L’11 gennaio scorso Adila Hassim, avvocata presso la Corte Costituzionale del Sudafrica, si è presentata davanti alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) e ha dichiarato: “I genocidi non vengono mai dichiarati in anticipo. Ma questa corte ha il vantaggio delle ultime 13 settimane di prove che mostrano incontrovertibilmente un modello di condotta e una conseguente intenzione che giustifica un plausibile riconoscimento di atti di genocidio”. A questa dichiarazione Hassim ha ancorato la presentazione delle 84 pagine di denuncia del Sudafrica contro il genocidio israeliano dei e delle palestinesi a Gaza. Sia Israele sia il Sudafrica sono parte della Convenzione sul genocidio del 1948.
Il documento depositato dal governo sudafricano illustra molte delle atrocità perpetrate da Israele e, soprattutto, le dichiarazioni di intenti di genocidio fatte da alti funzionari israeliani. Nove pagine di questo testo (pp. 59-67) elencano “espressioni di intenti genocidi” fatte principalmente da funzionari israeliani, come gli appelli per una “Seconda Nakba” e una “Nakba di Gaza” (Nakba, che significa catastrofe in arabo, si riferisce all’espulsione dei e delle palestinesi dalle loro case nel 1948, che ha portato alla creazione dello stato di Israele). Queste agghiaccianti dichiarazioni d’intenti sono apparse ripetutamente nei discorsi e nelle dichiarazioni del governo israeliano dal 7 ottobre, insieme al linguaggio razzista su “mostri”, “animali” e “giungla” per riferirsi ai e alle palestinesi. In uno dei tanti casi di questo tipo, il 9 ottobre 2023 il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha dichiarato che le sue forze stavano “imponendo un assedio completo a Gaza. Niente elettricità, niente cibo, niente acqua, niente carburante. Tutto è chiuso. Stiamo combattendo degli animali umani e stiamo agendo di conseguenza”.
È appropriato che il nome di Adila Hassim significhi rettitudine o giustizia in arabo e che il nome di Tembeka Ngcukaitobi significhi affidabile in Xhosa.
All’udienza della Corte Internazionale di Giustizia, Israele non è stato in grado di rispondere in modo credibile alla denuncia del Sudafrica. Tal Becker, consigliere legale del Ministero degli Affari Esteri israeliano, ha trascorso l’intera presentazione cercando di incriminare Hamas, che non è parte della disputa. È stato Hamas, ha detto Becker, a creare “l’ambiente da incubo” a Gaza, non Israele.
Dopo che Israele ha presentato la sua difesa, i quindici giudici della Corte Internazionale di Giustizia hanno iniziato le loro deliberazioni. Le presentazioni dell’11-12 gennaio sono state solo l’udienza prima facie per accertare se ci sono prove sufficienti per procedere a un processo, che – se accadesse – richiederebbe probabilmente anni. Tuttavia, il Sudafrica ha chiesto alla corte di applicare “misure provvisorie”, vale a dire una disposizione di emergenza da parte dei e delle giudici della Corte Internazionale di Giustizia che chiede a Israele di fermare il suo attacco genocida contro la popolazione palestinese. Questo sarebbe un colpo significativo alla già diminuita legittimità di Israele e alla legittimità del suo principale sostenitore, gli Stati Uniti d’America. C’è un precedente notevole che rende palusibile questa misura. Nel 2019, il Gambia è riuscito a far sì che il tribunale ordinasse misure provvisorie contro il governo del Myanmar per i suoi attacchi contro il popolo Rohingya. Il mondo attende il verdetto della corte.
Nel novembre 2023, quando il carattere genocida della guerra era già ampiamente accettato in tutto il mondo, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato un pacchetto di aiuti militari a Israele da 14,5 miliardi di dollari. Mentre la Corte Internazionale di Giustizia teneva la sua audizione, il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, John Kirby, ha dichiarato alla stampa che gli Stati Uniti “continueranno a fornire [a Israele] gli strumenti e il supporto di cui ha bisogno”, cosa che hanno fatto – di nuovo – di recente il 9 e il 29 dicembre, quando hanno inviato ulteriori armi a Israele. Alla domanda all’interno del Congresso sulle preoccupazioni per la perdita di vite umane, Kirby ha risposto: “non vediamo ancora alcuna indicazione che [Israele] stia violando le leggi sui conflitti armati”. Kirby, un ex ammiraglio, ha riconosciuto che “ci sono troppe vittime civili”, tuttavia, piuttosto che chiedere di porre fine agli attacchi contro i civili, ha detto che Israele deve “prendere provvedimenti per ridurli”. In altre parole, gli Stati Uniti hanno dato a Israele il via libera e carta bianca, il sostegno e le armi, per fare tutto ciò che vogliono ai e alle palestinesi.
Quando il popolo yemenita, guidato da Ansar Allah, ha deciso di bloccare il movimento delle navi dirette in Israele attraverso il Mar Rosso, gli Stati Uniti hanno formato una “coalizione” per attaccare lo Yemen. Il giorno dell’audizione del Sudafrica alla Corte Internazionale di Giustizia, gli Stati Uniti hanno bombardato lo Yemen. Il messaggio era chiaro: non solo gli Stati Uniti forniranno sostegno incondizionato al genocidio, ma attaccheranno anche i paesi che cercheranno di fermarlo.
Nel corso degli ultimi due anni, dall’inizio della guerra in Ucraina ad oggi, c’è stato un rapido declino della credibilità dell’Occidente. Questo calo di legittimità non è iniziato con la guerra in Ucraina o il genocidio in Palestina, anche se entrambi gli eventi hanno certamente accelerato il declino dell’autorità dei paesi della NATO. Il portavoce di Ansar Allah, Mohammed al-Bukhaiti, ha postato un video di una marcia pro-Palestina a New York che è forse indicativo dello stato d’animo nella maggior parte del mondo e ha scritto: “Non siamo ostili al popolo americano, ma piuttosto alla politica estera americana che ha causato la morte di decine di milioni di persone, minaccia la sicurezza e l’incolumità del mondo ed espone anche la vita della popolazione americana al pericolo. Lottiamo insieme per stabilire la giustizia tra le persone”.
È chiaro alla maggior parte delle persone che il Nord del mondo non è riuscito ad affrontare le crisi planetarie, che si tratti della crisi climatica o delle conseguenze della Terza Grande Depressione. Ha cercato di sostituire la realtà con eufemismi come “promozione della democrazia”, “sviluppo sostenibile”, “pausa umanitaria” e, da parte del ministro degli Esteri britannico David Cameron e del ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock, la ridicola formulazione di un “cessate il fuoco sostenibile”. Le parole vuote non sostituiscono le azioni reali. Parlare di un “cessate il fuoco sostenibile” mentre si arma Israele o parlare di “promozione della democrazia” mentre si sostengono governi antidemocratici ora definisce l’ipocrisia della classe politica del Nord del mondo.
Israele, nel frattempo, afferma che continuerà questo genocidio “per tutto il tempo necessario“, anche se le sue già deboli giustificazioni continuano a deteriorarsi con crescente rapidità. Dietro questa violenza c’è il declino della legittimità del progetto NATO, le cui pretese di superiorità morale suonano come chiodi trascinati su una lavagna insanguinata.
Con affetto,
Vijay
*Traduzione della terza newsletter (2024) di Tricontinental: Institute for Social Research.
Come Potere al Popolo traduciamo la newsletter prodotta da Tricontinental: Institute for Social Research perché pensiamo affronti temi spesso dimenticati da media e organizzazioni nostrane e perché offre sempre un punto di vista interessante e inusuale per ciò che si legge solitamente in Italia. Questo non significa che le opinioni espresse rispecchino necessariamente le posizioni di Potere al Popolo. A volte accade, altre volte no. Ma crediamo sia comunque importante offrire un punto di vista che spesso manca nel panorama italiano.