In questi giorni le cronache hanno dato ampio spazio allo stupro di Palermo. Un evento terribile che ci fa rabbia, ma che non è un caso isolato. Perché la violenza di genere è un fenomeno strutturale della nostra società.
Di violenza di genere si muore, spesso in famiglia: nel corso di quest’anno sono già 79 vittime, una su due uccisa dall’attuale o ex compagno.
La violenza di genere è strutturale perché ha più livelli, da quella psicologica a quella fisica, ed è presente in tutti gli ambiti della vita, dal lavoro alla famiglia.
La violenza di genere è dovuta all’organizzazione della nostra società che crea volutamente disuguaglianze sociali ed economiche anche sulle differenze di genere. I redditi bassi o nulli e l’assenza di servizi rendono più complicato per le donne sfuggire alla violenza.
Per far cessare la violenza di genere è necessario combattare il patriarcato, cioè il sistema culturale-politico-istituzionale, che la produce, la alimenta, la favorisce.
Per questo motivo sosteniamo e partecipiamo alla settimana di mobilitazione lanciata da “Non una di meno” contro la violenza di genere e il patriarcato.
Di seguito riportiamo il comunicato NUDM e le informazione su come partecipare agli eventi in programma.
Settimana di mobilitazione nazionale 5-8 settembre 2023
9 settembre 2023 a Corteo regionale transfemminista a Palermo
Vai all’evento per trovare tutte le iniziative locali!
La marea non si ferma: una settimana di mobilitazioni in tutta Italia per reagire alla violenza di genere!
Invadiamo le strade, prendiamoci ciò che è nostro, distruggiamo il patriarcato!
Perché lo stupro di Palermo non si tratta di un caso eccezionale, di un quartiere pericoloso, della mala movida o del branco di lupi. Si tratta invece di un sistema patriarcale che ci opprime tutti giorni e ovunque. Dalle mura di casa ai luoghi di formazione e lavoro, dalla stampa ai tribunali, dagli ospedali alle questure, un sistema intero che perpetra una violenza strutturata, pervasiva e culturale.
E’ ora che chi di dovere si prenda le proprie responsabilità! Che tutti gli uomini, che tutte le istituzioni, che tutti gli organi d’informazione scendano dal piedistallo del privilegio e la smettano con la retorica della deresponsabilizzazione! Siete tutti coinvolti.
- TI RISSI NO, perchè solo un SÌ vuol dire consenso. E quel SÌ può sempre e comunque esser revocato.
- TI RISSI NO, perché ad oggi la stampa non fa giornalismo ma produce pornografia del dolore, non persegue l’informazione ma i click per fare audience
- TI RISSI NO, perchè in questo sistema la giustizia dei tribunali non è dalla nostra parte, ogni volta che denunciamo siamo noi quellɜ criminalizzatɜ e sotto processo.
- TI RISSI NO, perchè non vogliamo la polizia per le strade delle nostre città. La presenza delle forze dell’ordine nelle strade non ci ha mai salvato da una violenza.
- TI RISSI NO, perchè il sistema sanitario non ci riconosce. Le donne e le soggettività LGBTQIA+ non hanno accesso ad una sanità pubblica completa e gratuita.
- TI RISSI NO, perché non vogliamo più subire sfruttamento e svalutazione nel mondo del lavoro.
SE TOCCANO UNƏ, RISPONDIAMO TUTTƏ!
Non una di meno!