Ad agosto, insieme ai compagni e le compagne di Potere al Popolo – Bergamo abbiamo seguito la tragica vicenda di Elena Casetto, ragazza di 19 anni morta arsa viva dalle fiamme di un incendio sviluppatosi nel reparto di psichiatria del “Papa Giovanni” di Bergamo .
La ragazza non ha potuto mettersi in salvo perché legata al letto!
In troppi reparti in Italia, nonostante la rivoluzione basagliana sia avvenuta proprio nel nostro paese, si continua ad applicare una pratica che non ha nulla di “terapeutico” ma che serve solo a reprimere e punire.
” L’autorità del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale ha evidenziato che la contenzione della ragazza non era stata registrata dall’ospedale, così come in quell’ospedale non viene rispettato il protocollo in casi di contenzione e comunque in un contesto in cui il numero di contenzioni effettuate dall’ospedale, almeno quelle registrate, risulta essere molto elevato rispetto alla media, con una durata che può raggiungere anche le 40 ore consecutive. ”
La direzione dell’ospedale si difende dichiarando che sono l’unico ospedale della provincia di Bergamo con Dipartimento di Emergenza 24 h . Capiamo sicuramente a quale stress siano sottoposti i lavoratori e le lavoratrici che devono prendersi cura di chi arriva in ospedale quando viene meno il radicamento territoriale dei presidi sanitari, non comprendiamo invece le giustificazioni della dirigenza che piuttosto che prendere posizione rispetto alla situazione disastrosa di emergenza, lascia di fatto passare che i danni delle scelte politiche possano ricadere sulla popolazione.
Denunciamo la pratica della contenzione, pratica brutale e violenta che lede la dignità di chi la subisce ma anche degli operatori che spesso sono costretti a metterla in pratica. Ricordiamo gli articoli 13 e 32 della Costituzione, ricordiamo che la contenzione non è un sistema di cura e quindi non è applicabile neppure in regime di Tso, ricordiamo la Convenzione dell’Onu che afferma : i diritti delle persone con disabilità alla libertà di movimento, a non essere sottoposti a torture e trattamenti inumani e degradanti, a maltrattamenti, come il diritto alla protezione dell’integrità fisica e psichica. Diritti questi tutti violati dalla pratica della contenzione meccanica.
Crediamo che sia necessaria una presa di posizione chiara e decisa contro il disinteresse dei governi degli ultimi vent’anni per il diritto alla salute , che non bastino proclami e appelli impotenti alla mancanza di fondi. Ci vogliono scelte politiche.
Serve denunciare i continui tagli e il blocco del turn over, servono investimenti e assunzioni per quello che è un diritto primario e universale, serve un controllo popolare dei finanziamenti che troppo spesso sono intascati da affaristi e dirigenti e baroni che un sistema di clientele e scambio di favori ha alimentato negli ultimi decenni.