di Laura Longo e Maurizio Acerbo
Il carcere è uno specchio delle contraddizioni sociali del nostro paese. Ne riflette le diseguaglianze e i disagi sociali finendo per amplificarli e riprodurli anziché correggerli.
Per questo abbiamo accolto la proposta di Rita Bernardini di dedicare la Pasquetta a una lunga visita al carcere di Teramo.
Un carcere che riflette la politica dell’amministrazione penitenziaria di rendere alcuni istituti più di altri delle vere e proprie “discariche umane” in cui si incontra il precipitato del disagio sociale.
Da sempre a Teramo vengono destinati gruppi consistenti di soggetti con patologie psichiatriche, autori di reati sessuali, tossicodipendenti e condannati per 416 bis. L’eterogeneità della popolazione carceraria non consente trattamenti rieducativi adeguati: i 416 bis in reparto di Alta sicurezza, sono in gran parte giovani con scarsa scolarizzazione a cui non è fornita la scuola primaria e secondaria e sono nell’ozio assoluto. Solo un giovane detenuto si è iscritto all’università ma non ha nessuno che lo segua. Le celle sono sporche e le salette di socialità senza alcun oggetto di svago (solo in pochi casi un biliardino e pure rotto). Riduzione acqua calda e televisioni mal funzionanti. Manca la figura dello “scrivano” particolarmente utile considerata la bassa scolarità della popolazione detenuta. Queste strutturali criticità sono state più volte rappresentate dal magistrato di sorveglianza Francesca Del Villano ma non hanno mai avuto seguito. L’unico dato positivo è l’apertura delle celle dalle 10 alle 17, ma senza opportunità trattamentali finiscono per vagabondare nei corridoi.
La polizia penitenziaria è sotto organico e costretta a turni di lavoro che la espongono al burnout. A fine anno ci saranno più di 20 pensionamenti e l’età media del personale carcerario è alta. A fronte di quasi 400 detenuti ci sono solo due educatori.
La funzione rieducativa della pena sancita dalla Costituzione diventa una chimera se non vi sono risorse per attività formative, lavorative, culturali, ricreative.
In tutto questo emergono le responsabilità del Consiglio Regionale incapace persino di procedere alla nomina del Garante dei detenuti pur in presenza di una candidatura autorevolissima come quella di Rita Bernardini.
Laura Longo, ex-magistrato – gruppo giustizia di Potere al popolo
Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRC, coordinamento nazionale di Potere al popolo