottobre 2020, India e Sudafrica hanno presentato una richiesta di sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale al fine di rendere i vaccini e le nuove tecnologie per la cura accessibili a tutti – un meccanismo previsto da questi accordi in situazioni emergenziali. Oggi, questa richiesta è promossa da ben 57 membri e ha ricevuto l’assenso di altri 60 Paesi. In sostanza, ci sono oltre 110 Paesi che vorrebbero sospendere – se pur temporaneamente – i diritti di proprietà intellettuale al fine di espandere e diversificare globalmente la produzione di vaccini (e prevenire, curare e contenere il Covid-19) e una manciata di Paesi – tra cui l’Unione Europea, gli USA, la Gran Bretagna, il Canada – che si oppongono. In questo contesto il governo Italiano, esimendosi da qualsiasi pressione sulla Commissione Europea per accettare la proposta sul tavolo del WTO sta oggi contribuendo ad ostacolare un processo che potrebbe salvare milioni di vite umane.
Sospendere i brevetti non è soltanto un’urgenza sul piano morale ma è fondamentale per il nostro stesso futuro. La natura globale della pandemia e lo sviluppo di nuove varianti hanno ampiamente dimostrato che nessuno è al sicuro fin quando tutti i Paesi avranno sconfitto la pandemia. Rischiare l’emergere di una variante resistente ai farmaci in circolazione potrebbe vanificare tutti gli sforzi sanitari, sociali ed economici fatti fino ad ora.
Non possiamo aspettare un altro giorno. Abbiamo scelto l’11 marzo, data simbolica, come una giornata di mobilitazione per affermare in maniera chiara ed inequivocabile che le nostre vite e il futuro della comunità globale non possono essere messi in pericolo da accordi commerciali stipulati nell’interesse di compagnie private e di pochi stati nazionali. Per questo motivo insieme a numerose organizzazioni europee sosteniamo la campagna #noprofitonpandemic basata sull’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE). Questa campagna si basa su 4 rivendicazioni fondamentali:
- Diritto alla salute per tutti;Trasparenza su tutto ciò che riguarda la nostra salute;
- I vaccini e le tecnologie sanitarie sviluppate con investimenti pubblici non devono essere privatizzate;
- Evitare che le grandi compagnie farmaceutiche possano accumulare profitti e depredare i sistemi di assistenza sociale durante la pandemia.
Firma qui per sostenere la campagna!
Invece di essere subordinati alle logiche di profitto di aziende private, bisognerebbe lavorare per la creazione di aziende pubbliche per lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di farmaci, vaccini e dispositivi medici. Anche se a prima vista ci può sembrare un investimento troppo grande, in realtà circa 18 miliardi all’anno di spesa sanitaria sono fagocitati proprio dalle industrie di farmaci e dispositivi medici, (fonte rapporto GIMBE) che vendono tali prodotti allo Stato imponendo dei prezzi altissimi. Costi così elevati rendono difficile garantire l’accesso a tutti i pazienti, intaccando il diritto alla cura.
Esistono alternative alle aziende di Big Pharma e alle logiche di mercato. Un esempio eclatante è Cuba, che nonostante l’embargo e le difficoltà economiche, con la sua industria farmaceutica pubblica ha sviluppato tecnologie all’avanguardia che hanno anche permesso di sviluppare il vaccino Soberana, attualmente in fase finale di sperimentazione, pochi mesi dopo i colossi internazionali. Questo successo deriva da un principio semplice quanto troppo spesso ignorato nella nostra società: la salute non può essere considerato un terreno di speculazione e profitto.
È questa logica della vita che dobbiamo far prevalere assolutamente sulla logica del profitto.
A partire dall’11 marzo. Per i vaccini, per la salute, per l’eguaglianza. Per la vita dei nostri popoli.