Mentre il Ministro dell’Interno Salvini presenzia in varie città italiane indossando la divisa della Polizia, sottolineando la natura repressiva dello Stato e del suo governo (come dimostrano gli ultimi atti di violenza, a suon di manganello, avvenuti a Torino), il 3 gennaio è stata notificata la richiesta di “sorveglianza speciale” per due anni, con divieto di dimora, a cinque attivisti torinesi che hanno fornito il loro appoggio sul campo alla rivoluzione del Rojava.
I destinatari di questa misura sono Paolo, Eddi, Jack, Davide e Jacopo, che, negli ultimi due anni, hanno sostenuto la lotta delle popolazioni della Siria del Nord contro lo Stato Islamico.
La richiesta è stata avanzata dal Pubblico Ministero Emanuela Pedrotta – nota per la persecuzione e criminalizzazione della lotta del Movimento No Tav e dei militanti politici torinesi – e si basa sul pretesto che i cinque attivisti, avendo appreso l’uso delle armi, sarebbero da ritenersi “pericolosi” e, quindi, soggetti da sottoporre ad una sorveglianza particolarmente restrittiva.
Allo stesso modo, per l’attivista sardo Luisi Caria, la procura ha richiesto la “sorveglianza speciale” per tre anni, con obbligo di dimora nel comune di residenza. La stessa procura sarda ritiene, inoltre, che le forze curde siriane siano gruppi terroristici.
La sorveglianza speciale con divieto di dimora, regolamentata e inasprita da una legge del 2011, è una misura di controllo fortemente lesiva della libertà personale che impone il divieto di allontanarsi dall’abitazione nella quale si viene domiciliati, e prevede l’obbligo di presentarsi alle autorità di sorveglianza nei giorni stabiliti e ogni qualvolta venga richiesto.
Per la Procura di Torino, la “pericolosità” dei cinque attivisti consisterebbe nell’aver fornito appoggio alle Ypj (Unità di protezione delle donne) e alle Ypg (Unità di protezione del popolo), ovvero nell’aver difeso la libertà dei Paesi oggetto dei tentativi di invasione da parte dell’Isis.
La verità è che Eddy, Jacopo, Davide, Paolo, Jack e Luisi hanno, de facto, contribuito anche alla difesa dei Paesi dell’Europa, compresa l’Italia. Quella stessa Italia che ha accolto Erdogan nelle sedi istituzionali (alla presenza di Mattarella, di Gentiloni e del Papa) mentre le sue truppe invadevano militarmente uno Stato sovrano, la Siria, uccidendo centinaia di esseri umani, tutto ciò nel silenzio totale dell’Unione Europea. I rappresentanti delle istituzioni, adesso, lanciano ipocrite celebrazioni per la morte del compagno Lorenzo “Orso Tekoser” Orsetti, rappresentandolo come un contemporaneo crociato in guerra contro l’Islam.
La verità è che Eddy, Jacopo, Davide, Paolo, Jack, Luisi e “Orso” hanno fatto le stesse scelte. Scelte che li hanno portati a battersi contro le ingiustizie, contro i soprusi e per l’autodeterminazione e la libertà dei popoli. Le loro scelte hanno avuto, purtroppo, esiti diversi, e nello stringerci in un abbraccio solidale alla famiglia di Lorenzo, non possiamo non denunciare lo spettacolo indegno offerto dalla politica e dal governo che, non prendendo posizione in merito alle gravi limitazioni della libertà che le due Procure vorrebbero imporre agli attivisti torinesi e all’attivista sardo, calpesta anche le idee di Lorenzo, rimanendo silente di fronte al tentativo di colpire chi ha, quale unica “colpa”, quella di essere rimasto vivo.
Ma questa ipocrisia non riguarda solo l’Italia.
L’Unione Europea, infatti, non perde occasione di screditare e di criminalizzare la rivoluzione del Rojava, censurando e sminuendo le proposte e le esigenze di una comunità che non solo resiste a ferocissimi attacchi militari, ma allo stesso tempo sperimenta nuove forme di governo e di autodeterminazione attraverso il confederalismo democratico, mentre qui da noi si restringono sempre di più gli spazi di democrazia reale.
Fa certamente paura, alle strutture dell’oligarchia economica globale, l’esempio di creazione di una vita alternativa basata su un progetto comunalista, il cui fondamento sono valori come la convivenza tra religione ed etnie diverse, il rispetto reciproco, l’uguaglianza tra uomini e donne, l’ecologia; valori che in Italia sono stati da tempo sacrificati e dimenticati dalle istituzioni politiche ed economiche.
La comunità di Potere al Popolo esprime la massima solidarietà a Davide, Eddi, Paolo, Jacopo, Jack e Luisi. Li ringraziamo per il grande supporto che hanno dato, in prima persona e rischiando la vita, alla causa del popolo curdo e diciamo a gran voce che la lotta internazionalista non si ferma, che sosterremo tutte le iniziative in supporto al popolo curdo, anche in nome di tutte e tutti i combattenti caduti, come Giovanni Asperti “Hiwa Bosco” e Lorenzo “Orso Tekoser” Orsetti.
Il 31 marzo parteciperemo, e invitiamo tutte e tutti a partecipare, alla manifestazione nazionale che si terrà a Firenze, in ricordo di Orso, per rivendicare la possibilità di costruire un mondo diverso.
Potere al popolo