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SANTANCHÈ “CHIAGNI & SFRUTTA”

Mentre la Ministra Daniela #Santanchè recita il suo triste monologo al #Senato sulla gestione “poco chiara” delle sue attività imprenditoriali, noi siamo in protesta sotto al Parlamento.
Al di là dei risvolti penali delle sue azioni (per le quali risulta anche indagata), le inchieste giornalistiche di Report e de Il Fatto Quotidiano rivelano una realtà fatta di aziende letteralmente “spolpate” da Santanché e dai suoi compagni, che si aumentavano bonus e compensi, per comprarsi ville, attici e macchine di lusso, mentre i debiti aumentavano e i conti andavano in rovina.

Oggi siamo in piazza per rivendicare dignità e tutele per lavoratori e lavoratrici, in quanto sono loro, insieme allo Stato, le vittime principali delle operazioni “imprenditoriali” di Santanché.
Lo sono in primo luogo i dipendenti Ki group licenziati nel 2021 e che da allora aspettano decine migliaia di euro di Tfr, per un totale di 1,2 milioni di euro. Lo sono i dipendenti di Visibilia, messi in Cassa integrazione a zero ore, e che continuavano a lavorare mentre l’azienda intascava milioni di sussidio pubblico, soldi nostri.

Truffati lo sono anche e soprattutto gli oltre 5 milioni di lavoratori e lavoratrici che, mentre percepiscono salari da fame al di sotto dei 10 euro l’ora, devono essere rappresentati da una Ministra del Turismo che spara continuamente a zero contro i “giovani che non vogliono lavorare”, il salario minimo e il reddito di cittadinanza, e intanto raggira per cifre milionarie fornitori, piccoli investitori, ma soprattutto lavoratori dipendenti e contribuenti.
Daniela Santanché non è una “mela marcia”, ma l’emblema di un sistema imprenditoriale in cui troppi imprenditori truffano regolarmente stato e lavoratori per poi lamentarsi quando anche solo una piccola parte di soldi pubblici viene stanziata per aiutare chi ne ha bisogno. Santanché è l’emblema del “chiagni e sfrutta”.

È successo durante la pandemia, quando sono stati incassati illecitamente 2,7mlrd di cassa integrazione, 600 volte in più rispetto alle truffe sul Rdc. O come le 7 aziende su 10 che secondo l’Ispettorato del lavoro non rispettano contratti e regole sulla sicurezza. Tutto ciò mentre ci mandavano a lavorare senza le protezioni adeguate durante le prime ondate o ci accusano di essere nullafacenti oggi. Le vittime di questo sistema, siamo noi, le lavoratrici e i lavoratori poveri e povere che anche quest’estate affolleranno i retrobottega dei ristoranti e degli stabilimenti balneari: pretendiamo giustizia.

Dobbiamo impedire che persone come Santanché possano sfruttare e truffare ridando dignità e tutele a chi lavora. Per cui, oltre alle dimissioni della Ministra, chiediamo un salario minimo di almeno 10 euro l’ora e la fine del lavoro nero. Perché il nostro diritto a una vita dignitosa passa dalla fine del sistema con cui quelli come Santanchè si arricchiscono ogni giorno di più.
Invitiamo tutte e tutti a partecipare alla giornata nazionale di lotta per il salario minimo lanciata da Unione Popolare per il prossimo 14 luglio.
Contattateci su telefonorosso.pap@gmail.com e poterealpopolo2018@gmail.com per partecipare.

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