Stamattina all’alba la Questura di Torino ha messo in atto un importante dispiegamento di forze. Camionette, antisommossa, digos, mancavano solo gli elicotteri… Stavano forse dando la caccia a qualche pericoloso mafioso o ndranghetista che sempre di più fa affari nella nostra regione? Stavano forse arrestando qualche evasore fiscale milionario, uno di quelli che porta milioni di euro in Svizzera? No, l’obbiettivo erano studenti universitari e attivisti NO TAV, presenti nello storico centro sociale Askatasuna e nello spazio popolare Neruda. A quanto pare bisognava in tutta fretta eseguire 15 misure cautelari e ben 9 arresti in seguito ai fatti di piazza del… indovinate… Primo Maggio 2017!
A un anno e tre mesi di distanza la polizia decide quindi di privare della libertà ragazze e ragazzi e di perquisire e intimidire uno dei luoghi che da oltre vent’anni organizza incontri politici, formazione critica, arte e cultura a Torino.
Ma che sarà mai successo quel giorno? Noi lo sappiamo, perché eravamo lì. Il Primo Maggio è da sempre la giornata dei lavoratori e delle lavoratrici, una giornata per ricordare le lotte del passato che ci hanno permesso grandi conquiste, ma anche per ricordarci che continuare quella lotta oggi è più che mai necessario per combattere precarietà, salari e pensioni da fame, jobs act, fornero, voucher e tutte le altre riforme che hanno peggiorato le nostre condizioni di vita.
Da parecchi anni a Torino questa giornata assume un carattere particolare. In coda ai vari sindacati confederali, che negli anni si sono trasformati in vere e proprie agenzie di servizi, abbandonando, salvo pochi casi, la difesa dei lavoratori, si forma uno spezzone sociale partecipato da precari, studenti, disoccupati, famiglie sotto sfratto, ma anche tanti militanti attivi proprio nelle lotte in sostegno degli sfruttati di questa città.
In piazza il copione è sempre lo stesso: nonostante ormai lo “spezzone sociale” sia il più partecipato e vivo, per evitare contestazioni la polizia impedisce a questa parte di corteo di giungere nella piazza finale dove si tengono i comizi dei confederali. Sbarra la strada arbitrariamente e chi prova a passare viene manganellato.
Anche l’anno scorso si è ripetuta la stessa scena con lo spezzone, perfettamente pacifico, che è stato bloccato senza alcuna ragione poco prima di giungere alla piazza finale. Anzi, dopo qualche minuto di stallo in cui i manifestanti chiedevano di passare, è stato caricato a freddo, provocando diversi feriti e contusi. Oggi, a distanza di oltre un anno, arrivano 19 misure cautelari per alcune persone che sono state coinvolte nei tafferugli seguiti alle violente cariche della polizia. Persone che non hanno altra colpa che quella di ricordare che il nostro paese è – almeno formalmente – ancora una democrazia, e quella di non aver calato la testa.
“Ne abbiamo viste tante ma mai ciò che è scritto nell’ordinanza va al di là di ogni immaginazione per il carattere esplicitamente politico usato per giustificare gli arresti. Leggiamo nelle carte del Pm Rinaudo che come elemento a carico dei nostri compagni c’è l’aver voluto ‘rimarcare la loro estraneità alla manifestazione e ai valori da essa espressi’” – questo scrive l’Askatasuna.
La temporalità dell’operazione è più che sospetta: che il nuovo Governo a guida Salvini voglia “vendicarsi” delle tante contestazioni subite dal leader della Lega proprio a Torino? Che si voglia dare un segnale a tutti i centri sociali, colpendone uno dei più antichi e rispettati?
In ogni caso, non possiamo accettare che sia la questura a decidere chi può parlare e chi no, non possiamo accettare che la piazza finale del Primo Maggio sia blindata per lavoratori, studenti e sfrattati, ma aperta a quei partiti, PD in testa, responsabili dell’attacco alle nostre condizioni di vita. Il Primo Maggio è la giornata dei lavoratori, non di chi li ha resi più poveri, precari, indifesi.
Rivendichiamo il diritto a manifestare nelle nostre strade e nelle nostre piazze anche contestando chi da anni porta avanti o comunque sostiene politiche antipopolari. Oggi colpiscono 19 compagni che quel giorno, come tantissimi altri, non hanno accettato questa farsa. Domani potrebbero colpire te se oserai protestare contro un sopruso.
A queste 19 persone va tutta la nostra solidarietà e complicità. Potere al Popolo! sarà sempre a fianco di chi lotta, di chi non si rassegna, di chi alza la testa. Mobilitiamoci per impedire che il nostro paese diventi una gabbia triste, dove le libertà vengono negate.