“Cultura Mortifera”, “Sostituzione Etnica”, “Diritto alla salute”, “Prevenzione”, “Politiche Sociali e per la Famiglia”… di tutto è stato usato per attaccare il corpo delle donne e delle libere soggettività, per impedire la libertà di scelta e il diritto all’esistenza di tutt3. La salute sessuale e riproduttiva è stata prima negata, poi strumentalizzata per nascondere il vuoto cosmico dei servizi di supporto alla genitorialità, delle politiche educative e per il lavoro che rendono DI FATTO, impraticabile il diritto all’aborto così come la scelta della genitorialità. Ben prima di entrare nei consultori, ormai ridotti e privatizzati.
Secondo Eurostat, il tasso di occupazione in Italia nel 2022 è al 65%, tra i più bassi in UE, 1 giovane su 4 è a rischio povertà (in particolar modo nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni) e l’occupazione femminile è all’ultimo posto in Unione Europea. Anche a fronte della relativa – e precaria – crescita di posti lavoro dell’ultimo anno: su 334mila occupati in più registrati (dicembre ’21 vs ’22), 296mila sono uomini, 38mila donne. Uno scenario che ricorda il report ISTAT 2021 dove, su 101mila unità di lavoratori che avevano perso il posto, 99mila erano donne.
Donne assunte con contratti precari, sotto ricatto e con il foglio del licenziamento in bianco pronto nel cassetto. Donne DISMESSE perché non esiste un welfare pubblico e accessibile per decidere di avere figli o anche solo una vita.
Eppure secondo alcuni consiglieri della Regione Marche, se negli ultimi 20 anni sono stati ridotti i presidi ospedalieri e TERRITORIALI così come il personale socio-sanitario, se le politiche educative si fanno A PROGETTO, esternalizzando e non garantendo i servizi essenziali alla persona, se le politiche di contrasto alla povertà si fanno con contributi STRAORDINARI, una tantum, se la cura e l’assistenza di bambine e bambini, anziani, persone con disabilità è compito delle famiglie – quindi principalmente DELLE DONNE – il problema continua ad essere che “il quartiere degli Archi di Ancona è un quartiere multietnico”.
Partecipare alla manifestazione nazionale di Non Una di Meno il 6 maggio ad Ancona vuol dire quindi difendere il diritto all’aborto e molto altro, perché NON abbiamo bisogno di un altro soffitto di cristallo. NON ci basta pretendere che FINALMENTE i consultori siano accessibili o che si conceda la somministrazione della RU486, se più dell’80% del personale sanitario è obiettore di coscienza. Se le assunzioni sono bloccate e a sostituire i professionisti della salute entrano i movimenti PRO-VITA. Se per abortire devi rivolgerti a corridoi informali di solidarietà e arrivare in emergenza in Emilia-Romagna. Perché DI FATTO continuiamo a NON POTER SCEGLIERE.
Le politiche degli ultimi 20 anni ci hanno mostrato il peso enorme di 2 facce dello stesso sessismo: prima hanno tagliato e appaltato i nostri diritti, rendendoli NON ESIGIBILI, poi li hanno NEGATI FRONTALMENTE. Il risultato, in entrambi i casi, è che volevano ridurci a oggetti della politica, NON SOGGETTI, costrett3 al silenzio, invisibili. Un percorso lineare, dove sono cadute progressivamente le impalcature di facciata di un modello di sviluppo in conflitto con la vita, ben condiviso da chi antepone le ragioni del profitto a quelle della salute e della dignità umana. A destra come a sinistra, perché al fascismo “brutto e cattivo” della Giunta Acquaroli ha aperto la strada il “garbato” smantellamento delle precedenti amministrazioni PD e non bastano mozioni o pacche sulla spalla per salvare la faccia e riacquistare consenso.
E se per le donne bianche europee la situazione è disastrosa, immaginiamo di essere soggetti migranti, persone transgender, non binarie, ALTERITÀ CHE NELLO SPAZIO PUBBLICO NON HANNO NÉ VOCE NÉ RAPPRESENTAZIONE, quali possibilità ci rimangono?
ABORTIRE. Abortire un paradigma che ci vede prive di capacità decisionale, incubatrici, badanti, accessori, ridotte a manifestini da propaganda, come anomalie pericolose da convertire e rifunzionalizzare.
Per una sanità pubblica, laica, universale, gratuita, per un aborto libero, sicuro, garantito, rilanciamo la partecipazione alla manifestazione nazionale di Non Una di Meno. Per rappresentarci autonomamente e chiaramente di fronte alle sante alleanze del profitto sui nostri corpi, sulle nostre aspettative, sulle nostre possibilità di esistenza. Riappropriamoci dei nostri spazi decisionali, dei nostri diritti, SENZA SCONTI.
INTERRUZIONE VOLONTARIA DI PATRIARCATO, INTERRUZIONE VOLONTARIA DI CAPITALISMO.