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SCUOLA DI POLIZIA

A ridosso del 4 Novembre, una serie inquietante di episodi ci ricorda come Esercito e Polizia stiano entrando sempre più spesso e impunemente nelle scuole.

Ha fatto giustamente scalpore la notizia riportata dal quotidiano Domani della scuola di manganello all’Expo Training 2024 di Milano, dove dei poliziotti insegnavano, appunto, a usarlo ed era addirittura riprodotta una cella. Questo avveniva nell’ambito delle attività di PCTO, ex “alternanza scuola lavoro”, negli anni diventato un corridoio per portare impunemente nelle scuole esperienze di sfruttamento, infortuni, omicidi sul lavoro e sempre più spesso educazione alla violenza e alla repressione.

A volte la penetrazione del mondo militare a scuola passa per vie più “innocenti”: ad esempio alcun* studenti* del Liceo Galanti di Campobasso a indirizzo musicale saranno prelevati dalle aule e portati a suonare con la fanfara militare per le celebrazioni in piazza del prossimo 4 Novembre.

A CHI CI RICORDA L’OVVIO, E CIOÈ CHE L’ESERCITO E LA POLIZIA SONO “ISTITUZIONI” DELLO STATO COME LA SCUOLA E QUINDI NON C’È NULLA DI MALE NEL FATTO CHE SI INCONTRINO, RICORDIAMO ALTRETTANTO BANALMENTE CHE CIÒ NON CONSENTE L’ELEVAZIONE DELL’IDEOLOGIA MILITARE A VALORE UNIVERSALE, NÈ TANTOMENO LA “NORMALIZZAZIONE” DELLA VIOLENZA ANCHE SE È IN DIVISA NÈ, IN SINTESI, LA TRASFORMAZIONE DELLE SCUOLE IN ACCADEMIE MILITARI.

Del resto le preoccupazioni in tal senso, nostre, di tante e tanti docenti singoli o organizzati come nell’Osservatorio contro la militarizzazione delle Scuole non sono infondate: siamo di fronte ad una tendenza voluta alla commistione dei due ambiti.

Il 30 Ottobre scorso l’ex premier finlandese Saul Niinisto ha presentato alla Commissione Europea il suo report analitico sulla Difesa Europea, nel quale, secondo quanto riportato dalla stampa si leggerebbe testualmente: “sviluppare incentivi mirati per aumentare l’attrattiva delle carriere nella Difesa, nella sicurezza e nella risposta alle emergenze tra le giovani generazioni, collaborando con i sindacati e le organizzazioni dei datori di lavoro” e ancora “scambi strutturati tra i Paesi membri” per “aiutare a identificare le migliori pratiche in relazione ai modelli di servizio nazionale e di leva, ai programmi educativi, alla creazione di sistemi di riserva funzionanti”.

Insomma, di fronte ai diversi scenari di guerra aperta che vedono direttamente coinvolta l’UE con forniture di armi e intelligence, la politica non procede in direzione della pace e della diplomazia ma in direzione della preparazione delle società europee – società che stanno facendo i conti con una situazione di stagnazione e declino economico, con conseguenti tagli al welfare, moderazione salariale etc – a scenari ancora più aggressivi, dove è bene, secondo chi governa, che ci sia nuova carne da cannone, dopo circa 80 anni in cui sembrava che la militarizzazione di massa fosse diventato solo un brutto ricordo del Novecento.

Come studentesse e studenti, docenti, educatrici ed educatori che si riconoscono in Potere al Popolo e che in generale militano nel campo della pace, della democrazia, della nonviolenza non possiamo che condividere e rilanciare gli allarmi in tal senso ed invitare tutte e tutti gli attori delle comunità educative a praticare fermamente il boicottaggio e l’opposizione ad ogni forma, anche la più blanda, di relazione tra Esercito, FF.OO e scuole.

CONTRO LA VIOLENZA DI STATO, LE SCUOLE RIMANGANO PRESIDI DI PACE.

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