Le mobilitazioni che hanno animato le piazze di questa prima parte del 2019 testimoniano che le persone stanno diventando sempre più consapevoli della minaccia climatica. Dallo spontaneismo dei Fridays for Future alle nuove forme di lotta sperimentate da Extintion Rebellion fino alla mobilitazione permanente dei Gillet Jaunes, i conflitti ambientali diventano sempre più spunto per rilanciare nuove rivendicazioni sociali ed economiche. Addirittura i governi di UK e Irlanda hanno dichiarato lo Stato di emergenza climatica a testimonianza di quanto anche le classi dominanti del cosiddetto mondo occidentale abbiano cominciato a percepire la minaccia del surriscaldamento globale. Tuttavia, è necessaria una distinzione fra le diverse forze politiche e sociali che si stanno avvicinando alle questioni ambientali, in quanto la stragrande maggioranza delle risposte alla problematica climatica non mette in discussione il modello di sviluppo dominante e il modello socio economico che fa dell’estrazione del profitto l’unico valore e obiettivo primario. Sempre più assistiamo a pratiche di greenwashing finalizzate esclusivamente ad un uso strumentale della questione ecologica per il mantenimento del consenso e il raggiungimento di obiettivi che nulla hanno a che fare con la salvaguardia dell’ambiente. Addirittura si fa leva sulle tematiche ambientali, attraverso la cosiddetta green economy, per inaugurare nuovi mercati il cui profitto è sempre a beneficio dell’1%, mantenendo i rapporti di classe vigenti, senza per altro dare delle risposte efficaci ai problemi di inquinamento, devastazione e saccheggio delle risorse.
Noi ci dobbiamo porre in maniera chiara e radicale rispetto alla questioni ambientali e all’emergenza climatica. Giustizia ambientale e giustizia sociale sono inevitabilmente collegate perché la violazione in atto è frutto dello stesso sistema predatorio che distrugge, affama e uccide. Opporsi allo sfruttamento dell’essere umano e allo sfruttamento dell’ambiente è la stessa battaglia, poiché è lo stesso nemico che dobbiamo sconfiggere. Così come non scendiamo a compromessi con lo sfruttamento dei lavoratori, con il sistema patriarcale e con le logiche discriminatorie, allo stesso modo non scendiamo a compromessi con la distruzione dell’ecosistema.
Dal momento che la lotta ambientale non è solo una veste da sfoggiare ma è parte fondativa della nostra pratica politica, abbiamo bisogno di rafforzare il nostro impegno con degli obiettivi concreti ed un programma adeguato. Per questo stiamo preparando un documento dettagliato per esprimere sia la nostra posizione riguardo alla questione ambientale sia per indicare obiettivi e metodi della nostra azione politica.
Nelle discussioni avvenute ieri e nei mesi precedenti abbiamo individuato tre lotte e delle rispettive vertenze attraverso le quali concretizzare il nostro programma.
Dobbiamo abbandonare l’estrazione e l’uso delle fonti energetiche fossili nell’ottica di una trasformazione del modello sociale compatibile con la sopravvivenza dell’ecosistema.
Dobbiamo fermare il consumo di suolo a partire dalle grandi opere inutili e dai poli della grande distribuzione organizzata (centri commerciali, supermercati etc) per salvaguardare aree naturali, agricole e la vivibilità delle zone urbane attraverso un nuovo ruolo dell’urbanistica ed un programma articolato di riqualificazione delle aree degradate, riforestazione, conservazione e ripristino del verde, messa in sicurezza del territorio, adozione di tecniche agricole non invasive, utilizzo del patrimonio edilizio esistente e abbandonato, dismesso, sottoutilizzato, inutilizzato.
I rifiuti industriali, commerciali e domestici non devono tornare nell’ambiente in forme e quantità tali che non possano essere immediatamente assimilati attraverso i processi naturali senza che questi ne vengano alterati. Allo stesso modo l’ambiente non deve essere compromesso da qualunque forma di inquinamento. I rifiuti e l’inquinamento sono l’ombra dei nostri consumi, non si può raggiungere l’obiettivo zero rifiuti e zero inquinamento senza cambiare profondamente i nostri consumi e il sistema produttivo che si fonda su di essi.
Abbiamo quindi individuato due vertenze nelle quali impegnarci immediatamente sulle quali chiediamo che Potere al popolo! Si mobiliti a livello nazionale.
La prima è quella relativa alla chiusura della centrale a carbone di Civitavecchia: nel 2017, come da fonti della regione Lazio, i casi di nuove malattia tumorali mortali registrate in città, a fronte di una popolazione di 53mila abitanti, sono 349, quasi il doppio della media nazionale! Nello stesso anno la centrale ha emesso più di 9 milioni di tonnellate di gas serra, risultando la prima fonte inquinante e climalterante d’Italia. Per giustificare questo Enel ha utilizzato per decenni la tutela degli equilibri occupazionali per tenere in scacco chi si opponeva all’inquinamento. Oggi anche questo inganno cade miseramente sotto i colpi di 97 esuberi annunciati entro il 2021, pari al 30% della forza lavoro attualmente impiegata nell’impianto. Data l’importanza della questione essa non può e non deve essere una vertenza delle sole compagne e dei soli compagni di Civitavecchia, ma di tutta Potere al popolo nazionale. Civitavecchia, una realtà già fragile per la presenza del porto turistico e commerciale, e di alcune infrastrutture strettamente legate alla vicinanza di Roma, viene sottoposta al ricatto fra salute e lavoro, per questo lanciamo una grande manifestazione nella città laziale per dire basta ai ricatti occupazionali e al carbone nella storia.
La seconda vertenza è lo stop ai nuovi permessi di ricerca ed estrazione petrolifera in Basilicata e la messa in sicurezza delle attività esistenti dal rischio sismico e dall’inquinamento del suolo e delle falde idriche. Il monitoraggio ambientale è spesso asservito alle oligarchie petrolifere presenti nell’area, addirittura le indagini giudiziarie hanno messo in luce le inadempienze nell’ambito della sicurezza e della tutela dell’ambiente delle multinazionali del petrolio; è quindi indispensabile affermare con forza la necessità di un controllo popolare. Le trivellazioni per il petrolio in Basilicata, targate prevalentemente Eni, Shell e Total, hanno aumentato il tasso di malattie e mortalità senza creare nessun tipo di ricchezza al territorio, quella dell’estrazione del petrolio riguarda un area vastissima che con l’aggiunta delle nuove concessioni andrebbe a devastare un terzo del territorio regionale lucano. Questa vertenza è fondamentale per cominciare un’azione concreta contro l’estrazione di combustibili fossili e per la tutela di ambiente e salute. Il primo impegno è di indire un convegno nazionale di due giorni in Basilicata che comprenda anche una visita ai luoghi e nel quale coinvolgere gli abitanti dei territori e le associazioni per organizzare le mobilitazioni successive.
Per quanto riguarda le altre due lotte, relative al consumo di suolo, ai rifiuti e all’inquinamento, elaboreremo ulteriori proposte di iniziative fra le quali dei volantinaggi nazionali da declinare in base alle peculiarità dei territori. Inoltre sosteniamo la moratoria per sospendere la sperimentazione del 5G in attesa di nuovi dati scientifici relativi al suo impatto sulla salute pubblica.
Per il prossimo appuntamento dei Fridays for Future del 24 maggio stiamo predisponendo un comunicato di adesione anche in collaborazione con il tavolo salute e invitiamo tutte e tutti gli aderenti di Potere al popolo a partecipare a quest’iniziativa e a supportare le iniziative locali cercando di portare i nostri contenuti.
Ci impegniamo ad elaborare con continuità dei comunicati sulle tematiche ambientali anche relativi alle misure e alle dichiarazioni degli esponenti del governo. Dobbiamo inoltre rafforzare l’aspetto comunicativo e di formazione.
Al campeggio estivo inaugureremo uno spettacolo teatrale che verterà su una tematica ambientale.
Affermiamo con forza la centralità e la trasversalità della lotta ambientale e chiediamo la massima partecipazione e l’impegno di tutte e tutti per sostenere queste lotte.
Tavolo Ambiente, 12 maggio 2019