L’anno scolastico in partenza è il peggiore per numero di supplenti, con circa 250.000 precari su meno di un milione totale di docenti. Come abbiamo scritto, nei dieci anni in cui il numero dei precari è sostanzialmente raddoppiato, nessuno dei governi che si sono succeduti, ha veramente messo mano a una riforma scolastica in grado di offrire risposte serie alla condizione lavorativa del personale scolastico. La mancanza di volontà politica per realizzare una scuola di qualità, e anzi, la direzione intrapresa per aziendalizzare sempre di più il servizio scolastico, produce ogni anno migliaia di precari che vivono l’estate, e in particolare le ultime settimane di agosto, tra ansie, difficoltà economiche e familiari, contemplando anche un trasferimento dall’altra parte della Penisola. È inaccettabile che tutti, da PD a FdI, compresi i 5 stelle, trattino la scuola come un’impresa, abbassando i costi a partire dalla forza lavoro. È indubbio che il precariato a questo serve, nonostante le condanne dell’UE sull’abuso che ne fa l’Italia nel settore pubblico: nessuno vuole mai davvero stabilizzare perché nessuno vuole mai davvero investire nella scuola.
Negli ultimi giorni, mentre i docenti idonei del concorso ordinario 2020, presenti in graduatoria di merito e in attesa di ruolo (GM22), e i docenti del concorso PNRR 2023 manifestavano per vedere riconosciuti i loro diritti, Valditara ha pure avuto il coraggio di comunicare che tutti i posti messi a ruolo erano stati coperti. Peccato che quei contingenti autorizzati siano in realtà di molto inferiori ai posti vacanti e che la situazione sia aggravata dall’accantonamento di posti per concorsi che ancora non sappiamo se e quando saranno realizzati.
Contestualmente gli scorrimenti per ruolo promessi su GM22 sono stati molto inferiori a quelli annunciati mesi fa, e i docenti che hanno superato il concorso PNRR non solo non avranno graduatoria di merito, né abilitazione che dovranno ottenere pagando profumatamente i corsi abilitanti partiti da quest’anno, ma non possono nemmeno controllare il loro punteggio in graduatoria dal momento che sono stati pubblicati solo i nomi dei vincitori.
Infine l’estate si chiude aspettando la nomina della supplenza da algoritmo, una procedura che non permette la trasparenza, che spesso determina errori nelle assegnazioni e che prevede una scelta delle preferenze compilata al buio, senza conoscere i posti disponibili e, in alcuni casi, le graduatorie aggiornate.
Una nuova stagione di lotta sembra però aprirsi perché, nonostante l’estrema frammentazione dovuta ai numerosi percorsi avviati negli anni dalle diverse riforme scolastiche per accedere alla professione, la classe docente inizia un percorso di unità di rivendicazione, che le comunità scolastiche dovranno sostenere con tutte le forze.
La riforma che ci serve è in realtà molto semplice:
– stabilizzazione di tutti i precari storici;
– superamento della distinzione tra organico di fatto e di diritto;
– messa a ruolo di tutti i posti effettivamente liberi;
– introduzione di un percorso stabile di formazione e abilitazione sia per posto comune che per sostegno nel quadro del sistema universitario pubblico;
– concorsi sui posti effettivamente necessari.
Accanto ai docenti in agitazione, per una scuola pubblica, laica, sicura e di qualità.