Pubblichiamo di seguito l’interrogazione parlamentare depositata al Senato da Matteo Mantero (Potere al Popolo!) sul coinvolgimento italiano nelle operazioni di guerra in Ucraina.
Una materia così delicata dovrebbe essere trattata con assoluta trasparenza da parte del Governo Draghi, e così non è.
Ribadiamo con forza il nostro no all’invio di armi e uomini italiani in Ucraina, convinti che la soluzione diplomatica sia l’unica strada percorribile per fermare l’escalation militare internazionale, il conflitto in corso, e tutelare le vite dei civili in Ucraina e non solo.
Interrogazione a risposta orale
Al Ministro della Difesa
Premesso che:
il 28 febbraio, il governo italiano ha approvato all’unanimità il decreto-legge n.16, che introduce ulteriori misure urgenti sulla crisi in Ucraina;
il decreto consente di introdurre ulteriori misure stringenti in relazione a quanto sta avvenendo nel Paese Est Europeo. L’invio “in deroga” di “mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari” al governo ucraino potrà avvenire “fino al 31 dicembre”. La misura, annunciata il 28 febbraio, è strettamente legata agli articoli 3 e 4 del Trattato Nord Atlantico che consente agli Stati membri di far fronte “a un attacco armato” in modo unito e congiunto “ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata”. Il decreto legge approvato il 28 febbraio è giunto dopo analoghe misure approvate dal Consiglio dei Ministri il 25 febbraio. In particolare, Roma aveva stabilito di rafforzare e prorogare per il 2022 il “dispositivo di forze dispiegato dalle nazioni nel contesto delle operazioni NATO già attive” e di mettere a disposizione un “contingente di forze in elevata prontezza”, solitamente predisposto per fronteggiare situazioni di crisi. Alla luce di ciò, con il decreto del 25 febbraio, l’Italia si è impegnata a partecipare a quei “dispositivi della NATO” già autorizzati dal Parlamento per il 2021, approvando una spesa pari a 67.451.608 euro per l’anno 2022 e 21.000.000 euro per l’anno 2023;
dopo il via libera da parte del Parlamento italiano alla cessione di armi all’Ucraina, i dettagli delle forniture sono stati al centro del lavoro delle commissioni Esteri e Difesa. L’elenco delle armi era e resta secretato, ma non mancano fughe di notizie, benché la Difesa giudichi le informazioni riportate dai media “prive di riscontro”;
fonti giornalistiche riferiscono che nell’elenco delle armi che l’Italia invierà all’Ucraina ci sono mortai da 120 mm e relative bombe, missili Stinger, mitragliatrici pesanti Browning e relativi munizioni, mitragliatrici leggere MG e proiettili, lanciatori anticarro e relativo munizionamento, razioni K, radio Motorola, elmetti e giubbotti;
circa la disponibilità di truppe, il decreto prevederebbe un comando per operazioni speciali, una unità del genio militare per il supporto delle operazioni terrestri, aeromobili per la ricerca e il soccorso di personale isolato, la raccolta informativa, il trasporto tattico e il rifornimento in volo. La consistenza massima del contingente nazionale previsto dal decreto interministeriale sarebbe fissato in 1350 unità;
Considerato che:
oltre all’Italia, . La Germania ha autorizzato l’invio di mille armi anticarro, 500 missili terr-a molti altri paesi europei hanno annunciato la fornitura di armi e mezzi all’esercito ucrainoria Stinger, nove obici, 14 veicoli blindati e 10mila tonnellate di carburante. Il Belgio consegnerà duemila mitragliatrici, duecento armi anticarro e 3.800 tonnellate di carburante, l’Estonia missili anticarro, mortai e ospedali da campo. La Lettonia e la Lituania hanno detto che invieranno missili antiaerei. La Slovacchia garantirà forniture mediche e mezzi per lo sminamento per un valore di 1,7 milioni di euro, la Polonia invierà munizioni difensive. I Paesi Bassi hanno annunciato l’invio di tremila elmetti e duemila giubbotti antiproiettile. La Francia ha inviato armi antiaeree e digitali, oltre a carburante. Il Portogallo offre all’Ucraina visori notturni, giubbotti antiproiettile, elmetti, granate, munizioni e fucili automatici G3;
sembrerebbe che le armi, i mezzi e gli equipaggiamenti arriveranno in Ucraina principalmente dalle strade e dalle ferrovie che collegano la Germania a Kiev attraverso la Polonia, la stessa strada che molti ucraini stanno percorrendo per lasciare il paese;
da quanto si apprende attraverso i media, sembra che la Nato non entrerà in Ucraina per fare la consegna e che, quindi, potrebbero entrare in campo i contractor, le compagnie paramilitari private che non hanno insegne e che fungono da avamposti degli eserciti e portando le armi quando legalmente non si può. Sembrerebbe che il costo dell’aiuto rischia di essere ben più alto di quello che viene dichiarato. I “mediatori” si fanno pagare il 30% del valore di carico per il loro “servizio”, a volte anche il 70%;
la fase della consegna delle armi, la cui modalità non si conosce, è estremamente delicata e potrebbe portare a conseguenze nefaste, infatti da una parte potrebbero finire nelle mani del nemico, dall’altra diventare un “pozzo senza fondo”, se il conflitto continuasse con questo grado di intensità;
Si chiede di sapere
qual è l’effettivo impegno militare, in termine di mezzi e di uomini, messi in campo dall’ Italia, portando a conoscenza del parlamento e degli italiani il contenuto dell’allegato al Decreto 2 marzo 2022 del Ministero della Difesa “Autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle Autorità governative dell’Ucraina ai sensi dell’articolo 1 del decreto-legge 28 febbraio 2022, n. 16.”;
quali iniziative urgenti il Ministro in indirizzo intenda mettere in atto, per quanto di competenza, per garantire che l’impegno di armi messo in campo dall’Italia, giunga effettivamente a destinazione e con quali modalità.