Chi scrive ha iniziato ad insegnare nella scuola secondaria di primo grado quando era in vigore la valutazione numerica della condotta. Col 5 si veniva bocciati, esattamente come previsto dalla nuova legge.
Quanti 5 avremmo potuto attribuire? Tanti.
Quanti ne abbiamo attribuiti? Nessuno.
L’idea di bocciare un/a alunna/o solo per la condotta, come se fosse una lotteria al contrario, non ha mai convinto nessun docente, nemmeno quelle e quelli non particolarmente progressisti, ma semplicemente realisti, che non volevano ritrovarsi un/a alunna/o difficile da gestire per un anno in più tra i piedi.
In seguito è arrivato il giudizio sintetico sulla condotta, da ottimo a insufficiente. Quante insufficienze sono state attribuite potete indovinarlo da soli.
Le sanzioni disciplinari, dalla nota sul registro alla sospensione, passando per l’esclusione dalle uscite didattiche, sono state adottate sempre, in misura maggiore o minore a seconda non della gravità dei fatti commessi, ma della fiducia nell’utilità dello strumento (mai particolarmente grande). Ma al momento della resa dei conti, la decisione di bocciare è sempre stata l’esito di un ragionamento molto più complesso e multifattoriale della semplice constatazione dell’insufficienza in condotta.
Sarà così, molto probabilmente, anche dopo l’entrata in vigore di questa legge.
Di fronte ad una norma che reintroduce una bocciatura automatica in caso di insufficienza in condotta, l’insufficienza, banalmente, non sarà attribuita; di fronte ad una norma che vincola l’attribuzione del massimo dei voti solo a chi avrà almeno 9 in condotta, il 9 sarà garantito alle ed ai più bravi, anche se “esuberanti”.
Per la mia modesta esperienza la scuola, con tutti i suoi difetti, è poco incline ad introiettare automatismi.
A che serve, allora, questa legge?
1. Propaganda: non fa mai male ad un Governo di destra spacciarsi come quello che riporta la scuola “ai bei tempi andati” dei De Rossi e dei Franti, quelli dove in classe “non volava una mosca” (mai esistiti)
2. Repressione: le sole e i soli che rischiano le conseguenze gravi di questa legge reazionaria sono le studentesse e gli studenti migliori: quelle e quelli, cioè, che si organizzano e protestano contro lo sfascio della scuola pubblica. L’ha detto fuori dai denti Rossano Sasso, responsabile scuola della Lega.
Questa norma è, per le studentesse e gli studenti, quello che il ddl 1860 è per lavoratrici e lavoratori: un tentativo violento di fermare il dissenso. Ma se sperano di riuscirci davvero, peccano di ottimismo.