L’emergenza climatica è un problema che affligge tutto il pianeta, senza guardare in faccia nessuno. Per anni, in troppi hanno negato l’esistenza dei cambiamenti climatici di origine antropica, prendendosi gioco della comunità scientifica che ci metteva in guardia restando inascoltata.
Molti di questi personaggi si trovano tuttora in parlamento. E c’è chi, con il governo Draghi, è tornato a rivestire ruoli di primo piano.
Ad esempio Renato Brunetta (Forza Italia), nuovo Ministro della Pubblica Amministrazione. Nel 2007, non secoli fa, scrisse (con Vittorio Feltri) un libro intitolato “Verdi fuori rossi dentro. L’inganno ambientalista”, in cui tra le altre cose si mettevano in discussione proprio i cambiamenti climatici di origine antropica e si parlava di “catastrofismo ambientalista”.
Ma anche il nuovo Ministro dello Sviluppo Economico (Giancarlo Giorgetti, Lega Nord), nel 2016 si astenne nel voto alla Camera dei Deputati sulla ratifica dell’Accordo di Parigi contro i cambiamenti climatici.
Spesso molti detrattori si sono rifugiati dietro fenomeni naturali di carattere millenario per spiegare la variazione della temperatura globale senza mettere in discussione il modello di sviluppo e l’inquinamento. In realtà, il riscaldamento globale avvenuto negli ultimi 100 anni ha interamente compensato l’andamento di raffreddamento del pianeta osservato nei 5000 anni precedenti (Marcott et al., 2013 – Science 339). Tutto questo è perfettamente in linea con quanto mostrano i costanti rilevamenti della composizione atmosferica, secondo i quali ad esempio la concentrazione di un gas serra cruciale come la CO2, è passata da 315 ppm a oltre 400 ppm in poco più di mezzo secolo.
Come mostrato inoltre nei numerosi studi dell’IPCC (International Panel on Climate Change), le emissioni di gas serra non dipendono da un unico settore economico. Accanto alle emissioni di CO2 per combustione diretta di combustibili fossili dovute ad attività industriali, trasporto, produzione di elettricità e di calore, altre attività antropiche come agricoltura e allevamento industrializzati, deforestazione, consumo del suolo, gestione inadeguata dei rifiuti solidi, influiscono sensibilmente nei confronti dell’effetto serra. È necessario quindi un approccio olistico, senza illudersi che agire in un solo ambito possa essere sufficiente.
Ma sopratutto non possiamo illuderci che un cambiamento tecnologico sarà sufficiente ad avviare la trasformazione di cui abbiamo bisogno per fronteggiare la crisi ecologica in cui ci troviamo.
Se i trattati internazionali firmati fino ad oggi hanno fallito nel frenare le emissioni antropiche di gas serra è perché gli stessi governi che li hanno sottoscritti sono schiavi di una logica capitalista il cui unico interesse è la tutela dei profitti, non il benessere delle persone e dell’ambiente.
Per questo finché non avvieremo un cambio di paradigma politico gli impegni per il clima rimarranno false promesse.
La strada è indicata. Sta a noi pretendere e far si che il cambiamento avvenga, sia dal punto di vista ambientale che sociale.
Se non interveniamo adeguatamente, nel giro di pochi anni i danni saranno immensi. Continuare su questa strada, senza curarci del disastri che stiamo preparando, rappresenta una minaccia non solo per il genere umano ma per tutte le specie animali e vegetali del Pianeta.
Nel giro dei prossimi decenni l’aumento delle temperature è destinato infatti a causare un innalzamento del livello medio del mare di oltre 50 cm, secondo gli scenari “meno pessimisti” fatti dall’IPCC. La frequenza e l’intensità degli eventi climatici estremi accrescerà (alluvioni, uragani, siccità, ondate di calore). È evidente che tutto questo colpirà per prime le popolazioni più fragili, determinando, secondo molti studi, l’aumento dei cosiddetti “migranti climatici” (che sono già in cammino). Inoltre gli stessi cambiamenti climatici stanno modificando le aree di diffusione delle malattie trasmesse dagli animali (zoonosi). Si tratta di veder comparire malaria o dengue in aree fino a pochi anni fa immuni climaticamente. Il coronavirus i cui effetti stiamo vivendo oggi è una zoonosi. Come riporta uno studio pubblicato poche settimane fa (Beyer et al., 2021 – Science of the Total Environment 767), i cambiamenti climatici potrebbero addirittura aver giocato un ruolo cruciale nell’evoluzione e diffusione negli ultimi anni di SARS-CoV-1 e SARS-CoV-2.
È per questo che il 19 Marzo saremo a fianco dei ragazzi e le ragazze di Fridays For Future nello sciopero per il clima! Basta false promesse, serve un cambiamento reale e radicale!